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L’esercizio fisico e il cervello

L’esercizio fisico e il cervello

Per sostenere il concetto di interrelazione tra l’esercizio fisico e la funzionalità celebrale, si potrebbe impostare questo tema con un chiaro imperativo categorico: “per migliorare la vostra capacità di pensare, muovetevi!”.

Il cervello umano, infatti, sembra essere progettato per risolvere situazioni problematiche legate alla sopravvivenza della specie in un ambiente instabile, che può essere anche sfavorevole, ostile, ma, comunque, contrastabile attraverso la pratica dell’esercizio fisico.

In passato, infatti, la regola esistenziale fondamentale del genere umano era basata sul movimento costante, che presupponeva spostamenti continui, finalizzati ad attraversare, senza alcuna guida, ambienti aridi e inospitali, alla ricerca di nuove fonti di cibo o per garantire la personale incolumità.

Ciò significa che il nostro cervello non si è sviluppato in una situazione di immobilità, ma attraverso l’esercizio fisico.

Una società tecnologicizzata come la nostra, basata sull’automazione e sull’esonero dalla fatica fisica, pur facendo registrare notevoli risultati attraverso il progresso delle scienze mediche moderne, ha generato, dall’altro lato, nuovi quadri patologici, con effetti negativi sulla salute dinamica dal punto di vista fisico e mentale.

Le varie evidenze scientifiche e sperimentali ci fanno capire, infatti, che il corpo umano richiede la necessità di tornare alle radici iperattive della sua vera natura, per cui risulta particolarmente valido il principio, ancora attuale, che l’attività fisica sia importante e irrinunciabile, per garantire la conservazione e il potenziamento della salute dinamica.

A questo punto, si rende assolutamente necessario integrare l’attività di lavoro o gli impegni scolastici con la consuetudine di adottare stili di vita attivi, che forse non ci renderanno più intelligenti, ma ci ricondurranno ad un recupero delle attività fisiche e mentali smarrite. Ci faranno, cioè, ritornare alla condizione di originale normalità.

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La scienza dietro al rapporto tra esercizio fisico e cervello

Appositi studi svolti da alcuni ricercatori, che hanno eseguito una serie di test della mente su un gruppo di persone, hanno dimostrato che la pratica di un esercizio fisico sistematico e continuativo influisce in modo positivo sulla rivitalizzazione di potenzialità cerebrali e sulle prestazioni cognitive di questi soggetti, che riguardano: la memoria lungo termine, la capacità di ragionamento, l’attenzione, la capacità di risolvere problemi, l’elasticità mentale, ecc., evidenziando, così, la netta differenza con le persone, che conducevano una vita sedentaria.

I risultati ottenuti dimostrano, quindi, in modo chiaro, come il corpo umano abbia bisogno di uno speciale carburante, offerto dall’attività fisica, la quale costituisce una vera e propria forma di nutrimento e di rimozione delle sostanze tossiche, dovute alla malattia ipocinetica, dovuta alla sedentarietà, che determina gravi ripercussioni sulla funzionalità di organi e apparati.

Studi specifici sull’argomento hanno scoperto che, a livello molecolare, l’esercizio fisico stimola la proteina BDNF (brain derived neurotrophic factor = fattore neurotrofico di derivazione cerebrale) che, situata nell’ippocampo (regione maggiormente implicata nelle facoltà cognitive), agisce da fattore stimolante a livello di neurogenesi e sviluppo neuronale.

L’utilità dell’esercizio fisico riguarda tutte le fasce di età, infatti i benefici dell’attività, di tipo aerobico, in particolare, sono riscontrabili sia nelle persone anziane che nei bambini, nei ragazzi e nei giovani.

Alcune ricerche hanno dimostrato che le persone in età avanzata che svolgono, esercizi aerobici, due o tre volte a settimana, “si mantengono giovani”, dimezzano il rischio di demenza generale e riducono, nel 60% dei casi, il rischio di Alzheimer.

Gli effetti benefici sono stati, inoltre, riscontrati sui bambini e i ragazzi, che svolgono una regolare attività fisica: in questi soggetti, infatti, è stato registrato, inoltre, un notevole miglioramento sulle personali competenze nelle materie di studio e, quindi, sul loro profitto scolastico generale.