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L’educazione delle bambine oltre gli stereotipi

L’educazione delle bambine oltre gli stereotipi

Irina Bokova, direttrice generale dell’Unesco, spiega che per il superamento delle differenze di genere, specialmente nel campo scientifico, «bisogna cominciare fin dall’infanzia». Quindi per eliminare questi stereotipi è necessario educare o meglio accompagnare le bambine e i bambini alla scienza a partire dalla più tenera età, proponendo un lavoro congiunto tra la famiglia e le varie istituzioni scolastiche che dovranno impegnarsi soprattutto nello sviluppo dell’autostima e della percezione del sé delle bambine.

Il ruolo della famiglia nell’educazione delle bambine

La famiglia ha il compito di far interiorizzare ai bambini norme di condotta positive. Tuttavia è essa stessa che per prima deve liberarsi da tali credenze per evitare di dare norme di condotta negative.

A proposito di questo, un episodio degno di nota è accaduto a Controvento in provincia di Benevento. La libraia desiderava aiutare il suo acquirente a prendere un libro e quando gli ha chiesto se volesse un libro di scienza, l’acquirente ha risposto :«No, grazie è per una femmina». La sorella della libraia allora, decisa a sfatare questo mito, ha posto un cartello fuori dalla sua vetrina il quale affermava che avrebbe offerto  un caffè a chiunque avesse comprato un libro di Scienze per una bambina. I caffè offerti non sono stati molti. Questo spiega quanto il modello antico del genere femminile dedito ai lavori di cura sia ancora molto presente nel ventunesimo secolo e quanto la consapevolezza del ruolo che la famiglia potrebbe avere nell’educazione sia quasi assente.

Come aiutare le bambine a superare gli stereotipi?

Dunque per liberarsi da credenze dettate da una cultura antropocentrica è necessario che la bambina abbia una forte percezione di se stessa come individuo intelligente ed è dunque auspicabile che la famiglia, andando contro le immagini di donne legate a professioni di cura o all’idea che le donne abbiano valore solo in base alla bellezza, le insegni a coltivare altre qualità.

Qualità quali l’autostima, la percezione di sé, il pensiero critico, la risoluzione dei problemi e soprattutto la resilienza intesa come «Capacità umana di base […]per la vita che  permettono a una persona, un gruppo, a una comunità di pervenire, minimizzare o superare le avversità» in modo tale che i bambini e in particolare le bambine, incoraggiati dalla famiglia diventino soggetti capaci di far fronte alle difficoltà, coraggiosi, indipendenti e che non abbiano paura di affrontare tutte quelle situazioni a cui potrebbero essere sottoposti. In particolare, tramite lo sviluppo di queste capacità, si trasmette alle bambine l’idea che possono riuscire in ambiti differenti da quelli che la cultura si aspetta da loro. E quindi aiutarle ad interessarsi all’ambito scientifico.


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La percezione di sé nelle bambine

Altra questione da tenere in considerazione è la percezione che spesso le bambine hanno di loro a prescindere dall’ambiente famigliare in cui vivono.

Innanzitutto dai zero ai tre anni i bambini scoprono se stessi e l’altro come entità distinte ed il sesso d’appartenenza. Intorno ai tre e quattro anni si rendono conto della costante del sesso che non può cambiare nell’arco della vita. È proprio in questa fase che ci si lascia influenzare dagli stereotipi e dalle credenze insiti nella cultura.

Verso i cinque anni si sente l’esigenza di rafforzare la propria identità adeguando i comportamenti in base a ciò che fino a quel momento si è riscontrato. Questa è la fase più delicata dove la famiglia deve insegnare oltre che ad essere anche la possibilità di diventare. Quando questo non accade o si riscontrano difficoltà le bambine in particolare ne risentono molto.

Cosa ci dice la scienza?

Da un esperimento svolto da alcuni scienziati americani e pubblicato sulla rivista Science si evince che sono proprio le bambine a considerarsi meno in gamba dei bambini. Questo esperimento è stato svolto su 96 bambini: 48 maschi e 48 femmine di 5, 6 e 7 anni. Esso consiste nel raccontare una storia il cui sesso del protagonista non è esplicitato, il protagonista è davvero in gamba e compie imprese straordinarie.

Alla fine si chiede ai bambini a quale sesso appartenga il protagonista citato. I bambini intorno ai 5 anni tendono a paragonarlo al proprio ma già verso i 6-7 anni le bambine tendono ad identificare il protagonista come un maschio.

Un altro esperimento consiste nel presentare dei giochi per persone molto in gamba o per persone che s’impegnano tanto e anche qui intorno ai cinque anni le bambine scelgono giochi per persone in gamba e intorno ai sette anni accade qualcosa per cui le bambine partecipavano a giochi per persone che s’impegnano come se «L’autostima dal punto di vista delle proprie capacità diminuisse» e per questo è necessario un lavoro che parta dalla famiglia fino ad arrivare all’Istruzione.