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Gli orizzonti culturali delle nuove teorie pedagogiche

Gli orizzonti culturali delle nuove teorie pedagogiche

Il sapere pedagogico, nel corso della sua evoluzione storica, presenta vari modelli che si confrontano, partendo da una diversa concezione dell’uomo e della sua autenticità esistenziale, in una dimensione valoriale (sviluppo completo e armonico della persona umana), che prevede una nuova visione dell’agire educativo.

Gli orientamenti che hanno caratterizzato il campo educativo sono stati contraddistinti da concezioni ideologiche e politiche ben precise e, spesso, contrastanti. Basti pensare, per esempio, alla pedagogia cattolica, alla pedagogia laica, alla pedagogia illuministica, alla pedagogia marxista, ecc.

L’evoluzione della pedagogia nell’Ottocento

Il processo di svolgimento delle varie scuole di pensiero, a partire dall’Ottocento, accompagnato dal mutamento delle strutture economiche, politiche e sociali, ha comunque affermato, pur nella peculiarità dei vari impianti concettuali, una serie di principi fondativi dell’educazione che hanno dato un nuovo impulso innovativo alla pedagogia.

 Su questo fronte, sono degni di nota alcuni famosi studiosi come:

  • Rousseau (1712 – 1778),
  • Pestalozzi (1746 – 1827),
  • Froebel (1782 – 1852),
  • Claparede (1873 – 1940),
  • Montessori (1871 – 1952),
  • Dewey (1859 – 1952),
  • Maritain (1882 – 1973),
  • Piaget ( 1896 – 1980).

Una sintesi dei concetti espressi da questi studiosi può racchiudere principalmente i seguenti principi:

  1. la validità della natura, che deve essere aiutata ma non compressa nel suo sviluppo,
  2. la creatività di ogni singola persona, che non riceve solo passivamente la cultura, ma la reinventa,
  3. la centralità della persona umana, che si inserisce nel corpo sociale, per affermarsi e promuovere il processo di crescita, maturazione e sviluppo, finalizzato alla maturazione di un’adeguata convivenza civile,
  4. l’importanza dell’interazione, della comunicazione, della collaborazione tra gli uomini nella comunità sociale,
  5. l’importanza di interiorizzare i principi etici e valoriali, sulla quale si fonda la democrazia,
  6. la necessità di adeguare l’educazione e la scuola (ordinamenti, programmi, metodi alla realtà fisica, psicologica e sociale degli allievi) alle esigenze e ai bisogni formativi di ogni singola persona.

I principi sopra esposti sono, ormai, adottati da tutti i sistemi di istruzione ed educazione dei paesi evoluti sul piano culturale.

Il modello della scuola attiva

La scuola nuova, in linea con i suddetti orizzonti pedagogici di riferimento, ha assunto la denominazione di “scuola attiva” che, in contrapposizione alla scuola tradizionale, pur nelle particolari caratteristiche, legate a determinati modelli sociali, economici e culturali, in cui opera, centra la sua azione sulla persona da educare, per cui è l’ambiente scolastico che deve adattarsi all’alunno e non viceversa.

I modelli storicamente trasmessi dalla vecchia scuola e i tradizionali contenuti disciplinari fissi e prestabiliti risultano, pertanto, superati: è necessario proporre altri criteri di riferimento, in cui il sapere pedagogico risulti meno ideologizzato e più intrinseco alla natura stessa del progetto educativo e dell’impianto metodologico. Più rispondente, insomma, alle esigenze ad una società complessa e in continua evoluzione come quella attuale.

In base alle recenti teorie pedagogiche, si sono andate delineando diverse prospettive d’intervento a livello educativo, che hanno orientato il dibattito pedagogico contemporanee verso le seguenti impostazioni:

  • La pedagogia come scienza empirica dell’educazione,
  • la pedagogia centrata sulla complessità,
  • la pedagogia che esalta e valorizza le emozioni,
  • la pedagogia come dialogo, espressione e identità comunicativa

Teorie pedagogiche incentrate sulla scienza empirica dell’educazione

La Pedagogia come scienza empirica dell’educazione, che garantisce il controllo dei propri statuti, dei propri strumenti e dei propri scopi (le procedure di apprendimento, l’organizzazione scolastica, le tecnologie didattiche, la produttività del sistema formativo).

Questa impostazione pedagogica si basa su un paradigma empiristico come principio universale di verità e rigore, che prevede un procedimento lineare-sequenziale orientato ad acquisire una base ampia di conoscenze e, dunque, una capacità produttiva più qualificata, in cui la sfera emozionale è, in qualche modo, ignorata.

