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La corsa: quando l’istinto diventa uno sport

La corsa: quando l’istinto diventa uno sport

Quando si parla di “corsa”, oggi, l’immagine più ricorrente è quella di un runner, di un corridore (professionista o amatoriale) che percorre un certo numero di chilometri, per raggiungere una data meta, in un intervallo di tempo predefinito.

Prima di tutto questo, però, bisogna ricordarsi che la corsa è un istinto naturale. Si pensi agli animali che in natura, per procacciarsi del cibo, corrono instancabilmente dietro ad una preda. O ai bambini che, collocati all’interno di un ambiente sicuro iniziano a rincorrersi per gioco. Insomma, la corsa affonda le sue radici in tempi antichissimi, quelli in cui l’uomo era un mero cacciatore che non avrebbe mai immaginato, qualche anno più tardi, di fare di una sua abilità innata un vero e proprio talento olimpionico!

I benefici della corsa

La corsa (o running), oltre che essere uno sport, sembra delinearsi come una vera e propria filosofia di vita. Dalle interviste ai grandi atleti si evince che si tratti, oltre che di una pratica sportiva, di uno stato mentale in grado di far emergere la consapevolezza della propria persona e dei limiti che la definiscono. Chi sceglie di correre, insomma, sceglie di intraprendere un percorso a 360 gradi, che punti, imprescindibilmente, al miglioramento delle proprie performance fisiche e mentali.

Dal punto di vista fisiologico, correre vuole dire maggior rilascio di endorfine, i famosissimi “ormoni del benessere”. Si tratta di neurotrasmettitori prodotti dall’ipofisi, la principale ghiandola endocrina cerebrale, dotati di proprietà analgesiche e antidepressive. Le endorfine sono molecole simili alle proteine che forniscono sensazioni di piacere, talvolta anche estremo. Non è un caso che i loro recettori siano gli stessi della morfina e degli oppiacei.

In generale, le endorfine vengono prodotte dall’organismo quando ci si trova in uno stato di benessere psicofisico. La loro produzione è alquanto vasta se si pensa che si ricavano dall’alimentazione (cioccolato, peperoncino, zenzero, frutta secca, cannella), dagli olii essenziali, dalla musica, dal contatto con la natura, dai legami sociali e dall’esercizio fisico.

Volendo essere più precisi, la corsa è fondamentale perché:

  • riduce la comparsa di malattie cardiovascolari
  • previene l’obesità
  • regola il metabolismo
  • rinforza le articolazioni
  • riduce il rischio di osteoporosi
  • riduce il rischio di tumori
  • rallenta l’invecchiamento
  • contribuisce alla produzione di serotonina

Il contributo della corsa sulla memoria

In passato si credeva che i neuroni una volta distrutti non fossero più in grado di generarsi. Fu con la successiva scoperta del BDNF (brain-derived neurotrophic factor), ad opera di Rita-Levi Montalcini, che si scoprì che le cellule cerebrali erano soggette a neurogenesi, ovvero ad un programma di rigenerazione cellulare.

Le scoperte scientifiche odierne hanno constatato che questo processo è favorito anche da un’intensa attività aerobica, come la corsa. Molti di questi neuroni crescono all’interno dell’ippocampo, un’area del cervello deputata alla memoria e ciò potrebbe spiegare la motivazione per cui, quando si corre, le prestazioni mnemoniche aumentano. Anche i lobi frontali, responsabili delle facoltà decisionali, prendono parte a questo processo.

L’attività fisica, aumentando il flusso sanguigno verso certe aree rende la mente più abile a prendere decisioni e, quindi, a pensare in modo più chiaro.

Il running come strumento di conoscenza personale

Vedendo un corridore dall’esterno, chiunque è spinto a credere che la sua abilità scaturisca da un allenamento intenso e che, quindi, per essere dei buoni runner occorra soprattutto un’ottima preparazione fisica. Indubbiamente, l’allenamento è una parte integrante del processo ma non è l’unica. Per essere dei buoni corridori bisogna essere dotati di una mente libera. E per mente libera si intende uno spazio vacuo di pensieri al punto tale da creare una fusione perfetta tra testa e corpo, una dimensione in cui si intrecciano la sola forza fisica e quella mentale senza ricorrere all’aspetto cognitivo.

Il punto di partenza di un buon runner che si appresta a correre i suoi chilometri, infatti, è lasciare tutti i suoi pensieri e preoccupazioni a casa, per dare modo all’ambiente che lo circonda di entrare in perfetta empatia con lui.

Per lasciar comprendere al lettore quanto la corsa e la meditazione siano sinonimi basti pensare che persino la musica, a cui ricorrono in molti durante tale sport, sia addirittura bandita da una gara vera e propria poiché considerata doping in quanto ritenuta un punto di distacco tra chi corre e l’ambiente ospitante.

I più grandi atleti non raggiungono i traguardi solo con le loro gambe ma soprattutto con la loro testa, che interviene quando il fisico è sul punto di mollare. Ed è lì che il runner impara a conoscere sé stesso, a sfidare i suoi limiti, a comprendere che in un “esperimento” sportivo come la corsa non conta superare l’altro ma raggiungere sé stessi.