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L’attività fisica e la sua azione fertilizzante dei processi cognitivi

L’attività fisica e la sua azione fertilizzante dei processi cognitivi

Le varie ricerche e i numerosi studi effettuati da paleontologi, biologi, esperti di psicologia sperimentale e neuro scienziati hanno evidenziato che il movimento è alla base della vita e che, quindi, esiste una stretta correlazione tra l’attività fisica e la funzionalità del cervello.

L’attività fisica come “motore” dello sviluppo cognitivo

Prima l’homo erectus poi l’homo sapiens, per garantire la sopravvivenza della specie, hanno dovuto mobilitare le personali energie fisiche e mentali, per attraversare fiumi, mari, deserti, montagne.

Esse hanno consentito loro di esplorare e scoprire nuovi ambienti e di risolvere con flessibilità mentale, proprio in questi ambienti (spesso ostili) i problemi legati alla vita quotidiana. Si stima, come afferma l’antropologo Richard Wrangham, che le antiche popolazioni percorressero almeno 20 km al giorno.

Ne deriva la constatazione, ormai pienamente condivisa da tutti gli esperti che si occupano della salute fisica e mentale delle persone, che lo sviluppo del cervello si realizza e si consolida grazie all’attività fisica, che ha caratterizzato per secoli tutte le attività umane, comprese le attività lavorative.

Ciò significa che il nostro formidabile cervello non si è sviluppato mentre gli uomini primitivi oziavano o stavano fermi, bensì mentre facevano esercizio fisico.

I benefici dell’attività fisica

Riportando tale principio alla realtà attuale in cui viviamo, si può affermare che chi pratica abitualmente attività fisica ottiene prestazioni migliori nel campo dello studio e del lavoro, rispetto al sedentario.

Le evidenze scientifiche dimostrano, dunque, che i benefici di questa attività riguardano non solo la sfera igienico-salutistica (salute dinamica) ma anche e soprattutto l’efficienza di alcune prestazioni mentali, come la memoria a lungo termine, la capacità di mantenere l’attenzione, la capacità di ragionamento e la capacità di risolvere i problemi.

L’importanza del movimento in una società sedentaria

Oggi, più che mai, l’esigenza di svolgere un’attività fisica continuativa appare sempre più evidente, dal momento che l’uomo post-moderno ha costruito speciali ambienti artificiali, rinchiudendo il cervello in “spazi operativi” ridotti. Tali strumentazioni hanno il potere di guidare la popolazione, in genere, ad adottare stili di vita sedentari, in cui si consolida, sempre di più, l’abitudine a stare per troppo tempo fermi in aule scolastiche o uffici oppure a prediligere una situazione di esposizione prolungata davanti alla televisione o a strumenti tecnologici.

A tale proposito, in modo provocatorio, il medico e biologo John Medina, direttore del Brain Center of Applied Learning Research della Seattle Pacific University, arriva ad affermare che “se si volesse creare un ambiente educativo direttamente antitetico alle attitudini del cervello, probabilmente si progetterebbe qualcosa di simile ad un’aula scolastica o qualcosa di simile a un ufficio a cuboli separati”.

In una situazione come quella attuale, nella quale le molteplici forme di automatismo produttivo hanno sostituito il lavoro manuale ad impegno muscolare, è necessario, quindi, progettare utili condizioni rivitalizzanti, come l’attività didattica in ambiente naturale o l’inserimento dell’attività fisica negli ambienti di lavoro o durante il tempo libero.

I benefici del movimento a tutte le età

I vertici delle aziende hanno acquisito, in gran parte, ormai, la consapevolezza che se gli impiegati svolgono una regolare attività fisica, sono in grado di ridurre i costi sanitari e di migliorare la loro efficienza dal punto di vista produttivo.

Adulti

Uno studio recente, che ha coinvolto 10.000 dipendenti pubblici ha sottolineato, infatti, che le persone con bassi livelli di attività fisica hanno dimostrato prestazioni cognitive scarse.

Anche in campo scolastico, numerose ricerche hanno rilevato la stretta incidenza tra l’attività fisica, le prestazioni cognitive e il profitto scolastico.

Bambini

Come ha sottolineato Antronette Yancey, ex atleta e laureata in medicina, in un apposito studio sui bambini: “se sono attivi, è meno probabile che i bambini siano indisciplinati nel loro comportamento in classe; si sentono meglio con se stessi, hanno un’autostima superiore, meno depressione, meno ansia. Meno di tutte quelle cose che possono compromettere la capacità di attenzione e le prestazioni scolastiche”.

Anziani

Inoltre alcuni soggetti in età avanzata, che conducono una vita dinamica, sono più vigili mentalmente e invecchiano in modo energico, brillante e armonioso, conducendo una vita produttiva fino agli ottanta o ai novant’anni avanzati.

Molti ricercatori hanno anche sottolineato, a tale proposito, che l’attività fisica nelle persone anziane, svolta in modo sistematico, può prevenire alcune alterazioni patologiche di tipo organico , ma anche di tipo mentale, come la demenza senile, la depressione (la cui insorgenza risulta dimezzata), l’ansia e il morbo di Alzheimer (riduzione del 60% dei casi).

In definitiva, la richiesta di energia da parte del cervello (che presenta solo il 2% del peso corporeo) è enorme, infatti quest’organo consuma circa il 20% dell’energia totale del corpo.

Questo significa che il cervello ha bisogno di essere rifornito di molto sangue ricco di ossigeno, che può essere garantito dall’esercizio fisico, che ne migliora, anche, l’eliminazione dei rifiuti.

A conclusione delle considerazioni sopra esposte , possiamo affermare, infine, che la pratica fisica stimola uno dei più potenti fattori di crescita cerebrale, il BDNF (brain derived neurotrophic factor = fattore neuro neurotrofico di derivazione cerebrale), che agisce sui neuroni, determinando un effetto di crescita paragonabile a un vero e proprio fertilizzante.

Le cellule che sono maggiormente implicate in questo processo di rifornimento sono quelle dell’ippocampo, che costituisce la regione chiamata in causa e maggiormente attivata nelle facoltà cognitive umane.