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La rivoluzione green: coltivare canapa attraverso la “Politica Agricola Comune”

La rivoluzione green: coltivare canapa attraverso la “Politica Agricola Comune”

In passato, la coltivazione della canapa era diffusa nelle zone mediterranee e del centro Europa grazie alla sua capacità di crescere in terreni difficili, in cui altre piante industriali non prosperavano. Questa caratteristica la rendeva una risorsa preziosa, utilizzabile in molteplici ambiti economici e commerciali.

Nel corso del tempo, tuttavia, la coltivazione della canapa è stata drasticamente ridimensionata: in Italia, ad esempio, si è passati dagli 80.000 ettari del 1910 ai soli 183 ettari del 2010 destinati a questa coltura (6° Censimento dell’Agricoltura anno 2010).

Nuove normative sulla coltivazione della canapa

Tuttavia, negli ultimi anni si è verificato un nuovo aumento delle superfici coltivate a canapa, stimato in circa 4.000 ettari in Italia nel 2018, di cui 200 in Campania. Questo aumento è stato agevolato dalla Legge 2 dicembre 2016, n. 242, “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”, che ha eliminato i vincoli tecnici che in passato limitavano la diffusione della coltivazione di canapa. Oggi, infatti, è permessa la coltivazione di Cannabis sativa a basso contenuto di tetraidrocannabinolo (THC), purché proveniente da varietà certificate iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole.

A tal proposito, va sottolineato, che la “Politica Agricola Comune“, nella sua prossima programmazione 2023 – 2027, si pone gli obiettivi di promuovere un settore agricolo innovativo, sostenendo la salvaguardia di ambiente e clima, stimolando lo sviluppo e l’occupazione nelle aree rurali.

La realizzazione e accelerazione di questo percorso si sta realizzando grazie alla ricerca e all’innovazione attraverso il modello AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation Systems – Sistema di conoscenza e innovazione in campo agricolo).

Ecco che la futura PAC dovrà incentivare maggiormente le sinergie con le politiche di ricerca e innovazione, promuovendo lo sviluppo tecnologico sostenibile, a favore di un nuovo settore emergente a “misura d’uomo”, creato per “sostenere l’uomo”.

I benefici della canapa

La canapa è considerata una risorsa naturale versatile con molte applicazioni, tra cui la produzione di tessuti di alta qualità, la cellulosa per la fabbricazione della carta, l’olio dai semi, le molecole medicinali dai fiori e i pannelli e compositi dal canapulo.

Grazie alle sue caratteristiche uniche, come il sistema radicale esteso, la crescita rapida, la rusticità e l’effetto positivo sul terreno, la coltivazione di canapa è un’alternativa colturale interessante per diversificare le colture in crisi.

MillaSensi

MillaSensi è una start-up che si occupa di ricerca e sviluppo sostenibile nell’ambito della produzione agricola di canapa. Fondata da Salvatore Zappalà, la società ha l’obiettivo di sviluppare prodotti innovativi e sostenibili che siano utilizzabili in diversi settori, come il tessile, l’industriale, il medico, l’agricolo, il bio-edilizio e l’alimentare.

La filosofia alla base dell’azienda è quella di lavorare in un’ottica olistica, rispettando l’ambiente e il lavoro dell’essere umano in seno ad un’economia di tipo “circolare”. MillaSensi è impegnata a scegliere elementi che possano rendere possibile grandi avanzamenti in termini di efficienza, riducendo l’impatto ambientale dei processi agricoli e i costi per gli agricoltori.

In un settore agricolo in cui l’implementazione di nuove tecnologie rimane poco estesa a livello europeo, MillaSensi è impegnata a promuovere l’accesso delle piccole e medie imprese agli strumenti digitali, attraverso la fornitura di conoscenze, consulenza, competenze e innovazione, per raggiungere risultati di sostenibilità ambientale e sociale.

