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L’ansia: stimolo costruttivo e funzionale all’azione o disturbo emotivo limitante?

L’ansia: stimolo costruttivo e funzionale all’azione o disturbo emotivo limitante?

Il termine ansia, derivante dal latino “angere” (che significa “stringere”), è uno stato emotivo di irrequietezza, che insorge dalla previsione di un bene sperato o di un pericolo temuto, che accompagna i vari momenti della vita umana e può essere, perciò, considerato, come afferma Martin Heidegger: “una manifestazione fondamentale dell’essere al mondo” .

Che cos’è l’ansia?

L’ansia si configura come tensione psicologica, che mobilita l’attivazione delle risorse fisiche e mentali del soggetto, determinando un senso di apprensione e affannosa incertezza, dovuta ad un’eccessiva preoccupazione di ben figurare e di essere all’altezza dei compiti, che è necessario affrontare.

Si tratta di una situazione di “disagio” naturale, ma che aiuta, soprattutto, a portare a termine impegni di vario tipo e a qualificare la personale prestazione del soggetto, nello svolgimento di un determinato compito, senza esserne sopraffatto e senza produrre effetti invalidanti.

Essa assume una particolare tensione negli adolescenti, i quali, vivono il passaggio, dall’infanzia al loro stadio di sviluppo, con una forte intensità emotiva di tipo fisiologico, dovuta, da una parte ad alcune perdite, vissute come veri e propri “lutti” (la perdita del corpo infantile, la perdita del ruolo infantile, la perdita dei genitori infantilmente vissuti) e dall’altra alla ricerca affannosa di una nuova identità.

Di fronte a quest’ultima istanza, spesso, essi provano la sensazione di essere inadeguati e di non essere in grado di rispondere alle richieste di una società odierna, che conferisce grande significato a modelli proposti dai social e da loro idealizzati.

Tali modelli rappresentano, per loro, dei veri orizzonti “valoriali” di riferimento, a cui è necessario adeguarsi. In particolare assumono grande significato:

  • i rapporti interpersonali (accettazione, riconoscimento sociale all’interno del gruppo, popolarità, ecc.),
  • l’esaltazione dell’immagine, il superamento di vari ostacoli, i risultati scolastici, la qualità delle prestazioni sportive, i legami sentimentali; tutti elementi, questi, che vengono esaltati e amplificati, tra l’altro, dalle strumentazioni telematiche.

Le due funzioni opposte dell’ansia

Le manifestazioni d’ansia si manifestano, come è stato sottolineato, attraverso l’attivazione di un’espressione energetica particolare, che viene utilizzata per esprimere al massimo le personali potenzialità, in situazioni in cui l’attesa dell’evento (bene sperato o pericolo temuto) è proiettata verso un importante compito nuovo ed impegnativo da svolgere.

Si tratta di un’attesa preoccupata, molto diffusa nella società attuale (che interessa il 25% circa della popolazione), il cui vissuto si manifesta con alcune accelerazioni delle funzioni fisiche e mentali.

Modificazioni fisiche

  • si manifestano con l’accelerazione di alcune funzioni: tensione muscolare, arrossamento del viso, tremore, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, accelerazione del respiro, ecc.

Modificazioni mentali

  • caratterizzate dalla rappresentazione di immagini e ricordi riferiti alle esperienze passate, senso cosciente di allarme e pericolo, la sensazione di essere giudicati, accentuazione dell’attenzione e della concentrazione, messa in atto dei meccanismi di difesa, ecc.

L’ansia come giusta pre-occupazione

In un modo di vivere positivo, anche se con un significativo coinvolgimento emotivo, ma entro certi limiti tollerabili, questo stato d’animo previsionale si configura come giusta pre-occupazione, che riguarda l’immaginazione del futuro evento (esame da affrontare, gara sportiva da disputare, impegni scolastici e lavorativi, ecc.) e dipende, in gran parte, dalla personalità di ogni individuo e dal senso di autoefficacia, maturato nelle esperienze passate, ma, soprattutto dalla sensazione ottimistica di conseguire i risultati attesi.

Questa situazione è, perciò, inquadrabile in una dimensione fisiologica, necessaria e transitoria, che accompagna ogni prova importante da affrontare, per cui, in questo caso, l’ansia agisce da pungolo per risolvere un problema o per eliminare una minaccia e, più in generale, per motivare nuovi apprendimenti e per rendere più dinamico il comportamento.

L’ansia come fonte di frustrazione e disagio

Al contrario, quando l’ansia anticipatoria diventa estremamente intensa e tende a prolungarsi in modo accentuato, per quantità e qualità, si configura, come una spiacevole rappresentazione di scenari futuri negativi.

