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Disturbi dell’apprendimento motorio e delle capacità coordinative

Disturbi dell’apprendimento motorio e delle capacità coordinative

Il significato e l’importanza delle capacità coordinative

Le capacità coordinative, insieme alle capacità condizionali (forza, rapidità, resistenza), appartengono all’insieme delle capacità motorie riguardanti l’idoneità e l’attitudine a svolgere determinate azioni.

Coordinare vuol dire ordinare, in un complesso unitario, diversi atti motori o elementi dell’atto motorio (organizzazione, regolazione, controllo), rispetto ad un obiettivo che si è stabilito e che si cerca di raggiungere, attraverso il movimento.

Le capacità coordinative, che investono la dimensione intellettiva, cognitiva ed emozionale della persona, sono le capacità poste alla base dell’apprendimento motorio e rappresentano quegli obiettivi trasversali che, nell’ottica di una programmazione a lungo termine, permettono la strutturazione delle competenze motorie.

Attraverso la coordinazione, come afferma Mechling (1999) si sviluppa “la capacità di integrare il sistema sensoriale, il sistema nervoso e il sistema scheletro-muscolare in ordine al controllo delle parti del corpo”.

Il contributo della psicologia dello sviluppo

La psicologia, nell’esaminare l’evoluzione del pensiero del bambino e le sue modalità di affrontare, risolvere e vivere le diverse situazioni della vita, sottolinea le relazioni esistenti tra le diverse aree che compongono la persona: cognitiva, affettiva e motoria, che sono coinvolte in un complesso pattern di un movimento.

Queste capacità fisiche, affettive, coordinative, cognitive informative, bioenergetiche, metodologiche «…consentono al soggetto di affrontare con buone probabilità di successo un’ampia varietà di compiti o di situazioni» (Boda e Récopé, 1991).

Il processo di apprendimento motorio si realizza, come per l’apprendimento cognitivo, in relazione alla capacità di percezione, elaborazione e interpretazione degli stimoli, all’influenza dei fattori motivazionali ed alle caratteristiche del feedback.

Sviluppo motorio e capacità coordinative

Lo sviluppo delle attività motorie risulta particolarmente efficace in alcuni periodi del processo di crescita ed, in particolare, in quella fascia di età definita “sensibile” (compresa tra i 6 anni e gli 11 anni), che è fondamentale per la coordinazione dei movimenti. Il mancato sviluppo della abilità motorie e delle capacità coordinative in questo periodo, infatti, è ritenuto una perdita difficilmente colmabile in età successiva.

Lo sviluppo l’ampliamento e il consolidamento delle capacità coordinative (allargamento della mappa motoria), costituiscono, inoltre, i prerequisiti fondamentali per lo sviluppo delle abilità motorie ed, in particolare, di quelle collegate ai gesti tecnici in campo sportivo.

Le abilità sono le azioni motorie concrete, stabilizzate, in parte automatizzate, in cui assume molta importanza la dimensione tecnica dell’esecuzione, a differenza delle capacità motorie, che rappresentano i presupposti base per lo sviluppo delle attività (potenzialità personali).

Infatti, proprio l’abilità motoria viene definita da Magill (2001) come “il compito che richiede un movimento volontario del corpo o degli arti per raggiungere uno specifico obiettivo di successo”.

Le abilità motorie, che rappresentano, dunque, il risultato finale di un processo di apprendimento, si sviluppano a seguito delle esperienze effettuate e al progressivo affinamento della precisione e della coordinazione dei movimenti.

Tanto maggiore è il numero delle esperienze motorie già vissute, tanto maggiore sarà la capacità di costruirne delle nuove e più evolute.

L’educazione motoria deve, quindi, rappresentare un obiettivo irrinunciabile della scuola primaria e prima ancora nella scuola dell’infanzia, nella consapevolezza che “corpo e mente” sono due aspetti inscindibili della persona e che una crescita armonica si realizza solo attraverso lo sviluppo integrato e non dicotomico delle due dimensioni.


Il ruolo centrale della scuola nello sviluppo psico-motorio del bambino è approfondito nel corso online L’importanza della psicomotricità educativa nel contesto scolastico.


