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La teoria dell’attaccamento

La teoria dell’attaccamento

La teoria dell’attaccamento è stata formulata agli inizi del secolo scorso da John Bowlby, per il quale il legame di attaccamento doveva intendersi come quel legame affettivo che intercorre tra la madre e il bambino dopo il primo anno di vita.

Tuttavia, Bowlby non è stato il primo studioso a parlare di attaccamento. Infatti, i primi studiosi che hanno trattato questo tema furono Konrad Lorenz e Harry Harlow.

Infatti, l’etologo Lorenz, studiando il comportamento degli anatroccoli, ha visto che questi ultimi seguivano, subito dopo la nascita, la figura materna ad ogni suo spostamento. Questo comportamento animale va, secondo l’etologo di riferimento, sotto il nome di “imprinting”.

Lo psicologo Harlow, invece, osservò che un cucciolo di macaco, di fronte ad una madre di plastica fredda e che non dava nutrimento e una, coperta di pelliccia che invece dava nutrimento e calore, andava a rifugiarsi da quella che forniva nutrimento e calore.

Entrambi questi studi hanno dimostrato come, anche nel campo dell’etologia, il legame di attaccamento è fondamentale e gli studi che sono conseguiti anche sugli esseri umani hanno messo in evidenza come il legame di attaccamento costituisca un presupposto fondamentale per lo sviluppo cognitivo e sociale del bambino.


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La strange situation e gli stili di attaccamento

Nella seconda metà del secolo scorso, Mary Ainsworth e colleghi decisero di proseguire e approfondire il lavoro di Bowlby, individuando alcuni stili di attaccamento che il bambino poteva presentare a partire dal primo anno di vita.

Per fare ciò Mary Ainsworth e i suoi collaboratori crearono una condizione particolare, denominata “Strange Situation”, in cui in una stanza veniva posizionato un bambino che interagiva con il proprio genitore o comunque con la figura di attaccamento. Dopo un certo periodo di tempo, questo genitore (solitamente la madre) usciva dalla stanza, lasciando il bambino da solo. Successivamente entrava un estraneo che dopo poco usciva e rientrava la madre.

A questo punto, Mary Ainsworth osservò le reazioni che ogni bambino presentava al momento della separazione dalla madre e al suo riavvicinamento. Individuò quindi alcuni stili di attaccamento:

  • Lo stile di attaccamento sicuro, in cui il bambino, dopo una momentanea crisi di pianto, riusciva ad esplorare l’ambiente circostante anche dopo la separazione dalla madre e quando le si riavvicinava nuovamente era contento e si faceva prendere in braccio e coccolare;
  • Lo stile di attaccamento insicuro evitante, in cui cioè il bambino non mostrava alcuna reazione al momento della separazione ed al riavvicinamento alla madre, in quanto aveva capito dalle esperienze precoci che aveva avuto, che la madre non sarebbe stata in grado di soddisfare i suoi bisogni;
  • Lo stile di attaccamento insicuro ansioso-ambivalente, in cui cioè il bambino non sapeva bene come reagire alla separazione ed al riavvicinamento.

A questi tre stili, Mary Ainsworth aggiunse un quarto stile di attaccamento, ovvero quello disorganizzato, in cui cioè il bambino mostrava un comportamento dissimile dai tre stili precedentemente elencati.

Ovviamente gli stili di attaccamento cominciano a partire dal primo anno di vita e perdurano per tutto il corso della vita dell’individuo.

I modelli operativi interni nella vita dell’individuo

Il legame di attaccamento incide sulla vita futura della persona e determina la reazione che il soggetto avrà nei confronti degli altri individui e anche il proprio modo di comportarsi. Infatti, un legame di attaccamento insicuro evitante è predittore di un disturbo narcisistico di personalità in età adulta, mentre un legame di attaccamento disorganizzato è predittore di un disturbo post-traumatico da stress nell’età adulta del soggetto.

Bowlby è stato anche lo studioso che ha identificato i modelli operativi interni (MOI), ovvero le rappresentazioni mentali che ogni soggetto possiede di sé, degli altri e della relazione io-altro. Bowlby ha identificato fondamentalmente due tipologie di MOI:

  • Il modello ambientale, ovvero quello concernente le rappresentazioni sugli altri e sul mondo;
  • Il modello orgasmico, ovvero quello riguardante se stessi, in relazione al mondo.

Quando un bambino sperimenta relazioni con i propri genitori connotate da disponibilità e calore, crescerà con un attaccamento sicuro. In questo tipo di relazione, il bambino acquisirà la consapevolezza, per lo più inconscia, che ogni volta che si troverà in difficoltà, potrà contare su persone di riferimento che lo aiuteranno.

Se invece il bambino sperimenterà relazioni connotate da indisponibilità e discontinuità e relazioni con persone incapaci di soddisfare i suoi bisogni, presenterà un attaccamento insicuro, perché si sentirà solo e rifiutato e reagirà evitando gli altri e opponendosi.

I MOI fanno sì che avvenga lo sviluppo dell’individuo a partire quindi dal suo primo anno di vita, ma il modo di comportarsi dell’individuo e dunque le problematiche che possono manifestarsi nella sua età futura possono essere modificati, ma solamente dopo un intenso e impegnativo lavoro psicologico o psicoterapeutico.