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La Tecnologia Odierna e la Riduzione Funzionale del Corpo

La Tecnologia Odierna e la Riduzione Funzionale del Corpo

PROSPETTIVE DI RIVALUTAZIONE DELLE ESPERIENZE FISICAMENTE VISSUTE

I vari studi delle scienze dell’educazione e i recenti risultati delle neuroscienze, sul significato e sulla centralità dell’esperienza corporea, in ambito educativo, a partire dalle opere di Montessori (1870-1952), Piaget (1896-1980), Dewey (1859-1952), Zazzo (1910-1955), Merleau Ponty (1908-1961), Ajuriaguerra (1911-1993), Galimberti (1942), Damasio (1944), ed altri, hanno evidenziato l’esigenza di “recuperare” il corpo, per troppo tempo, imbrigliato, soffocato e represso, da alcune scuole di pensiero, centrate sul dualismo cartesiano di separazione tra res cogitans e res extensa ed, ultimamente, dall’imperiosa affermazione della cultura telematica.

Le loro teorie, pur nei diversi risvolti, sono finalizzate conferire al corpo una funzione polivalente, che investe il campo cognitivo, emotivo, abilitativo e socio-relazionale, come condizione esistenziale indispensabile, per l’essere umano, di essere al mondo.

Challagher e Zahavi (2008), a tale proposito, affermano che è

semplicemente un dato di fatto che siamo incarnati, che le nostre azioni e percezioni dipendono dal fatto che siamo dotati di un corpo, e che la cognizione prende forma grazie alla nostra cognizione corporea

Il corpo, cioè, non rappresenta, così, un oggetto o un semplice organismo, descritto dalla biologia e dalle scienze naturali (Korper), ma il senso dell’esistenza, pieno di senso e di significati: il corpo vivente (Leib), che esprime la condizione dell’azione, della conoscenza e il medium della relazione con l’altro.

Questo concetto, legato alla dimensione corporea

è ciò che mi consente  di pensare l’altro e di rappresentarmelo in assenza, evocando l’immagine del suo corpo. L’altro, infatti, è col corpo che si offre al mio sguardo, anzi è il suo corpo

Galimberti.

Considerato, dunque che, nel bambino, ogni azione è fondamentalmente azione corporea, l’intervento educativo deve partire, inevitabilmente,  dal suo dato fondamentale: il corpo, per cui si può dedurre che la presenza al mondo è e sarà sempre corporea.

In questa prospettiva, come afferma Julian de Ajuriaguerra (1911-1993)

la motricità e la postura sono una modalità di incontro con il mondo, in cui non si verifica alcuna discontinuità od opposizione fra gestualità e linguaggio, fra azione e pensiero, fra movimento e intenzione, fra corporeo e mentale.

Ne deriva, perciò, la necessità che il corpo venga considerato un elemento cardine di ogni processo di apprendimento che, attraverso una motricità consapevole e integrata, offre una molteplicità di occasioni preziose per la conoscenza diretta e sensoriale del modo.

Tale esigenza è particolarmente evidente, nelle fasi di crescita, maturazione e sviluppo dei bambini e degli adolescenti, riferite all’aspetto specifico delle abilità motorie, ma anche, più in generale, all’evoluzione di competenze cognitive e sociali.

Pertanto è dal corpo che si dovrebbe partire, valorizzandolo come fulcro dell’esperienza educativa.

Smith, 2021.

LA TECNOLOGIA E LA RIDUZIONE FUNZIONALE ED EDUCATIVA DEL CORPO

La moderna tecnologia, pur offrendo innegabili vantaggi, in termini di accessibilità ai vari campi del sapere, all’informazione e alla comunicazione, di fatto, nella sua utilizzazione acritica, pervasiva e sistematicamente intensa e prolungata, rischia di contribuire  a creare  una realtà, in cui il movimento fisico e la propriocezione, intesa come conoscenza del proprio corpo, assumono un ruolo secondario e, accessorio, impoverendo la facoltà della partecipazione, intensamente vissuta, che, come sostiene Gibbs (2006), influisce negativamente sulla “costruzione della conoscenza e dell’esperienza umana”.

