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Disabilità: le prospettive universitarie e lavorative

Disabilità: le prospettive universitarie e lavorative

L’Italia è uno dei paesi europei più all’avanguardia per quanto riguarda l’inclusione scolastica. Infatti, tutti gli alunni con disabilità frequentano la scuola pubblica, senza distinzione di classi, con programmazioni personalizzate, metodologie didattiche inclusive e un’attenzione particolare alle esigenze di tutti. Tutto questo succede anche in Spagna, dove vige appunto un forte sistema di inclusione. Dopo aver ottenuto la certificazione pubblica di disabilità, assieme alla diagnosi funzionale e al profilo dinamico di funzionamento, gli studenti vengono accompagnati per tutti gli anni scolastici da insegnanti di sostegno, specializzati e non specializzati. Il rapporto con l’insegnante di sostegno spesso è 1:1, accompagnando gli studenti nel processo scolastico, disciplinare, di conoscenza di sé, inclusivo e relazionale soprattutto con i pari.

Ma qual è la situazione negli altri paesi europei?

In altri paesi europei, come riporta didatticainclusiva.loescher.it, la situazione è ben diversa. Per esempio, in Germania o nei Paesi Bassi è in vigore un sistema di distribuzione, in cui gli alunni con disabilità vengono solitamente inseriti in scuole o classi speciali e hanno contatti scarsi o nulli con l’ambiente “normale”. Queste scuole speciali furono abolite in Italia nel 1977. Prima venivano chiamate Sonderschulen, scuole speciali, oggi si chiamano Förderschulen, scuole di sostegno. Cambia il nome, ma purtroppo non la sostanza. Sono scuole dove vengono iscritti studenti con bisogni educativi speciali, disabilità psicofisiche e alunni stranieri con forti problemi linguistici.

Parlando di dati, l’8% degli alunni tedeschi usufruisce di sostegno didattico e il 4,2% è iscritto in queste Förderschulen. Naturalmente il consenso dei genitori è sovrano per l’iscrizione alle Förderschulen, ma come sappiamo non tutte le famiglie sono informate sulla situazione scolastica.

Invece, in Gran Bretagna, Francia, Svezia e Finlandia si può trovare un sistema misto in cui l’istruzione normale coesiste con l’istruzione speciale, che comporta la compresenza di molteplici approcci e servizi: gli alunni con disabilità possono essere inseriti sia nella scuola ordinaria sia nelle scuole speciali, con un insieme di soluzioni diverse. La situazione è un po’ complessa perché esistono quattro diverse possibilità di istruzione/educazione: educazione speciale completamente separata delle scuole comuni, educazione speciale occasionalmente collegata con le scuole comuni, classi speciali in scuole comuni e inserimento degli alunni disabili nelle scuole comuni.

In Grecia e Portogallo l’inserimento nelle classi comuni è largamente praticato e previsto dalla normativa, anche se non è adeguatamente supportato, quantitativamente e qualitativamente parlando. Per esempio, in Grecia non è prevista la figura dell’insegnante di sostegno che è centrale nel processo di inclusione, facendo da ponte, da mediatore tra lo studente, la scuola e tutto il mondo che gira attorno alla disabilità.

E per quanto riguarda l’università in Italia?

Secondo i dati presentati dall’Anvur nel 2021, gli studenti disabili nelle università italiane sono appena 36mila; decisamente pochi se si pensa che le persone con qualche forma di disabilità in Italia si aggirano attorno ai 7 milioni.

Eppure, su 90 università italiane, come si legge su la Repubblica, almeno 86 assicurano accesso e servizi ai disabili. Il 77% offre servizi di orientamento specifico prima, durante e dopo gli studi e il 69% mette a disposizione servizi di supporto come il tutoraggio specializzato o materiale didattico digitale.

Tuttavia, solo il 28% degli atenei italiani offre servizi di trasporto da e per il domicilio e gli stessi problemi si riscontrano nell’accesso a una casa per studenti disabili fuori sede. Oltre ai servizi di trasporto, mancano anche piattaforme accessibili anche sul linguaggio dei segni, libri di testo accessibili a tutti, accoglienza negli studentati: con un tasso di iscrizione per i disabili fermo al 23%, l’Italia rimane indietro rispetto all’Europa, dove il tasso medio è del 30%. È questo il quadro che emerge dal rapporto Anvur-Cnudd.

Ma il percorso rimane lungo. “Servono risorse non solo per il tutorato – conclude il professore Antonio Uricchio presidente Anvur – ma bisogna anche investire in nuove tecnologie di sostegno e comunicazione, nuovi servizi di trasporto e di placement ovvero inserimento nel mondo del lavoro e accesso alla ricerca post lauream. Il percorso non è ancora concluso“. 

