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LSD: nuovi studi per combattere le malattie psichiatriche

LSD: nuovi studi per combattere le malattie psichiatriche

Le terapie farmacologiche utilizzate in psichiatria per curare ansia, depressione e sindrome da stress post traumatico sono ferme ormai da decenni. I farmaci tradizionali non sempre funzionano, hanno risultati diversi da paziente a paziente, presentano possibili effetti collaterali, e spesso necessitano di essere assunti per lunghi periodi, a volte per tutta la vita.

Per questo motivo, da qualche anno gli psichiatri nutrono un interesse speciale per le cosiddette “terapie psichedeliche“: ossia terapie con l’uso di sostanze lisergiche e psicoattive come Psilocibina, MDMA o Ketamina che, prese a giuste dosi, sotto stretto controllo medico e associate a psicoterapia, sembrano più efficaci nel diminuire i sintomi dei disturbi.

Un ‘ulteriore apertura è stata data nei confronti di altre sostanze psichedeliche, come ad esempio la Psilocibina, principio attivo di alcuni funghi allucinogeni ma non potenti come l’LSD.

La sostanza, un analogo dell’LSD privo di proprietà allucinogene, è stata descritta in un recente studio.

Quindi la depressione in futuro sarà curata con l’LSD non psichedelico?

Com’è noto, l’LSD, “capostipite” delle sostanze lisergiche, esercita una potente azione psichedelica e, per questo motivo, è molto difficile da testare sugli esseri umani senza correre rischi per la salute. Il quesito che i ricercatori si pongono è se sarà mai possibile ottenere una sostanza simile, ma incapace di alterare le percezioni di chi la assume.

A tal proposito i ricercatori della Carleton University, del Medical College of Wisconsin e della University of California di San Diego, hanno iniziato a sperimentare un analogo non psichedelico dell’LSD, che nel loro studio – pubblicato di recente su Cell Reports – ha ottenuto risultati ottimi per la terapia dei disturbi dell’umore, e si evince una maggiore facilità di utilizzo rispetto al potente allucinogeno a cui si ispira.

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La ricerca

Lo studio americano ha valutato una molecola prodotta dalla biotech BetterLife Pharma, azienda dedicata allo sviluppo di nuove terapie in campo neuro-psichiatrico.

In un’intervista su Medical Express, Angel Aguillar Valles, neuroscienziato della Carleton University e coautore dello studio ha dichiarato:”da quando il mio laboratorio ha aperto i battenti abbiamo studiato i meccanismi di azione che conferiscono alla Ketamina il suo effetto antidepressivo, e abbiamo mantenuto un interesse costante per l’identificazione di nuovi potenziali trattamenti per i disturbi dell’umore”.

Ha spiegato inoltre che nell’inverno del 2021 è stato contattato da BetterLife Pharma, per collaborare e per dimostrare il potenziale di una molecola chiamata 2-Br-lsd, capace di aumentare la plasticità neurale e indurre modifiche comportamentali nei topi che possano essere rilevanti in termini di terapie antidepressive.

Il farmaco è stato testato nel laboratorio di Aguillar Valles. Gli scienziati hanno cercato di eliminare gli effetti allucinogeni della sostanza originale, ricercando i bersagli molecolari su cui la molecola risulta attiva, tutto questo per poter espletare il suo potenziale come terapia antidepressiva. Si è rivelato efficace su un tipo di recettori chiamato 5-HT2A, contenuto in molte sostanze allucinogene, ma anche in alcuni antidepressivi non psichedelici.

Head twitch response

Un altro team, guidato dallo psichiatra Adam Halbertadt, della University of California di San Diego, ha valutato gli effetti della molecola sui topi, basandosi su quella che gli specialisti chiamano “head twitch response“, ossia la risposta del capo. Hanno evidenziato che questa si riscontra nei roditori in seguito all’assunzione di sostanze allucinogene, totalmente assente invece in caso di esposizione ai loro analoghi non allucinogeni. Di conseguenza le analisi hanno rivelato che 2-Br-lsd con molte probabilità non produce effetti psichedelici.

Queste ricerche  hanno stabilito che il nuovo farmaco è senza dubbio una sostanza in grado di agire sui recettori neurali attivati solitamente dall’LSD e stabilita la sua efficacia antidepressiva, senza però scatenare la comparsa di allucinazioni. Sempre sullo studio sui topi, il farmaco è risultato idoneo per eliminare i sintomi dello stress cronico e dell’ansia.

Queste proprietà sembrano promettenti e suggeriscono che la molecola potrebbe diventare un nuovo farmaco antidepressivo derivato dalle terapie psichedeliche. I ricercatori sperano, quindi, di poter iniziare una sperimentazione anche sugli esseri umani: Aguillar Valles intende, infatti, continuare la sua ricerca per comprendere i meccanismi neurali attivati da queste sostanze e confrontarli con quelli di altri antidepressivi comprovati e già in uso. È fiducioso nel poter identificare marker o meccanismi comuni che uniscono l’azione di farmaci con effetti antidepressivi simili, così da migliorare la capacità di screening per nuove terapie farmacologiche efficaci per i disturbi dell’umore.

Speriamo che riesca presto nel suo intento, sia per il mondo della psichiatria sia per i malati, affinché la loro vita sia il più normale possibile.