Le conseguenze portano, così, il soggetto a uno stato di ”frustrazione”, dovuta a particolari impedimenti di vario tipo, riferiti alla persona stessa (cause organiche o psichiche), nonché all’ambiente familiare e sociale, che non gli permettono di giungere allo scopo finale dell’azione e di risolvere lo stato di tensione, che ostacola o pregiudica il sentimento e il desiderio di autoaffermazione (self efficacy).

La persistenza e l’intensità della frustrazione, causata dalla consapevolezza/previsione che i bisogni o i desideri potranno non essere soddisfatti o non adeguati alle attese, può determinare una tensione interna, che non permette al soggetto di dare risposte adeguate a risolvere, in modo positivo, le situazioni problematiche.

In questo caso prende, sempre più, forma e consistenza, il fenomeno ossessivo dell’ansia di prestazione (nello studio, nel lavoro, nello sport), la quale si configura come una serie di manifestazioni somatiche particolarmente vistose, caratterizzate da una persistente agitazione e da una inquietudine interiore, inquadrabile in un quadro clinico vero e proprio e, quindi, inseribile nell’ambito dell’ansia clinica o patologica.

Ne consegue che, in questo caso, l’azione prevista si rende meno efficace, complicando o ridimensionando, in modo serio, la sua realizzazione, causando, nei casi più gravi, una forma di sofferenza psicologica, che può sconfinare nell’angoscia (dal latino “ango” = “stringere”, “soffocare”, “agitare”), il cui disturbo, di natura nevrotica o psicotica, determina una condizione di passività e di fuga dalla realtà (evitamento), che, spesso, trasmette la noia e la fatica di vivere.


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Paura e angoscia

A differenza della paura, intesa come emozione primaria di difesa, che è sempre paura di qualcosa di determinato e definito, di cui si ha timore, l’angoscia non si riferisce a qualcosa di preciso, ma designa lo stato emotivo della realtà umana e riguarda ciò che è possibile che accada, che si presenta, cioè, come un’attesa di una certa situazione di un possibile pericolo, che si può presentare.

Inserendo il discorso in una dimensione psico-pedagogica, tra le varie forme di angoscia, inseribili nel campo d’intervento della psichiatria e della psicoterapia (nevrosi d’angoscia, angoscia reale, angoscia automatica, il segnale d’angoscia, ecc.) è utile segnalare l’angoscia dell’ “abbandono” (Umberto Galimberti, Enciclopedia di Psicologia, Garzanti, 1997), particolarmente presente nel mondo infantile e adolescenziale e, spesso, determinata da forme di distacco o “latitanze affettive” da parte dei genitori (soprattutto da parte della madre), ma anche dal gruppo dei pari, già dalla prima fase dello sviluppo.

L’angoscia dell’abbandono riguarda, comunque, anche altre categorie, come quelle della terza età, in cui le persone anziane perdono il senso del proprio ruolo, e il distacco dei legami socio-relazionali con i propri familiari, accompagnati dal terrore di essere dimenticate e lasciate sole.

Angoscia e nuove dipendenze

Un’angoscia sempre più frequente e, attualmente, sempre più diffusa, è, inoltre, quella collegabile all’uso incontrollato e maniacale degli strumenti digitali, la cui esposizione continua e persistente, produce una forma ossessiva di “attaccamento” (sindrome da computer) nei confronti del mondo virtuale, creando preoccupanti forme di dipendenza e di distacco dal mondo reale.

Tale distacco produce effetti preoccupanti a livello comportamentale (il primo fra tutti la compromissione della salute psico-fisica e le sofferenze dovute all’astinenza).

A titolo di esempio, si sottolinea che l’uso eccessivo, smodato e compulsivo dei mezzi telematici, può produrre, in alcuni casi, la dipendenza patologica causata dall’uso/abuso:

  • di Internet, il cui disturbo viene definito col termine: IAD (INTERNET ADDICTION DISORDER)
  • dei giochi virtuali, il cui uso continuativo e incontrollato, oltre i limiti accettabili, può causare il quadro patologico, definito COMPUTER ADDICTION (dipendenza dai giochi virtuali, in cui il soggetto partecipa costruendosi un’identità fittizia).

Le considerazioni sopra esposte, pur, nella loro descrizione ridotta e, necessariamente limitata ad alcuni tratti essenziali, hanno lo scopo di stimolare una seria riflessione, da parte dei soggetti impegnati nel campo dell’educazione e delle istituzioni preposte, che, soprattutto a livello scolastico, occorre elaborare una progettualità mirata sull’educazione emotiva, oggi, particolarmente necessaria, per aiutare le nuove generazioni a gestire in modo equilibrato, maturo e meno “angosciato” le loro esperienze di vita e, quindi il loro modo di navigare nel mondo, aiutandoli a sviluppare, in modo personale, originale ed autonomo, il loro modo di pensare, sentire ed agire.