Ma, guardando gli elementi positivi, gli studenti con grado di invalidità pari o superiore al 66% hanno diritto all’esonero totale dalle tasse universitarie, indipendentemente dal merito o dai requisiti economici familiari. Invece, chi ha un grado di disabilità tra il 45% e il 66% ha diritto a un esonero parziale dal pagamento delle tasse universitarie. Naturalmente è sempre necessario interfacciarsi con la segreteria dell’università dove si deciderà di studiare.

A seconda delle università, sono previste diverse agevolazioni, come il bonus trasporti o il bonus taxi, per permettere agli studenti di muoversi con maggiore autonomia per raggiungere il luogo di studi, oppure è prevista l’agevolazione alloggi, non solo un’agevolazione economica, ma anche per reperire alloggi sprovvisti di barriere architettoniche; infatti, molto spesso sono queste la causa di disabilità. Ma possono esserci tantissime altre agevolazioni, come borse di studio, servizi di ristorazione a prezzi agevolati e fornitura di sussidi universitari sia in formato digitale che in formato braille per studenti ipovedenti o ciechi.

E per quanto riguarda il mondo del lavoro?

Avere un lavoro stabile significa inclusione sociale e indipendenza. Basti pensare che in Europa le persone con disabilità sono circa 87 milioni e solo la metà ha un impiego, come riporta il sito Euronews.

In Spagna, il numero di persone con disabilità integrate nel mercato del lavoro è aumentato di oltre il 20% negli ultimi sei anni, in particolare grazie a finanziamenti e programmi pubblici.

Nel marzo 2021 la commissione europea ha adottato la Strategia per i diritti delle persone con disabilità: un provvedimento che mira a garantire che le persone con disabilità possano godere di una piena inclusione sociale ed economica.

In Italia i disabili sono ancora i grandi esclusi: solo il 35% è occupato e le donne sono le più svantaggiate e la Lombardia da sola occupa tante persone con disabilità quanto l’intera macroarea Sud-Isole.

Il collocamento delle persone con disabilità in Italia è normato dalle Norme per il diritto al lavoro dei disabili, cioè dalla Legge n. 68 del 12 marzo 1999, che promuove l’inserimento e l’integrazione nel mondo del lavoro delle persone diversamente abili attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato. Successivamente il DL 151 del 14 settembre del 2015 prevede la semplificazione delle procedure esistenti e le linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità (art. 1, D.Lgs. n. 151/2015) devono attenersi ai seguenti principi che tengono conto dei diversi soggetti coinvolti, valutando in maniera onnicomprensiva tutti gli aspetti attinenti all’inserimento:

  • La promozione di una rete integrata (servizi sociali, ASL, servizi educativi e formativi, servizi sanitari) per favorire il supporto e l’accompagnamento delle persone con disabilità durante il percorso lavorativo, ovunque esso sia.
  • La promozione di accordi territoriali con cooperative, aziende, famiglie, organizzazioni del terzo settore per favorire l’inserimento lavorativo.
  • Modalità di individuazione di valutazione bio-psico-sociale, nonché barriere e facilitatori per la valutazione e la progettazione dell’inserimento lavorativo.
  • L’analisi delle caratteristiche dei posti di lavoro.
  • L’individuazione di un responsabile per l’inserimento lavorativo che segua il neo immesso.
  • L’individuazione di buone pratiche lavorative.

L’attenzione per le persone con disabilità è protagonista anche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), orientato in modo trasversale alla lotta alle diseguaglianze, per la parità di genere, di protezione e valorizzazione dei giovani e di superamento dei divari territoriali e prevede in diversi settori misure finalizzate a garantire le pari opportunità per le persone con disabilità.

La carta europea della disabilità

Con il DPCM 6 novembre 2020, sono stati definiti i criteri per il rilascio della Carta europea della disabilità in Italia, il documento che permette alle persone con disabilità di accedere a beni e servizi, pubblici o privati, gratuitamente o a tariffe agevolate. Possono richiedere gratuitamente la Carta Europea della Disabilità:

  • Invalidi civili maggiorenni con invalidità certificata pari o maggiore del 67%,
  • invalidi civili minorenni,
  • cittadini con indennità di accompagnamento,
  • cittadini con certificazione ai sensi della Legge 104/1992, Art 3 comma 3,
  • ciechi civili, sordi civili, invalidi e inabili ai sensi della Legge 222/1984,
  • invalidi sul lavoro con invalidità certificata pari o maggiore del 35%,
  • invalidi sul lavoro o con diritto all’assegno per l’assistenza personale e continuativa o con menomazioni dell’integrità psicofisica,
  • inabili alle mansioni (ai sensi della Legge 379/1955, del DPR 73/92 e del DPR 171/2011) e inabili (ai sensi della Legge 274/1991, art. 13 e Legge 335/1995, art. 2)
  • cittadini titolari di Trattamenti di privilegio ordinari e di guerra.