Il disturbo evolutivo della coordinazione motoria (DCD, Development Coordination Disorder)

Quando si presentano situazioni di limitazione o di arresto nel naturale sviluppo delle capacità motorie, si verificano alcuni disturbi, che possono assumere varie caratteristiche e diversi livelli di difficoltà, dal punto di vista dell’efficienza e dell’efficacia delle azioni motorie.

Il Disturbo evolutivo della coordinazione motoria o della funzione motoria, il cosiddetto DCD (Development Coordination Desorder), è un disturbo di apprendimento non verbale di grande importanza che, sulla base di alcune ricerche, colpisce il 5-6% dei bambini (Roberto Militerni, 2015).

I bambini con questo disturbo presentano una difficoltà nell’organizzazione e nel controllo del movimento finalizzato che, normalmente, si presenta come una forma di esecuzione goffa e poco economica dei movimenti, i quali risultano lenti, poco precisi e fluidi e scarsamente controllati, nella direzione, nella velocità, nell’intensità e nella durata dell’esecuzione.

Come riconoscere il DCD

Il suo riconoscimento avviene di solito quando il bambino fa i primi tentativi basati sugli schemi motori di base (camminare, correre, lanciare), ma che riguardano anche altre situazioni, come la discriminazione senso-percettiva, il controllo dell’equilibrio statico e dinamico, il calciare una palla o, più semplicemente, l’uso della forchetta, l’abbottonarsi i vestiti, la cura dell’igiene, ecc.

Tali difficoltà spesso inglobano e precludono molte componenti, comprese le normali “modalità di apprendimento” che possono apparire alterate fin dalle fasi iniziali dello sviluppo del bambino.

Alcuni studiosi ritengono, infatti, che questo tipo di disturbo, derivi da anomalie nell’elaborazione cognitiva, che si trova, spesso, in associazione con i “disturbi di apprendimento” (Lazarus, 1990) e con i “disturbi dell’attenzione” (Kadesjo and Gillberg, 1998).

Talvolta, infatti, associate al “DCD”, è possibile riscontrare “difficoltà linguistiche e di scrittura” (in particolare per quanto riguarda l’articolazione del linguaggio).

Soprattutto nella prima infanzia, la possibilità di riscontrare un coinvolgimento neurologico come concausa o causa di difficoltà di sviluppo motorio, secondo Roberto Militerni (2015), è piuttosto alta (circa il 15% dei disordini evolutivi sono motori).

La funzione motoria non ha sede in un’unica area cerebrale, ma in più regioni e in numerose e importantissime connessioni tra aree cerebrali diverse, la cui maturazione continua sino almeno fino all’adolescenza (Cermak, LarKin, 2001).

La precocità dell’intervento, trova la sua ragione negli elementi di neurofisiopatologia maturazionale, concernenti i fenomeni riparativi precoci del SNC, i quali aumentano la probabilità di un adeguato sviluppo neuro-psicomotorio (G. Civitenga, 2006).

Come intervenire: indicazioni di massima per un trattamento mirato

In base a quanto esposto, si è acquisita la consapevolezza che un intervento mirato andrebbe fatto nelle prime fasce di età (3/6 anni) per prevenire e meglio predisporre un armonico sviluppo psico-motorio, in quanto, benché le accertate disfunzioni (DCD) non possono essere espresse con certezza prima dei 7/8 anni, un intervento precoce potrebbe ridurre l’insorgenza del disturbo motorio negli anni successivi, per poi focalizzarsi con molta più incidenza nel periodo di sviluppo coincidente con gli anni della scuola primaria.

Il disturbo della coordinazione motoria, se identificato, diagnosticato e trattato nei giusti tempi, ha, dunque, buone possibilità di miglioramento.

Il trattamento di questo disturbo deve essere eseguito da un terapista della neuro- e psico-motricità dell’età evolutiva, facendo ricorso ad una terapia facilitante e motivante, come quella dei giochi di movimento, in cui siano curati, in particolare, gli schemi motori di base e le discriminazioni senso-percettive.

Un ruolo fondamentale, in questa forma di intervento, sarà giocato dalla componente emotiva e socio–affettiva, in grado di sollecitare le motivazioni, il desiderio e il piacere di apprendere.

In ogni caso, sarà necessario che questa azione didattico-educativa sia supportata da professionisti qualificati, che seguono e curano i diversi settori dello sviluppo (neuropsichiatri infantili e psicologi dell’età evolutiva).