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La bellezza del cambiamento

La bellezza del cambiamento

Quante volte, nella vita, sarà capitato, o capita, di sentirsi dire: “Sei cambiato/a. Non ti riconosco più”?

La maggior parte delle volte è una frase che contorna le relazioni sentimentali ed è quasi sempre accompagnata da un’espressione facciale di disapprovazione da chi la pronuncia, poiché si intuisce l’effettivo cambiamento dell’altro, il quale, a sua volta, prova un senso di colpa per ciò che è pronto ad esteriorizzare, si sente in difetto per il peso interno che non è più disposto a trattenere.

L’etimologia della parola “cambiamento” deriva dal greco e vuol dire “curvare”. E tutto ciò che si curva è, indubbiamente, malleabile, elastico, conforme a diventare qualcos’altro.

Il cambiamento, infatti è proprio questo: non è costrizione o azione immediata, quando meno si è predisposti. Il cambiamento è una fase di rispetto verso sé stessi in primis, che si compie quando, nonostante si ritenga di essere poco inclini ad esso, lo si è indubbiamente.

Non è un processo subitaneo ma prende piede lentamente, proprio come un albero che si prepara a perdere le foglie secche, ormai non più convenienti all’albero stesso, per dare spazio ad una fioritura nuova, diversa e proprio per questo, bellissima.

Il cambiamento in psicologia

Galimberti, noto psicoanalista italiano, definisce il cambiamento come “la trasformazione di un individuo come processo di autorealizzazione o come risultato della tendenza al mutamento e delle resistenze ad esso”. Si cambia, quindi, per una duplice motivazione:

  • per se stessi, per una realizzazione personale. Si cambia perché si nutre il bisogno di farlo;
  • per seguire il processo della vita, che tendenzialmente è proiettata al cambiamento e che insegna quanto deleterio possa risultare, sul lungo periodo, resistere a questa “tendenza naturale”.

Per approfondire:


Le 5 fasi del cambiamento

Il cambiamento è un concetto ampiamente studiato in psicologia. Si pensi ad un percorso di psicoterapia, la cui riuscita è data proprio dal modo in cui l’individuo emerge dal suo percorso personale: cambiato, trasformato, ma non in qualcun altro, quanto riportato al suo essere sé stesso inziale. In fondo, il cambiamento è proprio questo: esplodere, per esternare la parte migliore di sé stessi piuttosto che implodere per compiacere gli altri. Dal punto di vista scientifico, o per meglio dire psicologico, il cambiamento prevede 5 step fondamentali, riferiti alla dimensione temporale del cambiamento stesso, e che vanno rispettate per poter passare allo step successivo:

  1. pre-contemplazione: il soggetto non è massimamente predisposto al cambiamento, in quanto considera più numerosi gli svantaggi consequenziali piuttosto che i possibili vantaggi. In questa fase, il soggetto va aiutato proprio nella considerazione delle positività che verrebbero fuori durante la “metamorfosi”;
  2. contemplazione: la fase in cui il soggetto contempla è quella in cui ha già preso coscienza di un possibile cambiamento, considerandolo come un qualcosa di possibile da attuare, nonostante gli svantaggi;
  3. determinazione: questa è la fase decisiva in cui non c’è più contemplazione, perplessità, ma si è pronti a passare all’azione, a mettere in atto ciò che non si credeva possibile;
  4. azione: il soggetto cambia. Questa è una fase particolarmente delicata poiché qualsiasi cosa/persona abbia giocato un ruolo negativo nella vita dell’individuo in questione, potrebbe ripresentarsi, facendolo sprofondare in uno stato di non attivazione. Bisogna, per questo, prestare attenzione e vicinanza al soggetto;
  5. mantenimento: fase di conferma, questa, che il soggetto ha cambiato la sua vita. Ma per far sì che il cambiamento sia radicale, è opportuno allontanare ogni possibile negatività che riporti, il soggetto cambiato, alla fase di partenza.

La ricaduta: sesta fase?

In realtà, la ricaduta non viene considerata come una fase a sé. Questo perché è parte integrante di un unico processo, qual è il cambiamento (generale o proprio di una circostanza), per cui potrebbe presenziare tutte e 5 le fasi descritte nel paragrafo precedente. Ed è opportuno normalizzare anche le ricadute e non respingerle, come ostacoli insuperabili e deleteri a quanto si sta costruendo.

Ricordiamoci che gli ostacoli si incontrano quando ci si inizia a muovere e non quando si è fermi. Un ostacolo è un parametro essenziale che ci consente di capire che stiamo lottando per ottenere qualcosa. E se saremmo sopraffatti da momenti di sconforto, dobbiamo ricordarci che il motivo per cui stringiamo i denti siamo noi stessi. E fin quando il nostro benessere ma, soprattutto il ritrovarsi, sarà la meta, ne varrà sempre la pena.

Il cambiamento non è mai doloroso, solo la resistenza ad esso lo è.