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Lo sport come strumento prezioso per la difesa della pace

Lo sport come strumento prezioso per la difesa della pace

In un momento critico come quello attuale, caratterizzato da sanguinosi eventi conflittuali che interessano l’intero pianeta, in cui la pace viene quotidianamente messa in discussione, minacciata e violata, è auspicabile che, a livello mondiale, venga adottata un’inversione di tendenza, mettendo in campo tutte le possibili misure per arginare il fenomeno pericoloso delle contese armate, in continua espansione, che rischia di compromettere e sconvolgere la convivenza pacifica degli uomini in tutto il pianeta.

A tal fine, è necessario che ogni Paese, attraverso scelte politiche mirate, ma, soprattutto, tramite i suoi agenti educativi e di socializzazione (famiglia, scuola, club sportivi, gruppi informali del volontariato o dei media), predisponga un’operazione a largo raggio, di alfabetizzazione culturale del fenomeno di coesistenza pacifica degli individui, appartenenti ad aree geografiche diverse, all’interno del loro stato di appartenenza.

È, perciò, indispensabile, mobilitare le energie necessarie per attuare una politica educativa delle nuove generazioni, in cui vengano esaltati valori, norme, principi, modelli e aspettative, in grado di superare le situazioni di isolamento, gli egoismi nazionalistici, i fattori di carattere etnico e religioso, le difficoltà di comunicazione, per ricercare un sistema di costruzione aperto ai legami di solidarietà emotiva, che alimentano il senso di un sentire comune di tutta l’umanità, in cui ognuno debba sentirsi cittadino del mondo.

Il ruolo dello sport

Lo sport, in questo caso, può rappresentare un importante simbolo mondiale di fratellanza, che permette l’acquisizione e la costruzione di legami e contatti che facilitano l’inclusione fra individui di tutti i paesi. In questa prospettiva, l’influenza positiva della pratica sportiva sul comportamento degli individui è largamente riconosciuta da ricerche scientifiche e da esperienze sul campo.

Infatti, nel tentativo di dare una risposta adeguata alla suddetta istanza, la Commissione del Consiglio Europeo, ha decretato l’anno 2004 come “L’anno europeo dell’educazione attraverso lo sport”.

Tale principio è ribadito dalla dichiarazione 58/05 dell’ l’ONU che, nel 2005, istituì “L’anno internazionale dello sviluppo e della pace attraverso lo sport” .

A partire da quella data, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la celebrazione della Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace, che si svolge il 6 Aprile di ogni anno.

In tale occasione, il Dipartimento dello Sport Italiano, per commemorare tale Evento, nel suo sito ufficiale, con un apposito messaggio ha sottolineato che “Lo scopo di questa celebrazione è quello di accrescere la consapevolezza del ruolo storico dello Sport per promuovere la pace, l’integrazione sociale, la parità di genere”.

Si tratta di un’operazione che chiama in causa molteplici attori, come gli stati centrali, gli enti locali, i comitati olimpici, le federazioni sportive nazionali e internazionali, le varie agenzie educative, ecc., anche se, in tempi recenti, i sistemi di protezione e di supporto al cittadino sembrano vacillare e lo stato fa fatica a rispondere correttamente alle esigenze in continuo divenire in una società liquida e in continua trasformazione.

Il significato e il valore ideale di un recupero storico

Oggi, più che mai, è necessario un richiamo alla memoria storica, che dia senso, significato e valore etico alla pratica sportiva e alle manifestazioni a livello nazionale e internazionale.

Lo Sport, fin dall’antichità, infatti, ha svolto un ruolo fondamentale per garantire la pace. Nell’antica Grecia, in occasione delle Olimpiadi (dal 776 a.C. al 393 d.C.), i messaggeri di pace (spondofòroi) giravano per le Città Stato a chiedere che si sospendessero le guerre in atto, per consentire a tutti di partecipare alle Olimpiadi. Questa manifestazione, nel terzo millennio dopo Cristo, rappresenta ancora l’unico evento che coinvolge tutti i paesi della terra, accomunati, idealmente, da un’unica bandiera,

Oggi la bandiera olimpica, con i cinque cerchi uniti, ideata da De Coubertin, rappresenta i cinque continenti affratellati. Essa è rimasta tutt’ora, a parte l’interruzione delle Olimpiadi durante la prima e la seconda guerra mondiale (1916, 1940, 1944), l’unico simbolo mondiale della fratellanza umana.

La fiamma olimpica, inoltre, è simbolo della luce che si contrappone al buio, simbolo della vita, che si contrappone alla morte, simbolo della gioia di vivere, che può manifestarsi solo in tempo di pace.

I tedofori, infine, che sono i portatori della “teda”, la fiaccola cerimoniale, ricordano gli antichi “spondofòroi”, i messaggeri di pace, sopra menzionati.

Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace

La celebrazione della giornata del 6 Aprile, istituita dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si inserisce, perciò, in questa dimensione valoriale, tesa a realizzare un’operazione di recupero, in memoria della data d’inizio della prima edizione delle Olimpiadi moderne, che si sono svolte ad Atene nel 1896.

Oggi, purtroppo, in varie parti del mondo, in occasione di manifestazioni sportive internazionali continuano i fermenti bellici e, spesso, si approfitta della diffusione mediatica mondiale dei giochi per rivendicare con la violenza i propri diritti, tanto che gli impianti sportivi sono presidiati militarmente, per garantire la sicurezza ad atleti e spettatori.

Rimane, comunque, un principio innegabile, e forse utopico, che la dignità della condizione umana può essere garantita solo se la società saprà raccogliere la sfida di un nuovo umanesimo, in cui si recupera il vero e autentico nucleo fondante dell’attività sportiva, intesa come un vero e proprio “supplemento d’anima”.

In questo senso, essa va centrata, oltre che sull’aspetto prestativo, anche e soprattutto sulla continua tensione emotiva del dover essere migliori.

Orientata in questa direzione, l’azione pedagogica risulterà determinante, nel produrre l’adesione, delle nuove generazioni, a valori socialmente condivisi e di promuoverne comportamenti desiderabili dal punto di vista etico – sociale, contribuendo, così, allo sviluppo della convivenza civile e, più in generale, alla realizzazione una nuova cittadinanza mondiale comune, che si realizza, soltanto, con un nuovo modo di essere al mondo.