In queste pagine, nate da uno scambio dialogico con Thomas Leoncini, Bauman parla delle generazioni nate dopo i primi anni ’80. Quelle generazioni che lui stesso ha definito liquide. E nei fenomeni più effimeri, come i tatuaggi, il bullismo, il web e il suo uso, inquadra e tratteggia una generazione di “nati liquidi” in cui si evince la corrispondenza idiosincretica tra adulti e ragazzi, tra passato e presente ma in forma sfumata, liquida, appunto.
I tatuaggi vengono rappresentati come una modalità emulativa di manipolazione dell’aspetto pubblico del proprio corpo, una rappresentazione chiave in cui il gioco della moda viene sperimentato, inscenato e reso pubblicamente visibile e accessibile all’appropriazione della società di consumatori.
Il precetto per cui “se puoi farlo, devi farlo”, diventa un imperativo – senza il rispetto del quale l’economia consumista andrebbe persino in crisi. Il fenomeno della moda, come quello dei tatuaggi, svolge un ruolo cruciale nel far sì che i modelli vincolanti dell’aspetto esteriore siano assunti ad emblemi.
Il bullismo
Il bullismo potrebbe essere inteso ancestralmente come equivalente di un momento di passaggio. Eppure, negli ultimi decenni, la violenza è tornata prepotentemente alla ribalta e il linguaggio volgare si è insinuato nell’elegante discorso salottiero e nella scena pubblica.
Il processo di “decivilizzazione” ha interessato anche la comunicazione mediata. Nel bullismo, per i persecutori, non c’è mai un “noi” senza un “loro” cui opporsi. Ma questa regola non promette bene per il sogno di un mondo libero dal bullismo. La violenza è agita per la violenza, senza altro scopo. E così il male risulta pienamente banalizzato e nel contempo ci rende sempre più insensibili alla sua stessa presenza e alle sue manifestazioni. Tutto il male, bullismo incluso, diventa un piacevole passatempo e intrattenimento, per un numero crescente di spettatori.
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I tempi passati
È sempre più diffuso, quindi, il rimpianto per i tempi passati come se fossero più giusti, più in linea con principi e valori consolidati. E così ci si trova pronti ad accusare le nuove generazioni per questa o quella nuova modalità di esistere.
Eppure, come già aveva affermato più volte Zygmunt Bauman, il proliferare della lotta generazionale non è che un inganno.
Il web
“Abbiamo accolto entusiasticamente la promessa della chance di una seconda vita, ma il mondo in cui tendiamo a condurre questa seconda vita è un mondo di cyberbullismo e di diffamazione” dice Bauman, e continua: “Ora ci sono due mondi nettamente distinti l’uno dall’altro, entità pienamente e veramente agli antipodi e ci tocca il compito di riconciliarli e forzarli a sovrapporsi”.
Al mondo offline gli uomini appartengono, nel mondo online sono padroni e decidono che musica si suona. Alcuni arguti osservatori hanno paragonato questa sensazione divina a quella che sopraffà un ragazzino lasciato solo in un negozio di dolciumi.
Esattamente come il ragazzino, anche i “padroni nel web” andranno inevitabilmente incontro a un’amara delusione.
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