Il risultato di questa impostazione, come sostiene  Adam Greenfield (1968), è un fenomeno , sempre più diffuso, di una vera e propria “colonizzazione della vita quotidiana da parte dei processi informativi”, in cui Il corpo diventa disincarnato, contenuto nella mente, un corpo pensato, e non vissuto, come un burattino da muovere a comando di desideri e aspettative. La mente si separa dal corpo e si allontana da un suo modo di vivere attivo, per lasciarsi vivere.

Con l’imperversare della cultura telematica si è verificata, inoltre, una notevole rimozione o riduzione dell’uso del corpo e del suo utilizzo, anche nelle normali attività quotidiane.

Lo smartphone, in particolare, è diventato l’unico dispositivo utile a svolgere alcune importanti funzioni, consolidate negli stili di vita dei vari secoli di storia.

Basti pensare che il suo continuo utilizzo ha privato, in modo sempre più crescente, la generalità delle persone, dell’uso degli oggetti, contenuti nelle tasche o nelle borse che, collegati con la dimensione corporea e col movimento, accompagnavano la vita quotidiana di ognuno, come : foto, simboli, articoli per l’igiene personale, tessere, abbonamenti, documenti, effetti personali, soldi, materiale cartaceo ecc.

Questo strumento, ormai indispensabile, ha, inoltre, cambiato completamente il modo con cui le persone interagiscono, tenendole a distanza ed esonerandole da un impegno comunicativo intimo e dalla presenza fisica umanizzante e socializzata.

Nel passato, infatti, per scambiarsi  i vari messaggi comunicativi, faccia a faccia, era necessaria la presenza simultanea dei soggetti, nello stesso spazio, in cui venivano utilizzati, oltre ai segnali verbali (lettere e parole), espressioni facciali e varie posture del corpo, che offrivano la possibilità di uno scambio, emotivamente intenso, di  pensieri, sentimenti, stati d’animo, in cui si realizzava, cioè, “un vero e proprio scambio di doni” (Piredda, 2023).

Questo non succede più, in quanto ci parliamo, sempre più spesso, attraverso uno strumento tecnologico, che presenta uno spazio standard, spersonalizzato, fisso, valido per tutte le relazioni, una sorta di monorotaia, che ci indica una strada quasi obbligata e unidirezionale.

Infine, la diffusione, sempre crescente delle app, consente di eseguire una molteplicità di operazioni, a distanza (messaggi, audio, video, immagini, emoji, documenti, videochiamate, trasmissioni in diretta, videoconferenze, ecc., ma si può, anche, ascoltare musica,  radio, audiolibri, vedere giochi o parteciparvi direttamente).

LE NUOVE ABITUDINI

La cultura contemporanea, segnata, ormai, in modo inarrestabile, a promuove stili di vita, che riducono le interazioni dirette, distanziando le persone, sviluppano identità più virtuali e simboliche, spesso scollegate dalla realtà fisica del contatto,

In questo modo, esse sono generative di solitudine ed isolamento, in cui prevalgono comportamenti individualisti, egoistici e ipernarcisistici, finalizzati alla prevalenza dell’esibizione del successo personale, come unica misura di valore.

Un altro aspetto, non secondario, che caratterizza gli strumenti telematici, è quello riferito alla loro corrente dominante, collegata con l’uso dei dati personali e le emozioni, che sono costantemente monetizzati, commercializzati e finalizzati all’esaltazione dei consumi.

Si generano, così, dei bisogni, che stimolano e abituano le persone di ogni età a diventare consumatori docili e isolati, dei veri e propri clienti, insomma, che non esprimono la loro vera identità, ma si abituano a seguire le mode imperanti, stimolati, impulsivamente, dalla falsità delle esigenze di un corpo, non realmente vissuto, ma pensato, per rincorrere un modello idealizzato, che segue la logica economica e non educativa, di offrire, ai “clienti”, un’immagine falsata di sé, indossando una maschera, che ne compromette la loro intima unicità.

Ne consegue che i social media, in particolare, hanno avuto un’influenza significativa sul comportamento e sulla spesa dei consumatori, determinando un loro modo nuovo di pensare, sentire ed agire. 

Secondo alcune recenti ricerche, i consumatori influenzati dai social media, sono quattro volte più propensi a spendere di più per gli acquisti, e il 29% dei consumatori ha maggiori probabilità di effettuare un acquisto nello stesso giorno in cui ha utilizzato i social media.

