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La perdita educativa e la deprivazione ludico-motoria determinate dal Coronavirus

La perdita educativa e la deprivazione ludico-motoria determinate dal Coronavirus

La sospensione prolungata dell’attività scolastica e dell’attività ludico-sportiva dovuta al Covid-19 ha generato un senso di smarrimento, paura, ansia e angoscia in tutta la popolazione, provocando danni devastanti, che investono il campo della salute, dell’educazione, del lavoro, delle relazioni sociali e, più in generale, dei comportamenti e della qualità della vita di ogni persona.

In particolare, nei bambini, negli adolescenti e nei giovani, ha preso forma e consistenza una sorta di disagio psico-fisico e di malessere generalizzato, dovuto ad alcune restrizioni vitali, come quelle della rinuncia all’incontro/confronto interpersonale, che si configura come una perdita vitale, una sorta di “amputazione” del loro modo di essere con se stessi e di rapportarsi con gli altri e col mondo reale.

Gli effetti del lockdown sul benessere psicologico

A causa del lockdown, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che la situazione di sofferenza derivata dalla quarantena ha assunto dimensioni veramente preoccupanti, fino a far registrare un incremento, nei ragazzi, del 30% dei disturbi mentali.

Potremmo dire, pertanto, che le nuove generazioni si trovano, ora, nella condizione di elaborare quattro forme di lutto fondamentali, riguardanti le seguenti mancanze:

  • la perdita della dimensione educativa della scuola e del contatto personalizzato con gli insegnanti,
  • la deprivazione dell’attività ludico-motorio-sportiva scolastica ed extrascolastica,
  • la mancanza di un incontro/confronto con i pari e la riduzione degli spazi comunicativi verbali e non verbali in presenza reale,
  • la mancata disponibilità, per molti alunni, degli strumenti tecnologici necessari per seguire le lezioni digitali, con la conseguenza che questo modo di fare scuola accentua le diseguaglianze e le opportunità formative.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza sottolinea che molti dei soggetti vulnerabili, come quelli che hanno sofferto maggiormente a causa di fenomeni legati alla violenza, alla povertà e alla diseguaglianza, non hanno avuto accesso a dispositivi connessi ad Internet, né tutte le famiglie hanno avuto la possibilità di seguirli nella didattica a distanza che, involontariamente, determina vere e proprie forme di “espulsione”, per loro, dal percorso didattico programmato e, quindi, dal sistema formativo ufficiale.

La perdita della dimensione educativa della scuola

In merito al problema riferito all’educazione scolastica, il Ministero dell’Istruzione ha attivato una soluzione di rimedio provvisorio alla sospensione del suo pubblico servizio, mettendo in atto, come strumento riparativo, la didattica a distanza, che sarebbe meglio definire didattica d’emergenza. Tuttavia, pur rappresentando, sul momento, una soluzione indispensabile, si è limitata a curare l’aspetto esecutivo dei compiti a casa, in cui predomina la dimensione più propriamente cognitivo/istruttivo/addestrativa e non quella globale di tipo educativo dell’insegnamento che, notoriamente, investe la totalità antropologica della persona.

La comunicazione a distanza insegnante-allievo, pur nell’immediatezza della sua esplicazione, viene privata, così, delle componenti emotivo-affettive, socio-relazionali e corporee, legate alla fisicità espressiva e al rapporto diretto faccia a faccia, in cui il corpo può parlare e manifestare pensieri, sentimenti, stati d’animo.

È proprio tale tipo di rapporto intimo, fatto di flussi emotivo-affettivi, in cui uno parla e l’altro ascolta attivamente e in modo partecipato, infatti, che permette all’insegnante di decifrare e interpretare, dal vivo, attitudini, bisogni, esigenze, aspettative, aspirazioni e di definire, conseguentemente, gli stili di conduzione dell’attività didattico-educativa, i tipi di comportamento da adottare, i contenuti da approfondire, i criteri valutativi da adottare e i traguardi di sviluppo da perseguire. La perdita di questo rapporto costituisce, dunque, la perdita di una componente educativa fondamentale.

Saperi dichiarativi vs saperi procedurali

Un altro elemento da rimarcare è, inoltre, la riduzione degli interventi didattici limitati ad alcune discipline consolidando, così, il pregiudizio, già abbastanza diffuso anche nella nuova Scuola, che esista una sorta di gerarchia dei saperi, da privilegiare, in via prioritaria, nel processo di apprendimento, per cui i saperi dichiarativi (centrati sui aspetti teorico-concettuali dell’insegnamento), prevalgano sui saperi procedurali (come per esempio quello motorio, connessi con l’abilità del fare e del saper fare) che, come si sa, prevedono il coinvolgimento emozionale diretto tramite l’espressività corporea, che nessun computer può garantire.

Vengono, così, trascurate, nelle lezioni a distanza, le forme comunicative legate ai linguaggi non verbali, come il linguaggio artistico, il linguaggio musicale e il linguaggio motorio, già troppo spesso considerate, all’interno del curricolo scolastico, come aree disciplinari accessorie.

In molte realtà scolastiche non vengono, dunque, recepite le istanze e le linee di principio contenute nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo che, riprendendo tutte le teorie pedagogiche più attuali, conferiscono pari dignità di cittadinanza a tutte le Discipline, nella consapevolezza che tutte devono essere considerate parte integrante dei percorsi formativi personali, in una concezione unitaria ed armonica del sapere.

