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LA SCRITTURA A MANO: UNA FORMA D’ARTE SENZA TEMPO

LA SCRITTURA A MANO: UNA FORMA D’ARTE SENZA TEMPO

Nel tempo presente, quello del digitale, degli smartphone, dei tablet e di ogni altro tipo di dispositivo che all’ordine del giorno viene utilizzato dalla maggior parte della popolazione, sembra davvero anacronistico poter ancora parlare della scrittura a mano, dell’uso di penna e carta, o foglio e matita.

Eppure, il 23 gennaio 2024 sarà la giornata mondiale di questa meravigliosa e quasi magica attività così creativa e a tratti molto intima (Hand Writing Day). Proprio nello stesso giorno ma del 1737 nacque John Hancock, che fu uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America: come Presidente del Congresso, fu il primo firmatario della Dichiarazione d’indipendenza, dunque, ecco ben evidente il nesso con la scelta della data.

La Giornata Mondiale della Scrittura a Mano

Venne istituita ufficialmente nel 1977 dalla WIMA – Associazione dei produttori di strumenti di scrittura negli Stati Uniti. Una giornata dedicata proprio per sottolineare il grande valore di questa forma di arte, per supportare e ricordarne l’importanza, nella speranza di non perderne mai l’abitudine; senza tempo anche perché, tutto sommato, nonostante a volte ne facciamo a meno, senza neanche pensarci, rimane sempre sullo sfondo della nostra vita, vuoi anche solo per tracciare brevi pensieri su di un post-it.

Francesca Biasetton, calligrafa ed illustratrice, nel suo testo La bellezza del segno riporta le incisive parole del suo collega calligrafo, Ewan Clayton, che descrive l’atto dello scrivere con un lessico poetici:

Quando vi dedicate alla scrittura cercate di essere consapevoli dello spazio che vi circonda, osservate il luogo in cui vi trovate e il foglio di carta davanti a voi. Tutto questo spazio, dentro e intorno a voi, non è vuoto, ma semplicemente in attesa. Lasciate che le emozioni si diffondano lungo il braccio fino ad arrivare al cuore. Il pennino la mano, il braccio e il cuore diventeranno una cosa sola.

Scrivere a Mano, dunque Pensare

La scrittura a mano, dunque, come preziosa e unica, soprattutto, forma di espressione di sé, una magica esperienza davvero senza eguali; un atto che unisce la pratica dello scrivere con il formarsi dei pensieri.

La matita la penna o anche il pennino lasciano segni, segni che rispecchiano pensieri, dunque, personalità e grovigli interiori, come riporta, nel testo succitato, la calligrafa Biasetton: “la scrittura ha il nostro volto“, per cui, scrivere dà forma a chi siamo, ma a quello che è la nostra anima, soprattutto. 

Scrivere a mano rivela l’essenza dello scrittore o della scrittrice, evidentemente non solo attraverso la traccia che il segno lascia, quindi tutti quei particolari che contraddistinguono una calligrafia dall’altra, ma anche nell’annotare quegli appunti ai margini, quel modo di evidenziare con più colori o anche prediligendone uno soltanto, quel modo di sottolineare, cerchiare o persino cancellare e riscrivere sopra, addirittura nel piegare gli angoli delle pagine creando delle piccole “orecchie”, a volte tanto amate, spesso criticate.

Tutto racconta la storia di chi è intento ad usare carta e penna o matita ed è appassionato ancora a questa attività creativa, a questa “arte”; non c’è modo migliore di esprimersi, senza usare la voce.

La sociolinguista Vera Gheno, nel suo libro Le ragioni del dubbio, dedica qualche riga ad elogiare l’atto dello scrivere senza supporti digitali, un puro piacere magari “antico” per molti, ma sublime per altri, ed evidenzia come possa essere anche un momento in cui tutto ciò abbiamo intorno, quello che nella quotidianità ci circonda, rallenta; la rapidità contro la pratica della lentezza e dell’unicità.
Non c’è fretta, ci si prende il tempo che si vuole e non si sente la pressione di dovere magari rispondere in breve tempo o elaborare un pensiero velocemente, come accade quando le parole non sono scritte ma veicolate dalla sola voce.

Scrivere: un Movimento Fine che Lascia un “Segno” anche nella Mente

Un altro valore dello scrivere, quello relativo alle implicazioni neurologiche che ne derivano, tutte le connessioni neuro-cerebrali coinvolte nell’atto dello scrivere a mano, una mano che con il movimento fine riesce a influenzare positivamente lo sviluppo cognitivo.

L’atto della scrittura, che sottostà a delle competenze spaziali, come effettivo movimento che va in basso e in alto “giù e in su”, verso destra e sinistra, il tutto dipeso dal lobo parietale, che è deputato appunto alle attività visuo-spaziali. 

A tal proposito, la nostra autrice e calligrafa Biasetton afferma che la scrittura è un atto complicato proprio perché necessita di una coordinazione multipla di più abilità, e le elenca descrivendole:

  • Le abilità visuo-spaziali: il rispetto di forme e spazi tra le lettere e poi tra le parole;
  • Le abilità fonologiche: la parola scomposta in fonemi e suoni;
  • Le abilità visuo-percettive: il segno grafico e il suono devono avere una corrispondenza;
  • Le abilità motorie: i movimenti tipici dello scrivere; movimenti fini che permettono di tracciare il segno sulla carta.

Anche il noto pedagogista Daniele Novara, nel suo testo Nessuno si educa da solo. Una vita da pedagogista, dedica alcune pagine ad elogiare la scrittura sulla carta con penna o matita e ci ricorda, anche attraverso il contributo degli studi condotti dalla neuroscienziata Audrey Van de Meer, come l’atto di impugnare una penna e muoverla negli spazi di un foglio consenta la stimolazione di strutture cerebrali complesse e lo sviluppo di funzioni cognitive di base: il linguaggio, la memoria e l’orientamento nello spazio.

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