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L’EVOLUZIONE DEL LINGUAGGIO E LE SUE BASI NEURALI

L’EVOLUZIONE DEL LINGUAGGIO E LE SUE BASI NEURALI

Il linguaggio è una delle forme di comunicazione più comune tra due o più parlanti. Esso possiede vincoli temporali e spaziali.

Sono stati formulati vari approcci che spiegano l’associazione tra il linguaggio e le strutture cerebrali deputate ad esso. Tra di essi c’è l’approccio interazionista, secondo il quale le componenti inferiori del linguaggio non operano isolatamente dalle componenti superiori di quest’ultimo, ma interagiscono tra di loro.

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Com’è comparso il linguaggio nell’uomo?

Ci sono varie teorie che spiegano tale comparsa. In particolare:

  • La teoria gestuale, secondo la quale il linguaggio è comparso dopo una serie di mutazioni da un sistema gestuale dei primati, in particolare quando l’homo erectus ha cominciato a utilizzare gli arti superiori per le varie forme di comunicazione;
  • La teoria vocale, secondo la quale il linguaggio è evoluto dalle grida e da altri suoni vocalici dei primati che, in seguito ad una serie di mutazioni, è arrivato fino al linguaggio;
  • La teoria integrativa, che è un approccio che vede l’associazione delle due teorie precedentemente elencate.

I circa 5 milioni di anni che separano la comparsa degli uomini dalle scimmie antropomorfe è considerato un tempo relativamente breve, se si considera che gli uomini e gli scimpanzé condividono più del 98% del genoma. Infatti, l’apparato vocale ha visto le sue prime origini nell’homo di Neanderthal (anche se la sua cavità faringea era più corta). Quest’ultimo si era sviluppata completamente nell’homo habilis, dal momento che l’aumento dell’encefalo e la stabilizzazione della postura eretta hanno permesso varie modificazioni ossee e dunque la comparsa nell’apparato vocale.

Il linguaggio è stato oggetto di studio di molti autori, che lo hanno interpretato dunque come un passaggio determinante che discrimina i primati dal mondo umano.

Il Modello di Wernicke-Geschwind

Il modello di Wernicke-Geschwind è stato elaborato nella seconda metà del secolo scorso ed è un modello utile per la previsione di lesioni che interessano le aree del linguaggio.

Le aree coinvolte nel linguaggio sono tipicamente due: l’area di Broca e quella di Wernicke.

L’area di Broca negli esseri umani si trova nella terza circonvoluzione frontale di sinistra ed è un’area deputata alla produzione linguistica. O meglio all’articolazione della parola corrispondente al contenuto linguistico. Si tratta quindi di un’area motoria che proietta poi le informazioni all’area motoria primaria.

L’area di Wernicke, che si trova negli esseri umani nella terza circonvoluzione temporale di sinistra, è un’area deputata invece alla comprensione del contenuto del messaggio. Anche se il soggetto che presenta una lesione in quest’area vede la produzione linguistica come intatta, riscontra una difficoltà nell’ascolto del messaggio prodotto dal suo interlocutore. Si tratta quindi, a differenza della precedente, di un’area sensitiva, in quanto l’ascolto è percepito come un processo sensoriale.

Queste due aree linguistiche vedono un coinvolgimento anche nel processo di lettura. Infatti, quando la lettura è ad alta voce il messaggio arriva inizialmente nell’area visiva primaria (area 17 e 18 di Brodmann)  e poi passa al giro angolare (area 39 di Brodmann) ed è trasferita all’area di Broca (area 44 e 45 di Brodmann).

Quando invece un soggetto sta compiendo una lettura silenziosa, il messaggio arriva inizialmente all’area uditiva primaria (area 41 e 42 di Brodmann) e poi passa all’area di Wernicke (area 21 e 22 di Brodmann), che è quella deputata alla comprensione del messaggio.

Il modello di Wernicke-Geschwind è considerato come obsoleto, in quanto prende in considerazione solamente l’area di Broca e quella di Wernicke come responsabili della produzione linguistica. Tuttavia, è stato un modello molto importante, in quanto è stato il primo che ha preso in considerazione gli aspetti del linguaggio.

I Neuroni  Specchio e il Linguaggio

Sono neuroni presenti in tutti gli individui e che sono stati scoperti tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso e che vedono un coinvolgimento del linguaggio.

Scoperti inizialmente da Giacomo Rizzolatti nei primati, questi neuroni sono molto importanti per comprendere un’azione. Infatti, i ricercatori capeggiati da Rizzolatti avevano studiato un gruppo di primati, in cui hanno visto l’attivazione in un’area cerebrale. Era la cosiddetta area F5, che si attivava sia quando una scimmia mangiava una banana, sia quando un’altra scimmia vedeva la prima mangiare la banana.

I neuroni specchio sono coinvolti anche nel processo di linguaggio, anche perché l’area F5, dove sono stati individuati per la prima volta nei primati, corrisponde negli esseri umani all’area di Broca, che è quella deputata alla produzione linguistica.

Dal momento che questi neuroni sono in grado di permettere una previsione del comportamento futuro di una persona e che essi sono coinvolti nel processo di linguaggio, possono anche prevedere il processamento linguistico di un soggetto.