In particolare, si può rimarcare, a tale proposito, il potere motivante e coinvolgente proprio di quelle Discipline che, in questo periodo, soffrono di uno spazio d’intervento inesistente o scarso che, a causa della mancanza di esercizio, provocano una sorta di analfabetismo, che compromette e impoverisce la qualità dell’offerta educativa, centrata sulla completezza esistenziale di ogni alunno.

Un ultimo aspetto da non ignorare, inoltre, a causa della mancanza del contatto umano, riguarda la diminuzione (se non, addirittura, la totale perdita) delle occasioni educative per i soggetti con disabilità, i quali hanno bisogno, più degli altri, della continua presenza diretta degli educatori e risentono, quindi, maggiormente della loro assenza, che interpretano come una vera forma di latitanza e di abbandono affettivo.

La perdita dell’esperienza ludico-motorio-sportiva

Le misure restrittive adottate dal Governo hanno decretato, oltre alla chiusura delle scuole, la sospensione dell’attività sportiva a tutti i livelli, compresa la pratica dell’attività ludico-motorio-sportiva. In questo modo si è aggravata, ancora di più, l’abitudine da parte di bambini e adolescenti, di prediligere stili di vita sedentari. Con la perdita dell’esperienza ludico-motorio-sportiva, si sono diffusi abitudini e comportamenti non corretti, come l’immobilità fisica prolungata, determinata, dall’uso/abuso incontrollato dei molteplici giochi, offerti dai vari strumenti telematici (TV, Smartphone, ecc.), abitudine, questa, accompagnata molto spesso da un’alimentazione irrazionale e disordinata.

Si è andato a creare, così, uno squilibrio innaturale tra dispendio energetico e assunzione calorica esagerata, i cui effetti visibili e preoccupanti evidenziano, da una parte, l’involuzione progressiva delle capacità e delle abilità motorie di base e, dall’altra, la comparsa sempre più evidente di quadri patologici precoci, come l’obesità, il diabete di tipo C, la ridotta funzionalità di organi e apparati, ecc.

Un’ulteriore riduzione degli spazi di gioco, resa ancora più drammatica dalla situazione di reclusione forzata, rappresenta, perciò, un vero pericolo per la salute delle nuove generazioni. Ma significa, anche, sottrarre loro occasioni privilegiate e irripetibili per maturare, attraverso l’educazione del movimento e l’educazione attraverso il movimento.

Privare i bambini, in particolare, delle esperienze legate all’attività ludico-motorio-sportiva, vuol dire privarli di un diritto inalienabile sancito da vari organismi internazionali, che considerano il gioco, nelle sue varie forme espressive, come il loro vero modo di essere, pensare ed agire. In definitiva, come un mezzo fondamentale per la scoperta della realtà che, in prospettiva, può essere utile per la costruzione di un personale progetto di vita.

Quali rimedi?

Con la ripresa delle attività si è resa necessaria che i soggetti una vera e propria azione di recupero, in cui insegnanti e istruttori sono chiamati a riprogrammare e rimodulare la tipologia dei servizi e degli interventi.

È necessario, insomma, rivedere in modo nuovo ed originale i paradigmi relazionali, attraverso un’attività di tipo laboratoriale, centrata sugli aspetti collaborativi e cooperativi, che esaltino un modo di fare e di agire ragionato e responsabile.

Per quanto attiene i contenuti didattici delle discipline scolastiche e il livello del corredo motorio maturato, perlopiù, in ambiente extrascolastico, è opportuno che l’insegnante e l’istruttore si chiedano cosa valutare e come valutare.

In primo luogo è consigliabile, per entrambe le figure professionali, che l’attenzione sia rivolta principalmente alle caratteristiche di ogni singolo allievo, con particolare riguardo agli aspetti psicologici (sicuro di sé/timido, deciso/indeciso, entusiasta/annoiato, introverso/estroverso, calmo/nervoso, ecc.) e comportamentali (diligente/negligente, costante/incostante, aperto verso gli altri/ chiuso verso gli altri, collaborativo/isolato dal gruppo, ecc.).

Dopo gli inciampi del devastante “Tsunami” dovuto alla pandemia, che hanno caratterizzato gli interventi didattici parziali e frammentati, la valutazione delle singole condizioni individuali deve configurarsi non come controllo finale di un processo formativo accidentato ma come un’osservazione attenta dell’evoluzione di una molteplicità di situazioni, comprese quelle inattese.

Tale valutazione, di tipo formativo, va intesa come un momento di partenza utile per attivare nuovi interessi e motivazioni a costruire, in un ambiente psicologico facilitante, favorevole e stimolante, conoscenze, abilità e competenze personalizzate, che ogni allievo possa affrontare con spirito rinnovato.

A livello più ampio, sarà utile attivare un sistema di Welfare, in cui potrebbero essere coinvolti, con vari livelli di responsabilità, diversi attori istituzionali e non, in grado di costruire un’architettura progettuale, che comporti vincoli reciproci, precise sinergie operative, in un piano d’azione concordato e condiviso.

Un serio impegno per costruire un percorso formativo polifunzionale e interdisciplinare, può essere quello di prevedere, da parte delle Istituzioni preposte (Scuola, Genitori, Enti locali, ASL, Sport e Salute, Associazioni Sportive, Enti di Promozione Sportiva, Associazioni del Terzo Settore, Associazioni Benemerite, Associazioni culturali, Associazioni di volontariato, ecc.), la realizzazione di un Progetto Interistituzionale, all’interno delle scuole, che preveda la costituzione di Centri Aggregazione Pomeridiana Polivalenti, in cui possano essere valorizzate potenziate le dotazioni native e le personali vocazioni di ogni singolo allievo.