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Verso una Rivoluzione Culturale sugli Alfabeti del Convivere

Verso una Rivoluzione Culturale sugli Alfabeti del Convivere

L’uomo, come si sa è , per sua natura, un animale sociale, per cui la costruzione della sua esistenza personale (identità), dalla nascita alla morte, è contraddistinta dalla necessità/bisogno di “identificarsi con” , di “differenziarsi da”, di “cercare l’altro”, di “riconoscersi nell’altro”.

Come sostiene Max Scheler, importante esponente della corrente filosofica tedesca, la condizione fondamentale dell’esistenza umana è, quindi, quella di essere in un mondo comune, per cui

l’uomo vive più negli altri che in sé stesso, più nella collettività che come singolo individuo.

Ogni uomo, quindi, è impegnato, continuamente, in una sorta di “tango emotivo” (Daniel Goleman – Intelligenza sociale, Rizzoli, 2006), in cui prende corpo la condivisione sincronica delle percezioni intime ed empatiche dell’altra persona.

È convinzione, ampiamente diffusa, consolidata dalle varie ricerche delle neuroscienze, che la natura stessa del nostro cervello lo rende socievole, per cui  l’uomo di oggi, programmato per connettersi,  ha bisogno, più che mai,  di recuperare i livelli relazionali che riguardano i rapporti interpersonali uomo/uomo, ma di definire, anche, in termini culturali e valoriali i rapporti più estesi, che legano tutte le persone, quali abitanti di quel “villaggio globale”, chiamato terra.

C’è da considerare, su questo argomento che, in realtà, uno scenario come quello attuale, fortemente sbilanciato sul globalismo, sulla mondialità, sulla diffusione irrefrenabile della tecnologia, dovrebbe essere utile a superare i confini e limitazioni culturali, secondo una concezione di solidarietà sociale tra tutti gli esseri umani.

Al contrario, il superamento delle distante geografiche e delle frontiere comunicative, non ha prodotto, una effettiva vicinanza psicologico-affettiva e, quindi, la disponibilità a  realizzare una rete di relazioni umanizzanti, generando uno stato di  separazione/distanza e di autismo emotivo-affettivo, per cui, come affermano i sociologi, affrontiamo le strade affollate, come persone mute e sorde.

La Rivoluzione Culturale del Convivere

Proprio in un momento come quello attuale, infatti, mentre la scienza dimostra quanto siano importanti le relazioni appaganti, dal punto di vista emotivo, i rapporti umani sembrano sempre più in pericolo.

Ne deriva che gli uomini del nostro tempo hanno difficoltà a porsi in un atteggiamento di conoscenza, accettazione, ascolto, confronto, rispetto della diversità, sollecitudine, condivisione del mondo dell’altro, inteso come valore.

Assistiamo, invece, alla progressiva diffusione della crisi dei valori, a continue e profonde conflittualità sociali, etniche, religiose, a fenomeni di emarginazione di persone e gruppi, a manifestazioni di violenza, che sgambettano la cultura dell’incontro, dell’ascolto, della reciprocità, dell’interscambio, della solidarietà.

La vera sfida del nostro tempo, secondo molti studiosi, sta, perciò, nell’urgenza di ricercare nuovi paradigmi culturali e valoriali, attraverso la promozione e lo sviluppo degli “alfabeti” del convivere e dell’intelligenza sociale, che diano senso e significato alla qualità della vita presente, in cui sia possibile superare ogni forma di individualismo e narcisismo e far prevalere, invece, l’etica dell’accettazione, dell’interazione, dell’integrazione, della cooperazione.

La condizione fondamentale della sfida educativa contemporanea riguarda, dunque,  la possibilità  che tale processo di crescita possa attivarsi ed evolversi positivamente.

