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Disabilità intellettiva: strategie didattiche, modalità di intervento educativo e buone pratiche in ambito scolastico

Disabilità intellettiva: strategie didattiche, modalità di intervento educativo e buone pratiche in ambito scolastico

I diversi fattori psicologici, fisici e sociali agiscono sullo sviluppo della personalità dell’individuo: anche le persone con lo stesso quoziente intellettivo possono presentare differenti funzionamenti cognitivi e problematiche varie negli ambiti di vita più disparati.

Questi fattori danno vita ad una sorta di condizione eterogenea all’interno di una stessa situazione, dove emergono non solo i punti di forza, ma anche i punti di debolezza specifici di ogni individuo.

La scuola ha il compito di favorire l’acquisizione di livelli diversificati di autonomia personale, intesa come la capacità di prendere decisioni e di fare scelte, sia dal punto di vista personale e sia dal punto di vista affettivo – relazionale.

Disabilità intellettiva: quale contributo dalla scuola?

Secondo il DSM5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la disabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) è un disturbo con esordio nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia intellettivo che adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici.

L’apprendimento scolastico è un processo articolato all’interno del quale vi contribuiscono diversi fattori:

  • cognitivi;
  • linguistici;
  • motori;
  • affettivo-relazionali.

Il compito della scuola, nella formazione dell’alunno con disabilità, è di fondamentale importanza. La scuola deve intervenire e contrastare la condizione di svantaggio personale correlato alla disabilità, con lo scopo di abbattere le barriere fisiche, psicologiche e sociali che impediscono allo studente di vivere in maniera positiva tutte le fasi di strutturazione della propria identità.  

Leggi anche: Didattica inclusiva: soddisfare il bisogno di autostima e realizzazione

Il contesto scolastico supporta l’instaurarsi di rapporti significativi con gli altri (Zanobini, Usai, 2019) e consente la strutturazione di un processo di apprendimento che:

  • potenzi al massimo le capacità cognitive, comunicative e socio-relazionali dell’alunno;
  • favorisca l’acquisizione di competenze metacognitive.

Questi processi possono essere messi in pratica anche attraverso percorsi didattici differenziati, rispettando i tempi individuali degli alunni.

Le possibili strategie didattiche per gli studenti con disabilità intellettiva

Il ricorso a specifiche strategie didattiche potrebbe migliorare i risultati degli studenti con disabilità intellettiva. In particolare, l’insegnamento strategico e metacognitivo rappresenta un prezioso supporto al processo di apprendimento dell’alunno con una disabilità cognitiva.

Nei confronti dello studente con disabilità intellettiva, la scuola in cui egli è inserito ha il dovere di adottare le strategie più opportune, di differenziare e personalizzare i percorsi di apprendimento. L’obiettivo è quello di consentire al discente di strutturare un’adeguata immagine di sé e di riconoscere e accettare gradualmente le difficoltà e i limiti legati alla sua disabilità.

Riconosciute le maggiori difficoltà, gli studenti imparano meglio se si sentono protagonisti e costruttori attivi del proprio apprendimento e non semplici oggetti passivi.

Per un alunno con disabilità intellettiva le cui criticità relazionali, la scarsa tolleranza alla frustrazione e la bassa autostima sono spesso la conseguenza delle sue difficoltà, è importante progettare interventi e percorsi che gli consentano di minimizzare le ricadute negative legate all’apprendimento e arricchire quanto più possibile il suo stato di benessere scolastico.

Risulta di fondamentale aiuto l’offerta di compiti adeguati (o da loro ritenuti tali) alle proprie capacità: infatti è necessario ricordare la tendenza di queste persone a evitare attività ritenute troppo difficili per timore dell’insuccesso (Vianello, 2018).

L’importanza della metacognizione nei processi di apprendimento

Diversi studi condotti da Cornoldi e Vianello hanno evidenziato la stretta relazione che esiste tra lo sviluppo delle competenze e delle conoscenze metacognitive relative alla memoria e lo sviluppo dell’intelligenza (Vianello, Cornoldi, 2000).

Questi studi hanno evidenziato che adeguati training messi in pratica con gli studenti con disabilità intellettiva, possono portare a risultati positivi e incoraggianti. Con queste modalità, il soggetto con disabilità svolge un ruolo attivo all’interno del processo riabilitativo. Lo studente, infatti, diventa il vero protagonista e costruttore dell’apprendimento.

L’insegnante deve restituire sempre un feedback rispetto alle attività svolte dagli studenti, non in termini di premio che porterebbe ad incrementare solo la motivazione implicita, ma in termini di consapevolezza dei risultati dei propri sforzi, con lo scopo di potenziare:

  • la motivazione intrinseca;
  • l’autostima;
  • il senso di auto-efficacia. 

Le strategie di apprendimento  (Vicari, Caselli, 2002) hanno strette connessioni motivazionali, nello specifico:

  • un locus of control interno;
  • un’alta autostima;
  • la tendenza ad attribuire il successo all’impegno;
  • forti credenze relative alla modificabilità cognitiva;
  • un sentimento positivo di auto-efficacia.

Questi sono solo alcuni dei risultati delle modalità strategiche di apprendimento.

Per approfondire: Seminario Gratuito Online: La didattica efficace e metacognizione 

L’esperienza scolastica come momento di crescita personale e sociale

L’esperienza scolastica rivolta all’apprendimento è per tutti gli studenti, e in particolare per gli studenti con disabilità, un momento fondamentale della crescita personale e sociale.

Di fatti, è proprio a scuola che cominciano a prender vita quei percorsi di autonomia cognitiva, personale, sociale e affettiva che possono aprire delle prospettive per il futuro. È possibile raggiungere questi risultati solo attraverso una effettiva e diffusa capacità adattiva del soggetto all’ambiente circostante.

L’intervento della scuola, dunque, dovrebbe incoraggiare il rafforzamento di una positiva immagine di sé per mezzo di processi costruttivi di identificazione con i propri coetanei e con le figure adulte, in un clima relazionale di accoglienza e di inclusione.