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SOFT SKILLS: COSA SONO E COME SVILUPPARLE IN UNA SOCIETÀ 3.0

SOFT SKILLS: COSA SONO E COME SVILUPPARLE IN UNA SOCIETÀ 3.0

INTRODUZIONE

Le Soft Skills vengono definite abilità personali o competenze trasversali; oggi hanno un peso specifico diverso dalle Hard Skill, legate ad un titolo di studio, e, rappresentano la leva del cambiamento ricercato da aziende e grandi organizzazioni sempre attente alla ricerca di talenti. I ricercatori le definiscono social skill, competenze fondamentali, competenze trasversali, competenze relazionali e sociali, meta-competenze o life skill. Quest’ultima espressione, “competenze per la vita”, è quella adottata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha stilato un suo decalogo al riguardo. L’OCSE e l’Unione Europea parlano invece di competenze chiave – rispettivamente di Competenze chiave per una positiva vita attiva e per il buon funzionamento della società e Competenze chiave per l’apprendimento permanente.

STUDI SCIENTIFICI SULLE SOFT SKILLS

Lo studio ICD PERSPECTIVE ha reso rilevante l’utilizzo delle soft skills nel processo di digitalizzazione; infatti, secondo lo studio, la capacità di relazionarsi, negoziare, guidare e sostenere dei cambiamenti sono ancora più determinanti nel processo di trasformazione culturale. Nel processo di studio viene evidenziato come l’intelligenza emotiva e le capacità naturali non sono legate alla formazione professionale ma sono considerati quegli elementi base legati all’interazione tra persone, al problem solving, allo sviluppo di idee, alla gestione del tempo creando un’atmosfera ed un clima di lavoro a misura d’uomo. In questo contesto, a corollario, si inseriscono i concetti di ascoltare e comunicare, lavoro di squadra, flessibilità, leadership che vanno a fungere da supporto, soprattutto, per i nuovi modelli organizzativi del lavoro.

Lo studio sopraindicato porta a considerazioni interessanti che evidenziano come grandi imprese ammirate a livello globale (Alphabet, Apple, Starbucks, Walt Disney, Microsoft) considerino l’elemento soft skills come fattore che possa fare la differenza, in condizione di parità accademica e competenze in un panel di candidati. Pertanto, il segreto di un colloquio di lavoro verte non solo su risultati di qualifica e competenza quanto sulle capacità individuali del singolo elemento o candidato che si presenta alla cospetto di qualsiasi HR. La chiave di volta per un ‘eventuale switch è rappresentata, anche, dall’affermazione delle proprie “competenze trasversali” dove esempi di situazioni professionali personali possono fare la differenza nella scelta.

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IL RUOLO DELLA SCUOLA

L’OMS sostiene che “La scuola rappresenta, oggi più che mai, l’ambiente ideale per l’insegnamento delle life skills perché svolge un ruolo importante nei processi di socializzazione. A scuola si formano i bambini e gli adolescenti a pensare criticamente, a saper collaborare con gli altri, a creare e mantenere buone relazioni, a stabilire e riconoscere obiettivi e valutare il proprio apprendimento”. La fascia di età adatta per cominciare ad apprendere tali competenze sia tra i 6 e 16 anni, periodo in cui eventuali comportamenti a rischio non sono ancora cristallizzati.

Secondo LA MARCA A. e LONGO L., “L’azione del docente si sviluppa attraverso interventi con gli allievi che si snodano prevalentemente nelle attività di insegnamento-apprendimento, per le quali si richiedono competenze specifiche in campo metodologico, didattico, relazionale, progettuale e valutativo. L’esercizio di una adeguata professionalità docente coinvolge dimensioni motivazionali, comunicative, pratiche e vocazionali che vanno ben oltre le specificità dei contesti d’aula, partecipando allo sviluppo complessivo dell’organizzazione scolastica e ad iniziative e progetti condotti dalla scuola nel rapporto con la più ampia realtà di ordine familiare, comunitario e sociale in cui è immersa”.

PCTO: Percorsi per le Competenze Trasversali (soft skills) e l’Orientamento

Secondo M.F. MARCARINI, “La sperimentazione è stata fatta per motivare gli studenti a un nuovo modo di svolgere quella che in passato era definita come “Alternanza Scuola Lavoro” e oggi definita come PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento). L’insegnante come mediatore rivede il suo ruolo promuovendo l’apprendimento attivo e autonomo degli studenti, oltre che aiutare gli studenti a ricercare l’autenticità nei comportamenti condivisi con altri soggetti, adulti o compagni di scuola, in modo da condurre gli allievi alla “costruzione di significati” nella loro vita e del loro impegno nell’azione, anche scolastica, e nella conoscenza costruita e rielaborata in modo personale”.

Secondo LA MARCA, “lo sviluppo delle soft skills possa contribuire a formare nei minori una chiara coscienza della propria identità personale e professionale in modo da divenire capaci di prendere delle decisioni libere e responsabili. La progettazione di un’attività formativa diretta allo sviluppo delle soft skills implica, da una parte, l’individualizzazione delle sue componenti e, dall’altra, l’effettuazione di un bilancio delle soft skills già acquisite da parte del soggetto”.

CONCLUSIONI

In conclusione si può evincere che le grandi organizzazioni hanno difficoltà in fase di reclutamento ad individuare figure professionali in possesso delle caratteristiche richieste. I grandi colossi aziendali hanno difficoltà a scoprire talenti con competenze trasversali mentre, al contrario, hanno più facilità a reperire curriculum vitae con maggiori hard skills. Per contro è dimostrato che già dall’ambito scolare si possono organizzare progettualità che permettano l’inserimento degli studenti in percorsi definiti di alternanza scuola-lavoro che permettano di preparare gli stessi per rapide inclusioni nel mondo del lavoro.