Potrà essere richiesta sul sito di INPS tramite una procedura online. Successivamente, una volta completata la richiesta, la Card viene spedita a casa del cittadino. Per richiederla è necessario avere: carta di Identità Elettronica (CIE), SPID o una Carta Nazionale dei Servizi (CNS) per accedere all’area riservata del sito, una fotografia, formato fototessera, da caricare durante la procedura di richiesta. Ulteriori informazioni sulle modalità e le date di richiesta e rilascio sono presenti sul sito di INPS dedicato alla richiesta.

La Carta Europea della Disabilità può essere utilizzata per certificare la propria condizione di disabilità presso gli uffici pubblici, sostituendo a tutti gli effetti i certificati cartacei e i verbali.

La Carta Europea della Disabilità dà inoltre accesso gratuitamente o a tariffe agevolate ai seguenti luoghi: musei statali su tutto il territorio nazionale, luoghi di cultura e non solo nei paesi UE aderenti al progetto (consultare i siti istituzionali nazionali).

Disabilità e Albi professionali

Come si può apprendere sul sito lavoro.gov.it:

Con decorrenza 24 settembre 2015, le persone non vedenti abilitate alla funzione di centralinista si possono iscrivere nell’elenco tenuto dai servizi per il collocamento mirato di residenza (art. 6 della Legge 29 marzo 1985, n. 113),

Le persone non vedenti in possesso del titolo di massaggiatore o di massofisioterapista conseguito, si possono iscrivere all’Albo professionale nazionale dei massaggiatori e massofisioterapisti ciechi, istituito ai sensi della Legge 21 luglio 1961, n. 686.

Le persone non vedenti abilitate all’esercizio della professione di terapista della riabilitazione si iscrivono all’Albo professionale nazionale dei terapisti della riabilitazione non vedenti, istituito dall’art. 2 della Legge 11 gennaio 1994, n. 29

Dopo di noi

La Legge 112 del 22 giugno 2016 chiamata del “Dopo di noi“, ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento specifiche tutele per le persone con gravi disabilità quando viene meno il sostegno familiare.

L’obiettivo della legge è garantire autonomia e indipendenza delle persone con disabilità, consentendogli di continuare a vivere, quando i genitori non possono più occuparsi di loro, in contesti “il più possibile simili alla casa familiare o avviando processi di deistituzionalizzazione“.

La materia è di competenza esclusiva delle Regioni, che definiscono gli indirizzi della programmazione, propedeutica all’erogazione delle risorse che consentono poi di realizzare gli interventi sul territorio. Per quanto riguarda l’attuazione concreta degli interventi e dei servizi, questa è, invece, di competenza dei Comuni, organizzati a livello di Ambiti territoriali.

Fondi per le persone con disabilità

  • Il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave (il cosiddetto Fondo per il “Dopo di noi”), le cui risorse vengono ripartite ogni anno dal Ministero alle Regioni, nasce proprio con questo obiettivo, così da garantire alle persone con disabilità di continuare ad avere il supporto di cui hanno bisogno anche qualora prive del sostegno familiare;
  • Il Decreto interministeriale del 21 dicembre 2022, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 20 del 25 gennaio 2023, ha assegnato alle Regioni 76.100.000 euro per l’anno 2022;
  • Il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, istituito dalla Legge del 12 marzo 1999, n. 68 recante “Norme per il diritto al lavoro dei disabili“;

A decorrere dall’anno 2020, per effetto della modifica dell’articolo 13 ad opera del d.l. n. 101/2019, che ha aggiunto un comma 4 bis, il Fondo è altresì alimentato da versamenti da parte di soggetti privati a titolo spontaneo e solidale. Il decreto 26 settembre 2022 del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali – di concerto con il Ministro per le Disabilità e il Ministro dell’Economia e delle Finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 266 del 14 novembre 2022 – dispone per il 2022 uno stanziamento pari complessivamente a euro 76.220.440.

  • Il Fondo nazionale per le non autosufficienze, istituito nel 2006 con Legge 27 dicembre 2006, al fine di garantire l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali su tutto il territorio nazionale. La Legge di Bilancio 2022 ha ulteriormente aumentato il Fondo per le non autosufficienze, per un importo di 100 milioni per il 2022, 200 milioni per il 2023, 250 milioni per il 2024 e 300 milioni dall’anno 2025.

Il tema della vita indipendente è una delle priorità del primo programma d’azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, adottato con d.p.r. del 4 ottobre 2013.

Si sta cercando di costruire in Italia un modello di intervento condiviso in materia di vita indipendente, perché alla persona con disabilità sia consentito scegliere, in piena libertà ed autonomia, come vivere, dove vivere e con chi vivere, in un percorso che si compie insieme alle Regioni ed alle federazioni delle persone con disabilità, con cui sono state individuate le aree di intervento per giungere alla messa a punto di un modello operativo nazionale.