Molti consumatori hanno iniziato a utilizzare i social per ricercare bisogni di nuovi prodotti e la conseguente ispirazione per l’acquisto immediato, trasformando le piattaforme in una sorta di mercato digitale, in cui si possono scoprire, ricercare e acquistare prodotti in forza del tempo medio di circa 2,5 ore al giorno trascorsi sui social.

Ciò comporta una modifica del comportamento e una graduale erosione del libero arbitrio, rendendo le persone insofferenti e meno critiche, nei confronti dei processi relativi alla soddisfazione immediata ed urgente di personali esigenze, bisogni e desideri.

LE NUOVE PROSPETTIVE IN CAMPO EDUCATIVO

Sulla base dello scenario, sopra descritto, bisogna arrivare alla restituzione del corpo e rimanere ancorati alla realtà, ma questa prospettiva non può comportare l’allontanamento e la separazione dei ragazzi, in particolare, dagli oggetti digitali, ma offrire loro le giuste occasioni per autoregolarsi e sviluppare lo spirito critico, lavorando nel corpo (educazione del corpo e del movimento) e col corpo (educazione attraverso il movimento).

L’obiettivo non può essere, dunque, quello di rifiutare la tecnologia, ma quello di educare le nuove generazioni a riscoprire  e valorizzare le capacità umane, che essa non può replicare o sostituire, anche mediante l’uso dell’intelligenza artificiale; è il caso, dunque, di creare, per loro, una preziosa opportunità, che la possa supportarla e arricchirla, piuttosto che atrofizzarla (Haliova e altri, 2022).

Si potrebbe, così, abilitarle a navigare nel mondo, con discernimento e consapevolezza, facendo della tecnologia un alleato, inteso come un elemento strumentale e non dominante, senza, mai, perdere di vista l’essenzialità delle esperienze calde e di prima mano, direttamente e intensamente vissute, in cui interagiscono, in modo armonico, funzioni di tipo motorio, percettivo e cognitivo.

EMBODIED COGNITION (Cognizione Incorporata)

Un orizzonte culturale e pedagogico di riferimento potrebbe essere quello, riferito all’utilizzazione dell’embodied cognition (cognizione incorporata), proposta da una recente corrente filosofica che, superando il concetto dualistico e separativo tra mente e corpo, propone un approccio alla comprensione della mente e del comportamento umano, sottolineando il ruolo del corpo fisico e la diretta connessione della sfera cognitiva con le  caratteristiche del movimento umano. 

Secondo questa teoria, tutti gli aspetti della cognizione (idee, pensieri, concetti e categorie) sarebbero correlati ad aspetti del corpo (sistema percettivo, cognizione motoria, interazioni con l’ambiente), per cui questo tipo di impostazione concettuale potrebbe avere un senso, un significato e uno sbocco applicativo in un’operazione educativa, che potrebbe essere definita col termine “embodied education” (educazione incarnata).

L’IMPORTANZA DELL’EDUCAZIONE MOTORIA

L’educazione motoria, inserita in questa prospettiva, si configura come una disciplina potenzialmente rilevante, che permette ai bambini e ai ragazzi il mantenimento  di una relazione equilibrata con il proprio corpo vissuto e il proprio movimento, da non considerare come esperienza educativa complementare e aggiuntiva al curricolo scolastico, ma come tirocinio di vita fondamentale, che implica, anche, operazioni mentali importanti e dinamiche emotive fondamentali che, nell’età evolutiva, investono lo sviluppo di importanti strutture neuronali.

Infine, alcune recenti ricerche, su questo campo, hanno evidenziato il potenziale dell’educazione motoria, nel promuovere l’apprendimento scolastico e il comportamento degli alunni, influenzando, non solo, la qualità del profitto, ma anche il loro stato di benessere psicosociale (Fedewa e Ahn, 2011). 

Come nota conclusiva, è il caso di segnalare una metodologia efficace, che prende come spunto l’embodied cognition, sopra segnalata e che viene definita metodo sincrony ideata maestro di karate e ricercatore, Franco De Bernardi (2008), che può essere applicata nel settore dell’allenamento sportivo e all’analisi del movimento.

Essa riguarda, oltre all’aspetto abilitativo delle capacità motorie, l’esplorazione profonda dell’armonia corporea, centrata sulla sensorialità, sulla consapevolezza propriocettiva, sulla percezione spaziale, sulla coordinazione, sull’equilibrio, per accedere a una comprensione più integrata di noi stessi e dell’ambiente che ci circonda.