Salvatore Zappalà, CEO della società, è convinto che la coltivazione della canapa rappresenti una soluzione efficace per diversificare gli ordinamenti produttivi e promuovere uno sviluppo sostenibile del settore agricolo.

La mission di MillaSensi

Il CEO sottolinea che la mission di MillaSensi, in quanto start-up agricola e innovativa, si basa su due obiettivi principali:

1) Sviluppare soluzioni innovative, sostenibili e scalabili, di prodotto e di processo;

2) Mettere a punto nuove e innovative modalità di coltivazione che consentano di riprogettare i processi di lavorazione e trasformazione.

La vision di Salvatore Zappalà è di coinvolgere e condividere il percorso con tutti quegli attori che possono garantire una crescita e uno sviluppo virtuoso del progetto, in un’ottica di networking, cambiando la narrazione che accompagna questa pianta, proponendo soluzioni reali e concrete.

Questo è possibile promuovendo la creazione di una Filiera agro-industriale della canapa, che aggreghi tutti gli stakeholder funzionali a tale scopo. Tale considerazione non nasce per caso ma scaturisce al momento in cui ci si è posti una semplice domanda: “se è vero che la canapa è una coltura multifunzionale, come mai le proprietà di questa pianta sono così poco conosciute e sfruttate?” La risposta, che può sembrare ovvia, è stata: “perché da troppo tempo si è smesso di coltivarla”.

MillaSensi intende assumere la posizione di leader e promotore di questo percorso e, in tal senso, ha sviluppato una ben precisa strategia, tesa da un lato ad aumentare il consenso, coinvolgendo Enti ed Istituzioni e, dall’altro, a costruire un solido e qualificato partenariato, che preveda la partecipazione di Istituzioni tecnico-scientifiche (a livello nazionale e internazionale), imprese agricole (a livello locale) e imprese industriali dei settori di riferimento e/o di applicazione, con lo scopo di integrare tutte le competenze necessarie in un unico network, condividendone i risultati.

Chi è Salvatore Zappalà, CEO di MillaSensi

Salvatore Zappalà, “artista visionario” e “precursore dei tempi”, nasce da un passato difficile, in cui ha dovuto più volte lottare per costruirsi e ricostruirsi, ecco perché, ad oggi, ha deciso di investire nella canapa: ha sempre amato le sfide, disegnando le sue “visioni”attraverso la creazione di “mondi nuovi”.

Ecco che, nella canapa, Zappalà vede una possibilità dove gli altri osservano ancora solo il limite:

“C’è tutto un mondo dell’economia che si sta spostando verso una produzione basata su materie prime naturali e riciclabili, sostitutive e/o integrative del petrolio e dei suoi derivati. Il mercato è pronto a ricevere i prodotti della canapa. Esistono già ora centinaia di ditte in tutto il mondo che, usando materie prime provenienti dai paesi che non hanno mai interrotto la coltivazione (come l’Ungheria), fabbricano numerosi articoli a base di canapa, riscontrando una grande carenza di materia prima. Alcune imprese hanno visto il loro fatturato crescere anche del 500% in un solo anno. Ma ciononostante la domanda continua ad essere estremamente superiore all’offerta, i prezzi restano ancora troppo alti. Alcuni prodotti poi, come i tessuti, sono praticamente introvabili o intoccabili. L’opinione pubblica è matura e più consapevole del fatto che la canapa può risolvere parecchi dei problemi ambientali che ci assillano, ma la narrazione che ha sino ad oggi afflitto questa pianta va cambiata. I tempi sono maturi per passare finalmente a produzioni su vasta scala. Ciò che frena attualmente lo sviluppo di questo settore e gli entusiasmi dei consumatori sono infatti proprio le limitate disponibilità di materie prime e la poca chiarezza legislativa. E in Italia a che punto è la situazione? Come al solito l’Italia segue, e segue dall’ultimo posto. Nel nostro Paese ancora non esistono imprese e/o Filiere che producono o vendono prodotti di canapa 100% Made in Italy”.