Le Linee Guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità adottate con Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 43 del 11 marzo 2022 prevedono la raccolta sistematica di

“buone prassi di inclusione lavorativa finalizzata a contribuire, con la diffusione di esperienze positive ed efficaci, all’innalzamento degli standard di gestione del sistema del collocamento mirato e ad assicurare la disponibilità su tutto il territorio nazionale di modelli replicabili di azioni, procedure e progettualità a beneficio delle persone con disabilità e dei datori di lavoro interessati dalla normativa per il collocamento mirato”.

A questo scopo, è stata realizzata una piattaforma informatica dedicata alla raccolta delle buone prassi, gestita da un gruppo di lavoro permanente istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

È possibile inviare una proposta di buona prassi sulla piattaforma dedicata, previo preventivo accreditamento e con accesso mediante SPID/CIE. Le proposte presentate saranno oggetto di valutazione da parte del gruppo di lavoro e, all’esito della valutazione, il sistema invierà una comunicazione ai soggetti proponenti sia in caso di accoglimento sia in caso di rifiuto della proposta.

Le buone prassi positivamente valutate saranno pubblicate all’interno di una sezione appositamente istituita su www.lavoro.gov.it e suddivisa per categorie (rete integrata dei servizi; accordi territoriali; modalità di valutazione bio-psichico-sociale della disabilità; analisi delle caratteristiche dei posti di lavoro anche con riferimento agli accomodamenti ragionevoli e responsabile dell’inserimento lavorativo sui luoghi di lavoro).

Per approfondire

Link utili

A.D.V. – Associazione Disabili Visivi
A.I.D. – Associazione Italiana Dislessia
A.I.S.M. – Associazione Italiana Sclerosi Multipla
A.N.M.I.C.- Ente Nazionale a Tutela delle Persone con Disabilità
A.N.M.I.L. – Associazione Nazionale Mutilati Invalidi del Lavoro
A.N.V.C.G. – Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra
ASPHI – Avviamento e Sviluppo di Progetti per ridurre l’Handicap mediante l’Informatica
E.N.S. – Ente Nazionale Sordi
F.A.I.P.- Federazione Associazioni Italiane di Persone con lesione al midollo spinale
F.I.S.H.- Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
U.I.C.- Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti
U.N.M.S. – Unione Nazionale Mutilati per Servizio

Bibliografia

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  • Barnes, Colin. 2008. “Capire ‘il modello sociale della disabilità’”. Intersticios — Revista Sociologica de Pensamiento Critico 2(1): 87–96.
  • Bresciani, Ilaria. 2019. “I modelli regionali di attuazione della legge n. 68/1999”. Rivista del Diritto della Sicurezza Sociale 2: 413–426.
  • Bruzzone, Silvia. 2016. “L’inclusione lavorativa e gli “accomodamenti ragionevoli”: prime riflessioni”. Bollettino ADAPT, 17 maggio 2016.
  • Canavesi, Guido. 1999. “Collocamento dei disabili e ruolo degli enti non profit nella legislazione statale”. Diritto e Lavoro delle Marche 2–3: 171–195.
  • Chiaromonte, William. 2020. “L’inclusione sociale dei lavoratori disabili fra diritto dell’Unione europea e orientamenti della Corte di giustizia”. Variazioni su Temi di Diritto del Lavoro 4: 897–921.
  • Colonello, Arianna. 2016. “La situazione dei disabili in Italia. Le varie leggi, politiche a livello europeo e nazionale. Gli aspetti pratici”. Superando.it, 19 febbraio 2016.
  • Di Stasi, Antonio. 2013. “Il diritto al lavoro dei disabili e le aspettative tradite del collocamento mirato”. Argomenti di Diritto del Lavoro 4–5: 880–908.
  • 2020. “L’avviamento al lavoro dei disabili: verso il collocamento mirato “personalizzato” e la soluzione ragionevole “a responsabilità condivisa”?”. Variazioni su Temi di Diritto del Lavoro 4: 923.
  • 2016. “Le modifiche alla legge n. 68/1999: semplificazione, correttivi, competenze”, in Semplificazioni sanzioni ispezioni nel Jobs Act 2. Commento ai d.lgs. 14 settembre 2015, nn. 149 e 151, a cura di Edoardo Ghera e Domenico Garofalo. Bari: Cacucci editore.
  • Giovannone, Maria, Alessandra Innesti. 2012. “L’attuazione del diritto al lavoro dei disabili”, in La nuova riforma del lavoro. Commentario alla legge 28 giugno 2012, n. 92 recante disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita, Le nuove leggi civili, a cura di Magnani e Michele Tiraboschi. Milano: Giuffrè.

Sitografia