A tal fine, è condizione indispensabile, che le istituzioni preposte : le varie agenzie educative e la scuola, in particolare) mettano in campo un progetto educativo, per realizzare le personali potenzialità di ogni singola persona, attraverso l’accettazione di un’idea di sé (“io sono, io penso, io desidero“) e lo sviluppo dell’identità personale.

Questo processo di autorealizzazione si può realizzare, però, anche, attraverso  la consapevolezza e la percezione di “non essere mai soli”, ma di essere legati ai nostri simili, da un comune patrimonio di caratteri, bisogni, aspettative, la cui completa realizzazione non può essere affidata, unicamente, alle possibilità del singolo.

STRATEGIE D’INTERVENTO A LIVELLO SCOLASTICO

Si presenta, a questo punto, come necessaria e urgente, l’esigenza di predisporre interventi educativi mirati, soprattutto a livello scolastico, con particolare riferimento all’educazione emotiva e socio-affettiva che, attraverso una progettualità, impostata, principalmente, sulla metodologia laboratoriale.

Tale strategia, che ha avuto grande successo in alcune realtà scolastiche,  è in grado di guidare  i bambini e i ragazzi a sviluppare la disponibilità al decentramento psicologico e cognitivo-emotivo, col superamento, dei punti di vista egocentrici e soggettivi, per entrare nel mondo dell’altro, sperimentando condivisione e reciprocità, che hanno il significato/valore di  uno scambio affettivo, che si configura come un vero e proprio “scambio di doni”(Piredda).

L’impegno della scuola va, dunque, indirizzato, come è già stato sottolineato, a stimolare, promuovere, sviluppare, intenzionalmente, un’operazione di alfabetizzazione culturale della convivenza civile.

Tale operazione dovrà tener conto delle seguenti istanze, che riguardano la sfera dei Traguardi di Sviluppo delle competenze dei bambini e dei ragazzi, centrate, principalmente sui principi dell’empatia : conoscere lo stato d’animo degli altri, percepire quello che gli altri sentono e  com-patire le sofferenze altrui.

Perciò, sarà necessario, che, nello svolgimento del loro percorso formativo, gli alunni siano guidati a:

  • abbandonare  una situazione di egocentrismo, che caratterizza l’età infantile, e inaugurino una fase socio-centrica del comportamento,
  • uscire dal proprio mondo, per attivare un percorso di conoscenza completa del mondo dell’altro, rapportandosi con modelli culturali  e valoriali diversi,
  • partecipare, attivamente, a percorsi operativi significativi e motivanti di educazione all’altro, di cooperazione, di tolleranza, di solidarietà,
  • partecipare, da protagonisti, a gruppi di studio, gruppi ludico-sportivi, gruppi di lavoro, gruppi cooperativi, ecc,
  • vivere, all’interno della classe, situazioni formative forti, da punto di vista motivazionale, emotivo, affettivo, sociale.

A tale scopo si sottolinea l’importanza del gruppo, che permette ad ogni singola persona di acquisire piena consapevolezza di:

  • avvertire un sentimento di muto interesse e un centro di attrazione comune,
  • sentire il piacere di farne parte attiva,
  • ricoprire, al suo interno, un ruolo riconosciuto,
  • poter dare personali contributi e ricevere il necessario sostegno e apporto degli altri,
  • mettersi in ascolto attivo, dei partner come base fondamentale per favorire la nascita di un’intesa,
  • poter lavorare e collaborare, in modo sincronico, per un fine comune, razionalizzare eticamente l’esperienza vissuta, in termini socialmente costruttivi.

Si tratta, in definitiva, di sviluppare una vera e propria cultura dell’appartenenza, che consenta a ciascuno si sentirsi “parte di”, di “essere con”, di “sentire con”, come condizione stimolante ad “agire per”, percependo e vivendo il gruppo, come possibilità vera di costruzione e di elaborazione di valori, comportamenti, progetti condivisi, risultanti, però, dalla fusione e dalla valorizzazione dei contributi e delle risorse di ogni singolo componente.