Nella nostra società sempre più competitiva e agguerrita, la vulnerabilità tende ad essere considerata un difetto, una debolezza. Sembriamo aver introiettato l’idea che la vulnerabilità sia incompatibile con la vita quotidiana. Viviamo in un mondo che celebra il potere, la rivalità e il successo a tutti i costi, spesso dimenticando quanto sia importante riconoscere e accogliere il nostro lato vulnerabile.
Oggi più che mai emerge una tendenza che alimenta il mito della forza con la paura dell’esclusione, spacciando l’eccellenza come condizione ottimale cui conformarsi, anziché come un processo individuale verso l’autorealizzazione e il benessere personale. In questo scenario, non c’è spazio per alcuna fragilità, né per il dolore, la paura, l’insicurezza e la vergogna. Al contrario, dilagano lo stress, il biasimo e il giudizio. Ci ritroviamo schiavi del giudizio che ci ferisce e che talvolta, impietosamente, elargiamo al prossimo nel tentativo di allontanare quella parte di noi che non vogliamo accettare, la parte di cui ci vergogniamo.
Brené Brown, docente di Scienze Sociali all’Università di Houston, ricercatrice e storyteller, ha dedicato vent’anni allo studio delle dinamiche legate alla vulnerabilità e alla vergogna. Brown definisce la vergogna come un’emozione sociale che può essere profondamente dolorosa e debilitante. Essa è legata al senso di inadeguatezza o a un’opinione negativa di sé stessi, all’idea di non essere degni di amore o accettazione a causa di presunte imperfezioni o errori; infatti, si nutre di frasi come “Non sono abbastanza… non valgo abbastanza”. Questo ci fa sentire vulnerabili.
La Maschera dell’Invulnerabilità
Spesso ci sentiamo obbligati ad indossare una maschera rigida e soffocante, la maschera dell’invulnerabilità. Siamo bombardati da messaggi che ci dicono di essere forti, vincenti, sempre performanti, di non mostrare mai debolezza e di sopprimere le emozioni che possono renderci fragili agli occhi degli altri. In rete si trovano innumerevoli articoli e corsi che insegnano come dobbiamo apparire nei più svariati contesti, affinché non trapeli il minimo segno di ansia o difficoltà. Questa mentalità promuove l’idea che dovremmo essere costantemente autosufficienti, indipendenti e inscalfibili in ogni situazione, intrinsecamente eroici, in una parola “perfetti”.
“In qualche modo siamo arrivati ad equiparare il successo al non aver bisogno di nessuno. Molti di noi sono disposti a tendere una mano, ma siamo molto riluttanti a chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno noi stessi. È come se avessimo diviso il mondo in “coloro che offrono aiuto” e “coloro che hanno bisogno di aiuto”. La verità è che siamo entrambi”, spiega a tal proposito Brené Brown.
Quando indossiamo la maschera dell’invulnerabilità, iniziamo a negare parti essenziali di noi stessi. Le emozioni così definite “negative” vengono represse e, insieme a esse, la nostra autenticità. Ci separiamo da chi siamo veramente e cerchiamo costantemente di apparire perfetti agli occhi del mondo. Questo può portare a una crescente alienazione da noi stessi e dagli altri.
Il coraggio di essere vulnerabili
La vulnerabilità non è una debolezza, ma una forza incredibile. È l’abilità di mostrare chi siamo veramente, imperfezioni comprese, senza paura di giudizio o rifiuto.
“Le persone che non temono la propria vulnerabilità, non hanno paura di dire “ti amo” per prime, non attuano dinamiche controllanti, riescono a reagire in modo positivo alle sfide quotidiane e riescono a tollerare le ambiguità perché sono consapevoli che in ogni caso sono degne di amore e considerazione. E questo le rende più proattive, più coraggiose… autenticamente forti.”
Secondo Brown, quindi, la vulnerabilità è il fondamento delle connessioni significative e dell’apprendimento personale. Quando ci permettiamo di essere vulnerabili, apriamo la porta alla comprensione reciproca e alla crescita personale. Ci connettiamo con gli altri su un livello più profondo perché, quando qualcuno è autentico con noi, ci sentiamo autorizzati a essere autentici a nostra volta. Le connessioni emotive vere richiedono vulnerabilità. Quando siamo disposti a mostrare le nostre emozioni e i nostri pensieri più profondi agli altri, creiamo con essi un legame autentico. Ciò significa che dobbiamo essere pronti a rischiare il rifiuto e ad affrontare l’incertezza perché i benefici delle connessioni significative superano di gran lunga questi rischi.
Pensiamo alle nostre relazioni più significative. Spesso sono quelle in cui abbiamo condiviso le nostre gioie, paure e aspirazioni più profonde. Questo tipo di connessione è alimentato dalla vulnerabilità e ci aiuta a sentirci compresi e amati.
Come rompere il circolo vergogna-vulnerabilità
Ecco alcuni punti su cui riflettere per rompere il ciclo vizioso vergogna-vulnerabilità:
- Riconoscere la vergogna: Consapevolezza è il primo passo. Riconoscere quando si sta sperimentando la vergogna e identificare le situazioni o i trigger che la scatenano è fondamentale per affrontarla in modo efficace.
- Riconoscere i meccanismi difensivi: Analizzare i fattori che scatenano la vergogna e i modi in cui si reagisce a essa è cruciale. Riconoscere i meccanismi difensivi utilizzati per proteggersi dalla vergogna permette di affrontare il problema in modo più consapevole.
- Condividere l’esperienza: Aprirsi con una persona di fiducia, come un amico o un terapeuta, permette di condividere l’esperienza di vergogna in modo sicuro. Questa condivisione riduce il peso emotivo e contribuisce a ottenere un’ottica esterna e supporto.
- Sviluppare strategie: Creare strategie concrete per gestire la vergogna. Ciò può implicare il praticare l’auto-compassione, sviluppare una migliore autostima, e adottare nuovi approcci emotivi e comportamentali per affrontare situazioni simili in futuro.
- Abbracciare l’incertezza: la vita è piena di incertezze, e la vulnerabilità significa essere disposti a vivere con esse. Occorre accettare il fatto di non poter sempre controllare tutto.
In via generale, seguendo questi passaggi, si può creare un ciclo virtuoso che aiuta a rompere il legame negativo tra vergogna e vulnerabilità. La consapevolezza, la comprensione della propria esperienza emotiva, il supporto sociale e lo sviluppo di strategie di coping possono contribuire a costruire la resilienza e a promuovere una migliore gestione della vergogna.
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Può sembrare controintuitivo ma la vulnerabilità può esserci d’aiuto nel nostro percorso di crescita personale, nel connetterci con gli altri e anche nel superare le sfide personali. Essere autentici, anche nelle proprie fragilità, in un mondo “iper-muscolare” che spesso ci insegna il contrario, è esattamente l’opposto di “debolezza”. Per riappropriarci della nostra vita e sfidare questo standard culturale, ci vuole coraggio.