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Il talento: cos’è e come coltivarlo

Il talento: cos’è e come coltivarlo

Il talento è un’abilità dai tratti eccezionali che distingue in maniera singolare un individuo, e su questo non v’è dubbio. Nell’accezione comune, si connota tra quelle caratteristiche riservate a pochi eletti che nascono con delle particolari ed eccezionali predisposizioni, ma è corretto solo in parte.

Etimologia della parola “talento”

Cerchiamo di capire l’etimologia del termine, trae origine dal greco τάλαντον, sostantivo che potremmo tradurre come bilancia, talento, somma di denaro. Il termine talento divenne nell’antichità una moneta, un’unità di misura convenzionale di metalli preziosi, rappresentava dunque peso e valore.  

Anche nel  Vangelo di Matteo (25, 14-30) se ne parla con la famosa Parabola dei Talenti che tutti conosciamo ma ne riporto comunque un rapido sunto.  

 “Un padrone in partenza per un viaggio affida i suoi beni a 3 servi, ad ognuno in base alle proprie capacità, ad un servo affida cinque talenti, ad un altro due ed al terzo uno solo. I primi due servi investono  i talenti ricevuti e li raddoppiano, il terzo invece lo nasconde sotterrandolo e così non ne ricava alcun frutto. Al suo ritorno il padrone, elogia l’operato dei primi due servi e condanna il comportamento dell’ultimo”. La morale di questa parabola è che i doni che ci sono stati dati e che possediamo, ognuno per le proprie capacità, vanno coltivati e “fioriranno”.  La parabola ci insegna che il talento è ricchezza e capacità di generare ricchezza, e rappresenta la nostra unicità.

Talento e allenamento

Ci sono persone di grande talento che, apparentemente, potrebbero non far nulla poiché già dotate, come si suol dire. Ma non è così: anche in questo caso hanno bisogno di allenarlo, di prepararsi, di andare sempre oltre i propri limiti affinché esso cresca di valore.

Il talento ha differenti facce e ognuno di noi ha delle doti che partono dall’inclinazione, abilità, competenza, maestria, talento. La differenza che passa tra una inclinazione e il talento, è la scelta: scegliere di coltivare quella abilità, di aver fiducia in sé stessi cioè affidarsi alle proprie doti, riconoscerle in primis e poi coltivarle, dedicare tempo ed energie alle risorse personali, importante è tentare e ritentare, sperimentare, vedendo l’errore non come un fallimento ma come una preziosa opportunità per comprendere la giusta direzione.

Al talento si arriva, dunque, sperimentando e con la ripetizione, c’è un’indispensabile relazione tra quante volte sperimentiamo e ripetiamo la nostra abilità e il talento, che ha infatti bisogno di tempo perché possa maturare e progredire. Si può quindi parlare di un quantum: più tempo ho vissuto quel talento e più ne ho.

C’è poi la parte relativa alle qualità, il talento da solo non ce la fa deve essere supportato da altre abilità, ce ne sono tante che gli sono necessarie per essere vissuto. Può essere paragonato ad un colore che per essere tale ed espresso nel mondo, ha bisogno di tante sfumature perché altrimenti non sarebbe completo. Ecco solo alcune qualità indispensabili: l’ispirazione, la vocazione, la fantasia, l’inventiva, la creatività, l’essere in grado di immaginare, il vedere oltre, il coraggio di osare, infrangere, cogliere e ricercare. Se un talento si blocca o interrompe drammaticamente, è importante lavorare sulle qualità.

Come coltivare i propri talenti

Sicuramente una persona talentuosa che si mostra per la sua eccellenza è un grande esempio di vita, appassiona, emoziona, ci connette con una parte divina ma non facciamo l’errore di pensare che non possiamo esserlo anche noi, ed avere quelle doti su cui poter lavorare per arrivare alla nostra eccellenza. Inoltre, una vita distante dalla propria unicità, dalle proprie risorse e doti, se non vengono riconosciute e vissute, prima o poi porta l’individuo a sperimentare inadeguatezza, insoddisfazione, mancanza di autostima e malessere.

Una figura professionale che può aiutare in questo è indubbiamente un coach il cui lavoro è proprio quello di offrire un metodo al suo cliente (coachee) per supportarlo ed indirizzarlo verso la propria unicità, verso la consapevolezza delle proprie risorse per acquisire o aumentare la propria autostima e quindi la percezione e la consapevolezza del proprio valore, per allenare e curare quelle risorse affinchè diventino il proprio personale “talento”.