Con il termine intelligenza emotiva si fa riferimento all’autocontrollo, l’entusiasmo, la perseveranza e la capacità di auto motivarsi. La capacità di controllare gli impulsi è alla base della volontà e del carattere.
Come ha osservato Aristotele, è importante che le emozioni siano appropriate, ovvero proporzionate alla circostanza. Quando le emozioni sono troppo tenui compaiono l’indifferenza e il distacco, mentre quando sono estreme e persistenti, sono patologiche, come nel caso della depressione o dell’agitazione maniacale.
Daniel Goleman (2011), che ha approfondito e studiato l’intelligenza emotiva, la definisce “la chiave della felicità”.
Le componenti dell’intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva è un concetto complesso, che racchiude in sé un insieme di capacità e caratteristiche individuali che è possibile sviluppare sin dall’infanzia e in tutto il corso della vita:
Consapevolezza di sé: la capacità di riconoscere e comprendere le proprie emozioni, i propri sentimenti e i propri motivi. Include anche la consapevolezza del proprio impatto sugli altri.
Regolazione delle emozioni: la capacità di gestire le proprie emozioni in modo efficace, controllando l’impulso emotivo e adattandosi alle situazioni in modo appropriato. Questa componente include anche la capacità di tollerare lo stress e di recuperare rapidamente dalle esperienze emotive negative.
Motivazione emotiva: la capacità di utilizzare le emozioni come guida per raggiungere obiettivi personali e perseguire le aspirazioni. Comprende anche la capacità di mantenere la motivazione e la determinazione nonostante gli ostacoli o le frustrazioni.
Empatia: la capacità di comprendere e rispondere in modo empatico alle emozioni degli altri. Questo implica essere in grado di mettersi nei panni degli altri, riconoscere i loro stati emotivi e rispondere in modo appropriato.
Abilità sociali: la capacità di gestire le relazioni interpersonali in modo efficace. Questo include la capacità di comunicare in modo chiaro ed efficace, di negoziare, di risolvere i conflitti e di lavorare in team.
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Conoscere se stessi
Essere consapevoli di sé significa essere consapevoli dei propri pensieri, pregiudizi ed abitudini; delle reazioni emotive e degli stati d’animo; osservare ed essere consapevoli di come interagiamo con gli altri
osservare come siamo influenzati da ciò che ci circonda.
John D. Mayer (1990) sostiene che le persone siano classificabili in diverse categorie a seconda del modo in cui gestiscono le emozioni:
- gli auto consapevoli. Consapevoli del proprio stato d’animo nel momento in cui si presenta. Si tratta di individui autonomi e sicuri dei propri limiti e hanno una visione positiva.
- i sopraffatti. Sommersi dalle proprie emozioni, sono individui volubili
- i rassegnati. Sono coloro che pur essendo consapevoli dei propri sentimenti, tendono ad accettarli senza cercare di modificarli.
L’autoconsapevolezza porta a prendere decisioni migliori, definire i propri obiettivi ed essere più produttivi.
Ma non sempre è facile raggiungere questa consapevolezza. Per farlo, è importante porsi le giuste domande. Ad esempio:
- Se avessi tempo e risorse da dedicare a quello che mi piace fare come sarebbe la mia giornata ideale?
- Quali sono i miei limiti o i miei punti deboli?
- Quali sono i miei valori guida? Le priorità nella vita?
- Quali sono le mie reazioni emotive abituali?
Le reazioni emotive possono dipendere da fattori quali stato d’animo, esperienze passate e convinzioni. Occorre riconoscere cosa evoca in te una reazione emotiva e capire l’impatto sul tuo comportamento. - Quali sono i miei punti di forza?
- Qual è il mio scopo nella vita?
Schiavi delle passioni
Così come nella mente esiste un costante mormorio di fondo di pensieri, c’è anche un incessante rumore emozionale. Per questo motivo, per ottenere un indicatore del senso di benessere generale di una persona, è necessario operare una “media” degli stati d’animo registrati nell’arco di intere settimane o mesi.
Le azioni scaturite dalla mente emozionale generano una sensazione di notevole sicurezza, derivante da una prospettiva semplificata e immediata della realtà. Questa modalità percettiva rapida sacrifica la precisione a favore della velocità, basandosi sulle prime impressioni. Tuttavia, l’inconveniente è rappresentato dalla possibilità di impressioni errate.
Affinché le emozioni perdurino a lungo, il fattore scatenante deve persistere, continuando a suscitare costantemente l’emozione. Un esempio è la situazione in cui la perdita di una persona cara ci porta a piangere senza sosta.
Quando una situazione presente appare simile a un ricordo passato carico di intensa carica emotiva, la mente emozionale reagisce, inducendo nella persona i sentimenti associati all’evento ricordato.
La mente emozionale, quindi, risponde al presente come se fosse il passato. Il problema è che spesso non ci rendiamo conto che le circostanze sono cambiate. Questa è la ragione per cui le persone ansiose continuano a sperimentare ansia, anche di fronte a situazioni poco o per nulla minacciose, poiché si riattivano ricordi e sentimenti del passato.
Come promuovere l’intelligenza emotiva nei bambini
È importante educare all’intelligenza emotiva sin da bambini, per favorire uno sviluppo armonico delle capacità emotive e sociali.
Un modo per farlo è quello di utilizzare fiabe e favole: il racconto fantastico, infatti, ha una capacità naturale di attirare l’attenzione dei bambini, arrivando dritto nel loro cuore.
Attraverso l’identificazione con i personaggi, i bambini imparano le regole, l’empatia, la saggezza e i valori morali. In tal modo, le favole possono promuovere l’apprendimento delle competenze emozionali e il linguaggio delle emozioni.
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