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La ricerca della felicità: lo stato di flow

La ricerca della felicità: lo stato di flow

La pandemia, la crisi di conflitto internazionale alle porte dell’Europa, la crisi ambientale e le evidenti manifestazioni del cambiamento climatico ci portano a doverci confrontare con diverse percezioni di mancanza e insicurezza (nell’ambito della salute, cambiamento dei comportamenti nelle relazioni sociali) e di vere paure (paura della morte, per l’integrità fisica, per le coltivazioni e per la casa).

Dagli anni ‘60 del secolo scorso, le popolazioni del mondo occidentale hanno iniziato gradualmente a credere che la vita sia facile e comoda. Ma oggi, a causa della guerra in Ucraina, molte famiglie potrebbero incontrare difficoltà a scaldarsi o ad avere cibo a sufficienza.

In questo contesto potrebbe apparire inopportuno parlare di ricerca della felicità.

Secondo la piramide dei bisogni di Maslow, infatti, se non sono soddisfatte le necessità di base (nutrirsi, avere una casa dove riposare e scaldarsi) le persone non sono attirate da altri obiettivi. Il primo scalino della scala dei valori per l’essere umano riguarda le necessità per la sopravvivenza. Svolgere un lavoro che piace e realizzarsi percorrendo una carriera in salita, evolversi culturalmente e spiritualmente sono obiettivi “alti” che non sono nei pensieri di chi lotta per vivere.

Il lavoro di Mihály Csíkszentmihályi sulla felicità

Nonostante queste valutazioni, credo opportuno ricordare gli studi di Mihalyi Csíkszentmihályi sulla felicità.

Mihalyi Csíkszentmihályi, psicologo di origini ungheresi, vissuto negli Stati Uniti, è considerato un una caposaldo della psicologia positiva. Ha elaborato negli anni ‘90 la teoria del “flow”, dell’esperienza ottimale, effettuando con i suoi collaboratori ricerche ed interviste a persone di tutto il mondo circa la qualità della vita.

Basandosi sulle risposte ottenute dagli intervistati, Csíkszentmihályi ha tentato di elaborare un insieme di principi e regole per migliorare la qualità della vita umana, in maniera attiva e propositiva, per costruire un ambiente più favorevole al benessere e alla felicità. Lo psicologo ungherese è convinto che non sono gli eventi esterni che ci forniscono la felicità ma è il collegamento con noi stessi.

Secondo l’indirizzo psicobiologico, infatti, la felicità non dipende da eventi esterni ma piuttosto da come li interpretiamo. Una condizione di felicità potrebbe essere associata a un contesto o ambiente specifico, a una situazione o al possesso di beni materiali e/o immateriali. Secondo Csíkszentmihályi non c’è da meravigliarsi se crediamo che il nostro destino dipenda soprattutto da fattori esterni.

Tuttavia, tutti abbiamo momenti in cui, invece di essere in balia degli eventi, sentiamo di avere il controllo, di essere padroni del nostro destino. Si tratta di un’esperienza che possiamo riconoscere da queste caratteristiche:

  • intensa concentrazione nell’applicarsi ad un’attività,
  • indifferenza rispetto al tempo che passa
  • assenza di pensieri disturbanti.

È un senso di soddisfazione e benessere interiore che ricordiamo con piacere e che rimane nella memoria per mostrarci come deve essere la vita.

La partecipazione come stile di vita: la visione della psicobiologia

Per lo psicologo e counselor Guido Morina, una condizione che si avvicini il più possibile alla felicità non è mai legata alla stasi, alla meditazione o alla semplice contemplazione, al lasciar fluire l’esistenza, limitandosi ad osservarla. Le persone che si considerano più soddisfatte della loro vita sono quelle che vivono un’esistenza piena, con imprevisti, novità e impegni e che hanno la sensazione di poter dominare la propria relazione con l’ambiente, guidarla ed incanalarla, anziché essere trascinati dal flusso in maniera passiva.

Emerge, quindi, che i momenti migliori sono caratterizzati dallo sforzo massimo di realizzare qualcosa di difficile e meritevole in cui sono impegnati mente e corpo. Se la felicità è un’esperienza in cui siamo soddisfatti del nostro essere, è una condizione che possiamo ricercare e perseguire  impegnandoci con determinazione.

