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Difendiamo l’educazione fisica e le scienze motorie sportive

Difendiamo l’educazione fisica e le scienze motorie sportive

Qualche settimana fa è apparsa, sui social, la proposta illuminata, di eliminare dalla media del profitto scolastico il voto di Educazione Fisica (Primo Ciclo d’Istruzione) e di Scienze Motorie e Sportive (Secondo Ciclo d’Istruzione).

Un orientamento di questo tipo confinerebbe la Disciplina, centrata sull’educazione del movimento e sull’educazione attraverso il movimento, in una dimensione basata esclusivamente sulla fisicità e sull’aspetto prettamente addestrativo dell’esercizio fisico, ignorandone la valenza educativa, la quale è in grado di attivare le varie funzioni umane, legate ai processi cognitivi, emotivi, socio-relazionali e i comportamentali, in cui trova la sua giusta collocazione l’espressione motoria, nelle sue varie manifestazioni, che mobilitano, continuamente, la dimensione totale dell’esistenza umana.

L’Educazione fisica e il processo di crescita

Tutte le scuole di pensiero attuali e più accreditate, nonché i risultati della moderna pedagogia, delle neuroscienze, delle scienze psicologiche e sociologiche, ci portano a considerare che il sapere motorio è un sapere irrinunciabile nel processo di crescita, maturazione e sviluppo degli alunni di ogni ordine di scuola e che, pertanto, non può prescindere da un’adeguata valutazione della sua dimensione interdisciplinare e dei suoi collegamenti con gli altri ambiti del sapere e, quindi, del processo di apprendimento e degli esiti educativi ad esso collegati.

Alcune ricerche specifiche, in campo scolastico, hanno, infatti, ampiamente dimostrato che un corretto sviluppo, dal punto di vista motorio, influisce sensibilmente sull’apprendimento e sul profitto scolastico.
Ciò significa che non è più accettabile l’approccio culturale tradizionale, basato sulla teoria filosofica dualistica di Cartesio, che separava la mente (Res Cogitans) dal corpo (Res Extensa), determinando, per molti anni, anche a livello scolastico, una precisa gerarchia tra Discipline: tra quelle cosiddette nobili, in cui predominavano i saperi dichiarativi (conoscenze legate alle Discipline di studio) e quelle ritenute accessorie, complementari, aggiuntive, centrate sui saperi procedurali, collegabili al saper fare e al saper agire.

Col superamento attuale di tale teoria, assistiamo a una valorizzazione pedagogica della dimensione corporea, che porta al principio concettuale che, alla base di ogni processo educativo c’è il corpo, inteso come entità, non semplicemente anatomica o fisiologica, ma come realtà esistenziale dinamica, intesa nella plurima funzione di corpo sentito (Leib) e non più come semplice corpo cosa (Korper) che, attraverso il movimento, esprime pensieri, emozioni, stati d’animo (il corpo è l’elemento chiave di ogni comunicazione): situazioni, queste, che permettono ad ogni essere umano di conoscere e abitare il mondo e che danno, perciò, anche attraverso il gioco, senso e significato ai fenomeni della vita (Fink, 2008).

L’Educazione fisica e un nuovo paradigma educativo

La conquista della prima identità, come affermano le recenti evidenze scientifiche e pedagogiche, si raggiunge, dunque, solo attraverso l’individuazione delle rappresentazioni del proprio corpo, per cui bisogna dedurre che si può riconoscere ed esplorare la realtà circostante col cervello visivo, ma anche con quello motorio, inoltre, lo stesso principio vale per il linguaggio; infatti, quando parliamo, c’è sempre un corpo che parla a noi stessi e agli altri, in cui la comunicazione e la relazione è sempre una relazione incorporata.

Per ogni insegnante è, perciò, necessario rivisitare gli abituali scenari dell’educazione e della cultura, dove il corpo è risultato, per troppo tempo, assente o semplicemente studiato, sotto l’aspetto anatomico o morfologico-funzionale o dal punto di vista prestativo, in ambito sportivo. Si apre, perciò, un nuovo scenario, in cui l’insegnante deve utilizzare un nuovo paradigma educativo, basato sull’armonia dei saperi, in cui i criteri di valutazione, tramite l’osservazione sistematica dei processi e degli obiettivi di apprendimento e dei traguardi di sviluppo, riguardino la totalità delle Discipline, nella loro continua interdipendenza, trasversabilità e trasferibilità.

In questo senso vanno, perciò, rivisti i significati e i metodi delle procedure valutative, che risulterebbero monche, se limitate alla quantità dei contenuti disciplinari, intesi come realtà isolate, astratte e a se stanti, sganciati dai vissuti personali degli alunni che, come è noto e secondo gli insegnamenti, ancora attuali, della Montessori, sono legati al gioco e alle esperienze motorie direttamente vissute dagli alunni, che permettono, di sviluppare, tramite la scoperta e l’esplorazione della realtà, conoscenze, abilità e competenze per la vita (life skills).

Sulla base delle suddette istanze, la scuola di oggi deve attivare un ripensamento critico sull’offerta formativa, il cui ambiente non sia il posto deputato al semplice travaso dei saperi consolidati, ma diventi luogo educativo stimolante, in grado di alimentare veri flussi emotivi di una comunicazione empatica, che possono essere generati e riscaldati dalla motricità umana.

In conclusione

Come sintesi conclusiva di questo intervento, per tradurre sul piano applicativo alcuni orizzonti didattico educativi di riferimento, si propongono, qui di seguito, alcuni parametri di base e irrinunciabili, che l’insegnante dovrebbe tener presente, nella valutazione riferita al campo della motricità:

  • la specificità dei contenuti dell’Educazione Fisica e delle Scienze Motorie e Sportive, orientata allo sviluppo delle capacità motorio-sportive, in termini di abilità, conoscenze, competenze comportamentali;
  • la contaminazione interdisciplinare del linguaggio motorio con gli altri linguaggi (verbale, logico-matematico-scientifico, iconico, musicale, ecc.);
  • la dimensione emotiva e socio-affettiva delle varie attività e lo sviluppo di relazioni interpersonali efficaci ed eticamente orientate, in chiave cooperativa;
  • la partecipazione attiva allo svolgimento delle varie Unità di Apprendimento;
  • l’acquisizione del senso critico, come base di valutazione del personale percorso formativo e degli esiti finali del processo di apprendimento;
  • L’acquisizione di un sano stile di vita.

Tenendo conto del quadro sopra delineato, è necessario che il corpo e il movimento trovino diritto di cittadinanza educativa, all’interno della cittadella della cultura ufficiale, nella consapevolezza che gli alunni non amano una scuola senz’anima, astratta e fuori dalla loro realtà esistenziale, ma una scuola viva, accattivante, in cui si sentano protagonisti e primi attori del loro processo evolutivo, finalizzato a costruire un personale progetto di vita.

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