Il termine “emozione” indica stati affettivi intensi di breve durata, mentre il termine “sentimento” e “umore” si riferiscono a stati affettivi di bassa intensità, durevoli e pervasivi.
Emozioni e cervello
Una distinzione importante nell’ambito della competenza emozionale riguarda la capacità di manifestare le emozioni e riconoscere gli stati emotivi negli altri.
L’emisfero destro mostra una netta superiorità per quanto concerne le competenze emotive, sia per quanto riguarda la manifestazione delle emozioni, sia per quanto riguarda il riconoscimento.
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Emozioni e postura
Vi è un rapporto molto stretto tra postura corporea e stato d’animo, e ogni diversa posizione rivela molto si più di quanto si pensi su chi la assume.
Ad esempio, gli individui che sono depressi, hanno una postura definita “ipercifotica” nel senso che hanno le spalle curve, che conferiscono una posizione cadente. Questo rifletterebbe la tendenza ad abbattersi, a non attivarsi, preferendo l’immobilità e la paralisi.
Gli indicatori fisici delle emozioni
La bocca è l’indicatore più importante per la felicità e il disgusto; la fronte lo è per la sorpresa e gli occhi per la paura e la tristezza. Il riconoscimento corretto della rabbia richiede invece l’integrazione delle informazioni fornite da tutti gli indicatori del viso.
Voce
Un mezzo per esprimere uno stato emotivo è costituito dal linguaggio, ed in particolare dall’intonazione, e gli aspetti prosodici del parlato (altezza della voce, velocità, timbro, pause).
La voce è uno dei segnalatori di emozione più difficile da manipolare: la relazione tra emozione e voce, infatti, è basata sull’assunzione che le reazioni fisiologiche tipiche di uno stato emotivo, modificando il respiro, la fonazione e l’articolazione dei suoni, producano delle variazioni apprezzabili negli indici acustici rilevabili nella produzione del discorso.
Emozioni molto attivanti producono una parlata rapida con alte frequenze e più ampia estensione della voce, mentre le emozioni a bassa attivazione si associano ad una voce più lenta e con basse frequenze.
I parametri acustici più informativi sono il tempo e l’intonazione.
Il controllo delle espressioni facciali
La persistenza delle espressioni facciali varia da ½ a 4 secondi per un’espressione spontanea; la sorpresa ha la durata più breve, mentre la rabbia e la paura possono perdurare piuttosto a lungo. Se un’espressione dura meno di ½ o più di 4 è quasi certamente una contraffazione.
Un’altra caratteristica dell’espressione contraffatta è la sua latenza. La comparsa dell’espressione simulata è molto più lenta di quella spontanea e inoltre è asimmetrica e coinvolge più i muscoli della parte sinistra che quelli della parte destra del viso.
Anche il sorriso voluto intenzionale è asimmetrico sul lato sinistro a differenza di quello spontaneo.
I “sorrisi di circostanza” hanno elementi caratteristici: spesso sono statici e permangono molto a lungo sul viso, vanno e vengono con grande rapidità e mettono in moto solo i muscoli della bocca ma non fanno contrarre i muscoli intorno agli occhi, come succede invece nel sorriso spontaneo.
Per capire se l’emozione espressa è simulata, è bene fare attenzione alla voce, al corpo e alle eventuali incongruenze tra le fonti di informazioni.
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L’ambivalenza emotiva
Una fonte di ambivalenza è il contrasto tra ciò che proviamo e ciò che dovremmo provare ed esprimere. Le conseguenze di vivere tale esperienza sono la frustrazione, la confusione, l’incertezza e il blocco dell’azione.
Come possibile via di fuga, adulti e bambini possono reprimere un lato dei loro sentimenti ambivalenti (di solito, il sentimento negativo).
Un certo grado di ambivalenza è una caratteristica normale degli individui e diventa patologica solo se espressa in contesti non adeguati o in misura eccessiva.
I bambini piccoli non sono in grado di ammettere che una persona possa provare emozioni opposte simultaneamente. Le loro reazioni del tipo tutto-niente precludono ai bambini la possibilità di riconoscere di amare ancora l’amico che gli ha rotto il gioco. L’ambivalenza giunge ad essere riconosciuta e compresa solo verso l’adolescenza, quando si sviluppa la capacità di integrare questi diversi aspetti (non tenuti distinti provandoli in sequenza o in alternanza).