Questo modello pedagogico, mutuato dai dati delle scienze dello sviluppo umano, è elaborato e sostenuto da illustri studiosi come Jerome S. Bruner (1915-2016), psicologo dell’educazione, Gaston Mialaret (1918-2016) e Maurice Debesse (1903-1998), teorici delle scienze dell’educazione, Gilbert Leopold De Landsheere (1921-2001), sperimentalista, Burrhus F. Skinner (1904-1990), teologo dell’istruzione, Samuel Bloom (1913-1999), Robert Gagné (1916-2002), Laurence Stenhouse (1926-1982), progettisti didattici.

Teorie pedagogiche incentrate sulla complessità

La pedagogia centrata sulla complessità, sostenuta da Edgard Morin (1921), Gregory Bateson (1904-1980) ed altri, assume una posizione polemica nei confronti di pedagogia sopra citata, di indirizzo empirico, in cui veniva esaltata la dimensione cognitiva dell’istruzione, non tenendo nella dovuta considerazione, la dimensione emotiva, affettiva, espressiva dell’azione educativa.

Secondo questi autori non esistono soluzioni facili, semplici e lineari, per cui, anche a livello scolastico non può esistere una programmazione definita in modo fisso e aprioristico, la quale deve essere, necessariamente sostituita da una forma di progettazione flessibile, le cui strategie tengano conto della precarietà, della molteplicità delle esperienze e della dinamicità delle conoscenze (modello sistemico ed ecologico, basato sulla duttilità).


Leggi anche: La personalizzazione dell’intervento educativo: le unità di apprendimento

Teorie pedagogiche incentrate sulla valorizzazione delle emozioni

La pedagogia che esalta e valorizza le emozioni, questa impostazione sottolinea la fondamentale rilevanza delle emozioni nei comportamenti umani e nella costruzione della stessa identità dell’uomo. Il processo educativo, infatti, in quanto rete di relazioni (interpersonali, culturali, ambientali, ecc.), passa attraverso il legame personale tra due o più soggetti, che si confrontano faccia a faccia, sotto forma di incontro e di comunicazione, in cui scorre sempre un flusso affettivo, ma che si può configurare, anche sotto la forma di scontro, di opposizione, di rifiuto, di allontanamento.

Questa teoria è sostenuta da studiosi di estrazione psicoanalista, come Bruno Bettelheim (1903-1990) e Francoise Dolto (1908-1986) . Quest’ultima afferma che “l’educazione è un modo di essere che ispira al bambino fiducia o mancanza di fiducia in se stesso, […] che gli dà l’assicurazione che qualunque cosa faccia è sempre amato anche se talvolta rimproverato”.

In un contesto culturale diverso, ispirato alla psicologia umanistica, si pone il pensiero di Carl Rogers (1902-1987), che sostiene la teoria della non direttività, centrata sulla dimensione emotivo-affettivo-relazionale, in cui l’insegnante svolge un ruolo di facilitatore che, con atteggiamento empatico nei confronti dell’allievo, fa leva sulle sue risorse interiori, allo scopo di valorizzarle e potenziarle.


Per approfondire: L’intelligenza emotiva e l’importanza di educare alle emozioni

Teorie pedagogiche incentrate sul dialogo

La pedagogia come dialogo, espressione e identità comunicativa. Molti grandi pensatori hanno richiamato l’importanza della parola nell’incontro con l’altro. In questa direzione si presentano le riflessioni filosofiche e pedagogiche di Martin Buber (1878-1965), (“appena gli uomini dicono, dicono già l’altro”) e Romano Guardini (1885-1968), con l’affermazione del principio dialogico come mezzo fondamentale per esplorare il senso dell’umano.

La valorizzazione della parola è confermata da Paulo Freire (1921-1997), impegnato nell’educazione popolare, il quale sostiene la sua importanza per assicurare agli uomini la dignità ad essere liberi.

Particolarmente significativa su questo tema è l’esperienza educativa di Don Milani (1923-1967), che conferisce alla padronanza della parola l’opportunità di un riscatto umano, inteso come esperienza umanizzatrice ed educatrice, che offre la possibilità di un’elevazione spirituale e di relazione con Dio.

In campo scolastico l’importanza della parola e del dialogo può trovare pratica applicazione nell’azione didattico – educativa, attraverso la metodologia della “cooperative learning”, che facilità un impegno comune del pensare, del progettare e del realizzare insieme, nello svolgimento di determinate Unità di Apprendimento, all’interno dei lavori di gruppo.


Per approfondire: Il lavoro di gruppo nel contesto classe e come esso può favorire la costruzione di relazioni positive