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Lavoratori e Burnout: 8 su 10 pronti a licenziarsi

Lavoratori e Burnout: 8 su 10 pronti a licenziarsi

Il 20% dei dipendenti sperimenta sintomi, mentre l’80% dei lavoratori giovani sarebbe pronto a lasciare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente riconosciuto il burnout come una condizione medica correlata allo stress cronico sul luogo di lavoro che non è stato gestito in modo adeguato. Questo riconoscimento è stato incluso nella Classificazione Internazionale delle Malattie. La sua diffusione è rivelata dalla percentuale di dipendenti a livello globale che sperimentano sintomi di burnout, la quale si aggira intorno al 20%.

Il fenomeno del burnout colpisce principalmente i lavoratori giovani

Questo fenomeno influisce in modo più significativo sui dipendenti delle aziende più piccole e su coloro che non ricoprono posizioni manageriali, con una particolare incidenza sui lavoratori più giovani. Un impressionante 80% dei dipendenti appartenenti alla Generazione Z e ai Millennial è pronto a lasciare il lavoro a causa di una cultura aziendale tossica. Si rendono necessari invece alcuni fattori:

  • l’importanza di prestare attenzione ai processi di ascolto dei dipendenti
  • un costante monitoraggio del clima aziendale,
  • la necessità di un approccio attento e proattivo alla gestione delle risorse umane

Le radici del problema

I conflitti interpersonali, l’incertezza riguardo a compiti, responsabilità e obiettivi, insieme alla pressione dovuta alle tempistiche e al carico di lavoro, possono generare confusione, stress e una ridotta produttività. Questi fattori contribuiscono al fenomeno del burnout tra i dipendenti. Una condizione medica riconosciuta ufficialmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come correlata allo stress cronico sul lavoro, quando non gestito in modo adeguato.

Secondo un recente sondaggio condotto dal McKinsey Health Institute su 30.000 dipendenti in 30 paesi, il 22% dei lavoratori a livello globale sperimenta sintomi di burnout, anche se ci sono notevoli differenze tra le nazioni.

In particolare, i tassi più elevati si riscontrano in India (59%), mentre sono più bassi in Camerun (9%). L’Italia si colloca nella parte inferiore della classifica, riportando solo il 16% dei sintomi di burnout, nonostante una percentuale significativa di esaurimento delle forze e stanchezza fisica e mentale (43%). Dal punto di vista demografico, i dipendenti di aziende più piccole, quelli senza posizioni manageriali e i lavoratori più giovani segnalano sintomi di burnout più elevati. Infatti, secondo un altro recente sondaggio pubblicato su People Management, circa il 50% dei dipendenti appartenenti alla Generazione Z e ai Millennial si sente stressato sul posto di lavoro per la maggior parte del tempo, mentre circa l’80% sarebbe addirittura pronto a rassegnare le dimissioni a causa di una cultura aziendale tossica.

Un’allerta sui sintomi di Burnout nei dipendenti: aumento delle dimissioni

Negli ultimi anni, molte aziende hanno segnalato un aumento significativo delle dimissioni in diversi settori, portando il tema della retention al centro dell’attenzione per HR e dirigenti”. Francesca Verderio, leader della pratica di Training & Development presso Zeta Service, un’azienda italiana specializzata in servizi HR e payroll, ha sottolineato l’importanza di ascoltare attentamente i dipendenti e monitorare costantemente il clima aziendale.

Le frequenti dimissioni dei giovani rappresentano per il 60% dei talent manager uno dei principali ostacoli per l’introduzione di nuove competenze e la crescita dell’impresa. Secondo quanto riportato da CNBC, il calo della soddisfazione lavorativa dal 2020 potrebbe portare a una perdita di circa 8,8 trilioni di dollari in produttività su scala globale. In questo contesto, il sondaggio condotto dal McKinsey Health Institute ha evidenziato che un ambiente di lavoro positivo favorisce un maggiore benessere dei dipendenti e stimola l’innovazione e le performance nel compimento delle loro mansioni.

Il benessere come priorità: investire nel valore del benessere dei dipendenti

Questo è ulteriormente supportato da un’altra indagine condotta in collaborazione con Business in the Community: il valore economico dell’incremento del benessere dei dipendenti nel Regno Unito potrebbe oscillare tra 130 e 370 miliardi di sterline all’anno (6-17% del PIL), equivalente a 4.000-12.000 sterline per dipendente.

Questi dati evidenziano l’importanza per le aziende di monitorare costantemente il clima aziendale“, spiega Verderio. “Conoscere le esigenze e le opinioni dei dipendenti è fondamentale per migliorare tutti gli aspetti della vita lavorativa. L’analisi del clima è particolarmente immediata ed efficace, consentendo di comprendere ciò che i dipendenti pensano dell’azienda, inclusi aspetti come il senso di appartenenza, l’impegno, l’attenzione al benessere psicologico e alla salute, il supporto fornito dal proprio team, l’equità o l’eticità delle pratiche manageriali, nonché le opportunità di formazione e avanzamento di carriera.

La trasformazione: una necessità per la sopravvivenza aziendale

Un clima aziendale positivo è associato a un maggiore coinvolgimento nel lavoro, una migliore collaborazione tra dipendenti, prestazioni superiori e un senso di appartenenza all’organizzazione in crescita, oltre a una maggiore attrattività dei talenti e alla soddisfazione del cliente. Secondo una ricerca di PwC, in Italia, il 40% dei CEO ritiene che la propria azienda non possa sopravvivere per più di 10 anni senza un processo di trasformazione. Questo dato è ancora più significativo considerando che la stessa visione viene condivisa dal 25% dei dipendenti e, in particolare, dal 44% dei giovani lavoratori intervistati nell’indagine.

L’analisi del clima aziendale deve essere vista come un monitoraggio costante“, conclude Verderio. “È essenziale affidarsi a una società esterna in grado di garantire una valutazione ragionata e imparziale delle risposte. Con Eleva People Value, sviluppato da Zeta Service Eleva in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, la rilevazione viene condotta sempre sotto la supervisione di uno psicologo.”

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