L’ambivalenza si manifesta anche in un particolare sorriso, quello in cui si distoglie lo sguardo un istante prima che il sorriso si apra completamente.
Esprimere le emozioni
Spesso le emozioni sono represse, bloccate, dimenticate. Per questo è importante insegnare a non fuggirle, reprimerle, riconoscerle, ma a farle fluire liberamente verso l’esterno.
Tra i segni più importanti di un’avvenuta scarica emotiva ci sono lo sbadiglio e lo starnuto. Sbadigliare, in particolare, favorisce un rilassamento profondo e quando succede, dopo una scarica emotiva, va incoraggiato.
Manifestare in modo teatrale un’emozione può bloccare di fatto l’accesso ad un’interiorizzazione più profonda e ad un contatto profondo con noi stessi. La nostra storia è scolpita nel corpo ed emozioni represse, favoriscono l’accumulo di adrenalina in punti specifici del corpo.
Consapevolezza emotiva
Per sviluppare la consapevolezza emotiva bisogna non temere più il dolore e la perdita del controllo. Quando si riesce a convivere con il disagio emotivo, infatti, si possono ricordare eventi dolorosi senza esserne sopraffatti.
La rabbia, ad esempio può essere vissuta fisicamente come calore o tensione allo stomaco, torace o alla gola. Il dolore si può sentire come fitta al petto o un peso che grava su tutto il corpo, mentre la gioia si percepisce come un senso di leggerezza. L’amore si percepisce nella zona del cuore.
Esercizio per potenziare la consapevolezza emotiva
- creare un ambiente comodo (non eseguire prima di andare a letto perché è necessario tornare alle attività quotidiane;
- contrarre e rilassare ogni parte del corpo; effettuare respiri profondi;
- esaminare il corpo per determinare dove si stiano accumulando le sensazioni più intense (es: caldo, formicolio, senso di pesantezza);
- concentrarsi per 5 o 10 minuti;
- tornare al mondo reale; indirizzare pensieri ed attenzioni verso le attività quotidiane.
Alla fine dell’esercizio, chiedersi: sei un’emozione nuova? Quanti anni hai? Quando ti ho vissuta per la prima volta? Ti percepisco spesso o solo occasionalmente? Quale è la natura di questo sentimento? È tristezza o dolore e perché? Ira o rabbia? Paura o affetto e perché?
Il traguardo dovrebbe essere quello di tradurre le sensazioni in sentimenti ben identificabili.
Per approfondire: CORSO ONLINE – L’esplorazione del mondo emotivo: l’ABC delle emozioni
L’accettazione dei sentimenti e delle emozioni
Accettare i sentimenti non significa subire passivamente, ma abbracciare ogni sentimento perché fornisce informazioni, significa capire che le emozioni si possono sopportare totalmente.
Per quanto riguarda il comportamento, l’indicatore più comune della mancanza di accettazione è l’attività compulsiva (es.: bere, fumare, tv).
Ogni comportamento ripetitivo dovrebbe essere guardato con sospetto, dal mangiarsi le unghie all’incapacità di stare fermi: tollerate pause nella conversazione o dovete riempirle tutte? Evitate di stare a casa da soli o quando lo fate vi attaccate al telefono o tenete lo stereo acceso o la tv tutto il tempo? Questi segnali sono spie di emozioni che non desiderate provare.
Le nostre emozioni più difficili da gestire finiscono con l’essere distorte dal pensiero e perpetuate. La rabbia ad esempio, si trasforma in senso di colpa. Allo stesso modo tristezza ed ansia non vissute tendono a comparire sotto forma di vergogna (“non dovrei essere depresso quando c’è tanta gente che sta peggio di me“).
Capiamo di aver raggiunto l’accettazione emotiva se siamo tolleranti e calmi quando siamo colpiti da un flusso di ricordi emotivi e quando le emozioni intense non ci spaventano più e non ci limitano più.
Superare l’intensità emotiva con l’accettazione è impegnativo, ma la risata può rappresentare un alleato fondamentale. L’ironia, infatti, ci aiuta a sopportare.