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Pride Month

Pride Month

Giugno è il “Pride Month”, il mese dedicato all’orgoglio della comunità LGBTQ+ (acronimo che sta per: lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer + tutti gli orientamenti sessuali e le identità di genere, inclusi intersessuali e asessuali).

La scelta di questo mese per celebrare l’orgoglio LGBTQ+ si ricollega ai moti di Stonewall (primo locale gay della Grande Mela), risalenti proprio al giugno del 1969.


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I moti di Stonewall

Situato nel cuore di Greenwich Village, New York, il bar Stonewall Inn era un punto di ritrovo per la comunità LGBTQ+, ma era anche un luogo che subiva frequenti perquisizioni e discriminazioni da parte della polizia.

Nella notte compresa tra il 27 e il 28 giugno, la folla reagì con estrema violenza all’ennesima irruzione da parte delle Forze dell’Ordine. Seguirono giorni di scontro, proprio per difendere i diritti di libertà e per lottare contro le ingiustizie.

Ciò che iniziò come un episodio isolato si trasformò rapidamente in una vera e propria rivolta. Le notizie della resistenza si diffusero rapidamente, attirando un numero sempre maggiore di persone che si unirono alla protesta. Le giornate successive furono caratterizzate da scontri tra la polizia e la comunità LGBTQ+, dimostrazioni di solidarietà e richieste di cambiamento.

Il Pride Month in Italia

In tutta Italia (e nel mondo), durante il mese di giugno, vengono organizzate delle manifestazioni e/o marce LGBTQ+, a difesa dei diritti e delle libertà di lavoro, di famiglia, di espressione, di coming out.

Fu nel 1972, nell’amata Sanremo, che si svolse la prima manifestazione italiana contro il Congresso Internazionale sulle devianze sessuali organizzato dal Centro italiano di sessuologia, di ispirazione cattolica. Solo nel 1994, però, si tenne ufficialmente il primo Gay Pride, così come lo intendiamo oggi, nella capitale.

Collegandosi al sito “We are gayly planet” è possibile visionare gli appuntamenti di tutta Italia.

Col termine “pride” ovvero orgoglio, si indica l’auto accettazione, la resilienza, la dignità, l’uguaglianza e l’amore. Tale orgoglio spinge a battersi per l’accettazione di tutti. Indossare qualcosa con fantasia simile a quella dell’arcobaleno durante il mese del sole significa sostenere coloro i quali hanno coraggio ed orgoglio a mostrare se stessi e allo stesso tempo accogliere ed includere a livello sociale.

Fare coming out non è sempre facile, forse non lo è per nulla. Pertanto, da Assistente Sociale ritengo opportuno che ognuno di noi faccia la propria parte, ad esempio educando i nostri figli all’uguaglianza ed all’accettazione delle libertà, diffusione di tali messaggi nelle scuole, nei film ecc….

Rainbow Flag: il simbolo del Pride

La Rainbow Flag, ovvero la bandiera multicolore, simile all’arcobaleno, è il simbolo cardine di detta manifestazione a livello mondiale. La bandiera fu creata nel 1978 da Gilbert Baker (artista queer di San Francisco) e venduta per soli 1.000 dollari.

In merito al triangolo rovesciato utilizzato dai nazisti per indicare la comunità omosessuale, Baker scrive: “era un simbolo utilizzato dai Nazisti come mezzo di oppressione. Sentivamo tutti la necessità di avere un nuovo simbolo che potesse essere positivo, una vera e propria celebrazione d’amore”. Seguono poi queste parole dell’artista: “Pensai alla bandiera americana e alle sue tredici stelle e strisce, alle colonie che fuggirono dall’Inghilterra scappando negli Stati Uniti (…) Pensai al tricolore rosso, bianco e blu della rivoluzione francese e a come entrambe le bandiere devono la loro creazione a una battaglia, una ribellione e una rivoluzione. Pensai che la nazione gay dovesse avere una bandiera che proclamasse la propria idea di potere”.

Fu proprio Harvey Milk (Supervisore di San Francisco e primo gay mai eletto in un pubblico ufficio in California) a chiedere con insistenza a Baker di creare tale emblema. Milk, utilizzò per primo la rainbow flag originale a otto colori alla San Francisco Gay Freedom Gay Parade nel giugno del 1978, proprio qualche mese prima l’assassinio. Nei due anni a seguire furono fatte delle variazioni alla bandiera, fino alla versione che noi oggi conosciamo.

Nel 1978 i colori erano 8, compreso il fucsia che però non era un colore posseduto da tutte le fabbriche di tessuto e l’acquisto adduceva a costi più elevati, così nel 1979 fu eliminato, infine l’ultima versione consta di 6 colori (turchese ed indaco si fondano per creare il blu royal).

Ogni colore ha un significato (di seguito i colori della 8 strisce):

  • Fucsia = sesso
  • Rosso = vita
  • Arancione = guarigione
  • Giallo = luce del sole
  • Verde = natura
  • Turchese = magia/arte
  • Indaco = serenità
  • Viola = spirito

Omosessualità e diritti: a che punto siamo

Nonostante le conquiste ottenute nella maggior parte dei paesi occidentali e le annuali celebrazioni del Pride in tutto il mondo, in ben 67 paesi essere gay rappresenta un reato punibile con la reclusione (gran parte del continente africano, Bangladesh, Dominica, Iraq, Giamaica, Kiribati, Malesia, Maldive, Myanmar, Samoa, ecc.) e persino con la pena di morte (Afghanistan, Iran Brunei, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Mauritania, Yemen).

Di contro, i primi 20 Paesi più aperti all’omosessualità, in cui la comunità LGBTQ+ vede riconosciuti maggiormente i propri diritti sono:

  • Malta
  • Canada
  • Svizzera
  • Australia
  • Danimarca
  • Nuova Zelanda
  • Portogallo
  • Uruguay
  • Germania
  • Islanda
  • Spagna
  • Regno Unito
  • Argentina
  • Austria
  • Colombia
  • Taiwan
  • Belgio
  • Francia
  • Groenlandia
  • Irlanda

(classifica pubblicata da Spartacus Gay Travel)