Lo stato di flow

Csíkszentmihályi sostiene che le persone raggiungono la massima felicità quando sono in uno stato di flow, cioè di totale concentrazione e assorbimento in un’attività. Il flow (o esperienza ottimale) può essere ricercato con la consapevolezza e le giuste conoscenze, e diventare uno strumento per sbloccare risorse che consentono di dare il meglio di sé.

Lo stato più alto della felicità è, quindi, quando la vita stessa diviene una lunga esperienza ottimale in cui tutte le esperienze sono interconnesse e ordinate. Il flow è uno stato di pieno coinvolgimento nella vita, è uno stato di coscienza irrinunciabile per la nostra autorealizzazione. L’esperienza ottimale o esperienza di qualità ha alla base una buona consapevolezza di sé.

L’individuo diviene un tutt’uno con l’azione che esegue e con l’obiettivo che intende perseguire , dimenticandosi del resto e dello scorrere del tempo. Seguire l’approccio di Csíkszentmihályi può risultare molto utile in una realtà sempre più volatile, incerta e soggetta a repentini cambiamenti. La sfida quindi è riconoscere e ricercare un perfetto stato di equilibrio tra le nostre risorse e le richieste dell’ambiente.

Equilibrio che ci fa sentire comodi, ma non troppo, e pienamente coinvolti in ciò che facciamo.

Lo stato di flow e il piacere

L’agire non è funzionale solo al conseguimento di qualche obiettivo, ma è piacevolmente fine a sé stesso. La ricerca di questa esperienza, dello stato di flow, porta la persona a prendere una direzione verso sfide che lo impegnano e diminuiscono la disponibilità allo stress e all’ansia, prevengono la monotonia del vivere e addirittura modificano la percezione di fallimento dopo una caduta e l’impotenza che ne deriva.

Le esperienze ottimali cui fa riferimento Csíkszentmihályi non sono ricerca del piacere, ma ricerca di attività – che non sempre è fonte di piacere. Inizialmente, infatti, perseguire le esperienze ottimali può essere faticoso (es. una scalata, una traversata a nuoto, ma anche semplicemente un obiettivo lavorativo, un obiettivo di studio); eppure queste esperienze possono diventare i momenti migliori di una vita. Non è mai facile, infatti, acquisire il controllo della propria vita e può essere a volte doloroso.

Inseguire l’esperienza ottimale come scopo significa diventare più consapevoli di essere partecipi nel determinare il contenuto della vita stessa. E questo sentimento è molto vicino alla felicità. L’autore di “Flow: Psicologia dell’Esperienza Ottimale” ha previsto che bisogna muoversi oltre la “semplice” resilienza (ossia la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà) per sviluppare quell’anti-fragilità insita in ogni essere vivente, che quotidianamente potrà mostraci la via per trarre benefici dalle situazioni più imprevedibili e avverse.

L’esperienza del flow è stata studiata intervistando inizialmente degli “esperti” in materia come atleti, artisti, musicisti, maestri di scacchi e chirurghi. Lo psicologo e i suoi collaboratori hanno raccolto le loro risposte su cosa provavano mentre svolgevano la loro attività. Lo stato mentale di queste persone veniva descritto nello stesso modo: “uno stato in cui sei così coinvolto che sembra non conti altro”.

Ampliando il campo delle interviste, Csíkszentmihályi arriva a concludere che lo stato di flow non è prerogativa soltanto di alcune élite. La stessa esperienza era descritta con le stesse parole da persone appartenenti a ceti sociali, luoghi di nascita, culture e professioni molto diverse: donne anziane coreane, adulti indiani o tailandesi, adolescenti di Tokyo, pastori Navajo, contadini delle Alpi italiane o operai delle catene di montaggio di Chicago.

Le applicazioni del flow per Csíkszentmihályi

L’obiettivo delle applicazioni pratiche di ricerca dell’esperienza ottimale è principalmente quello di migliorare la qualità della vita.

E può essere utilizzato in vari ambiti:

  • nella formazione dei dirigenti d’azienda
  • nella produzione di prodotti e servizi per il tempo libero
  • nella rieducazione della delinquenza minorile nell’organizzazione delle attività delle case di riposo per anziani
  • nella terapia occupazionale delle attività dei portatori di handicap

Ricercare il flow non significa utilizzare le istruzioni come da un manuale, ma diventare consapevoli che per essere veramente soddisfatti non occorre raggiungere un’immaginaria perfezione (in termini economici, estetici o professionali), ma essere contenti della vita che si conduce.