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L’ASCOLTO COME PARTE DELLA COMUNICAZIONE EFFICACE

L’ASCOLTO COME PARTE DELLA COMUNICAZIONE EFFICACE

COMUNICAZIONE E ASCOLTO

Non si può non comunicare, come diceva lo psicologo Paul Watzlawick, autore della “Pragmatica della comunicazione umana”, poiché la comunicazione è un bisogno primario, e comunichiamo costantemente non solo a parole, ma anche con i nostri silenzi e con tutto il nostro corpo. Alla base di una buona comunicazione ci sono diversi fattori ed un aspetto primario per il successo di una buona comunicazione è rappresentato dall’ascolto.

Si pensi alle nostre tante conversazioni, a quando si comunica con qualcuno, o a quando si ascoltano dei dibattiti: spesso si “ascolta” per ribattere, per fare in modo di aver ragione. Spesso si cade nell’errore di essere prevenuti, di generalizzare o di credere di aver già intuito cosa l’altro vuole comunicarci. Raramente ci si pone in un “ascolto attivo”, con reale apertura e puro interesse rispetto all’opinione del nostro interlocutore.

L’ascolto è un fattore cruciale e ormai sono sempre di più – sociologi, psicologi, psicoterapeuti, etc. – coloro che ne sostengono l’importanza; malgrado questa sia una recente conquista, può essere già considerata una grande svolta nel tema della comunicazione.

ASCOLTO ATTIVO: ASSENZA DI GIUDIZIO E PARTECIPAZIONE

Un buon ascolto, l’ascolto attivo, non è però affatto semplice: perché possa essere considerato tale, è necessaria l’assenza di giudizio. È fondamentale, pertanto, un passaggio da un atteggiamento del tipo “giusto-sbagliato”, “amico-nemico”, “io ho ragione-tu hai torto” ad un altro in cui ci si pone allo stesso livello del nostro interlocutore, mettendoci nella condizione di capire come mai comportamenti e azioni che per noi risultano irragionevoli siano invece per lui totalmente ragionevoli e razionali.

L’ascolto deve essere presente e partecipato con una massima apertura sull’altra persona e se si vuole davvero comprendere ciò che il nostro interlocutore sta dicendo. Si deve avere una ripetuta consapevolezza che gli altri vedono il mondo e se stessi da una loro cornice, da un loro punto di vista. Accettare, quindi, che il nostro interlocutore ha la sua ragione ed è necessario chiedergli di aiutarci a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.

Con l’ascolto attivo si riconoscono le divergenze con l’altro: si è consci del fatto che il nostro interlocutore possa avere delle opinioni differenti dalle nostre, ma ci si pone con un atteggiamento esplorativo al fine di poter comprendere come mai l’altro la possa pensare diversamente da noi. Approcciare l’altro dal punto di vista che lui stesso ha sul mondo ci aiuterà ad accoglierlo e ad ascoltarlo, condizioni di base per una comunicazione efficace.

Il saper ascoltare in modo attivo crea una comunicazione capace di soddisfare innanzitutto i bisogni di coloro che entrano in relazione, bisogno di contatto emotivo, di incontro e confronto, di comprensione, di riconoscimento e di sostegno, di apprezzamento e di fiducia. Insomma, tutti quei bisogni su cui si poggia la reale possibilità di stare in relazione, di svilupparla e di farla crescere.

EMPATIA E ACCETTAZIONE POSITIVA

L’ascolto attivo si basa quindi sull’empatia e sull’accettazione positiva incondizionata dell’altro. Accettazione incondizionata non significa approvare o condividere incondizionatamente le opinioni, le idee e i sentimenti diversi dai nostri, ma riconoscere l’altro nella usa unicità e riconoscere all’altro la libertà di provare i suoi stati d’animo: una forma di rispetto profondo dell’altro. L’ascolto attivo dovrebbe essere alla base di ogni forma di comunicazione poiché ne migliora l’efficacia e l’efficienza ed è in grado di creare rapporti positivi, caratterizzati da un clima disteso, in cui il nostro interlocutore si sente empaticamente compreso e non giudicato.

Agire in modo empatico non è certo semplice: l’empatia è una rispettosa comprensione di ciò che gli altri provano ed è strettamente connessa alla sospensione di ogni forma di interpretazione e di giudizio. Il filosofo cinese Chuang-Tzu sosteneva che la vera empatia ci richiede di ascoltare con tutto il nostro essere: “Una cosa è quell’ascolto che sta solo nelle orecchie, un’altra cosa è l’ascolto della comprensione. L’ascolto dello spirito non è limitato ad alcuna facoltà, alle orecchie o alla mente, esso esige dunque che tutte le facoltà siano vuote, e quando le facoltà sono vuote, l’intero essere è in ascolto. Si coglie allora direttamente ciò che è proprio lì davanti a noi, che non potrà mai essere udito con l’orecchio né capito con la mente.”

Un ascolto attivo ci fa conoscere sempre aspetti nuovi anche su argomenti già conosciuti, poiché elaborati dall’altro, a suo modo. E come dice infatti la scrittrice ed etnografa italiana Marianella Sclavi: “un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili“.

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