L’8 Marzo ricordiamo la festa delle donne, una festa che celebra tutte le donne che hanno combattuto e anche dato la vita per avere parità di genere e gli stessi diritti degli uomini.
Com’è lo scenario dei Paesi europei in quanto a parità di genere?
L’Italia è fra le nazioni che danno un cattivo esempio se la consideriamo sotto l’aspetto di parità di genere nel mondo del lavoro e nella gestione familiare e domestica tra partner. Questo significa che nel nostro paese le donne che lavorano impiegano molto tempo in più rispetto agli uomini sia per quanto concerne le attività pagate sia per le attività domestiche, secondo un rapporto Istat del 2019, le donne lavorano in media un’ora e dieci minuti in più degli uomini in un giorno, tutti i giorni della settimana.
“Questa differenza fra uomini e donne” dice un responsabile dell’istituto di statistica, “è trasversale rispetto a tutte le caratteristiche individuali e familiari considerate, porta l’Italia al terzo posto in Europa nella graduatoria dei Paesi per differenza di genere nei tempi di lavoro, dopo la Grecia e la Romania, con valori molto vicini alla Spagna, la Serbia e i paesi dell’Est, ben distante dalla parità raggiunta nei paesi del Nord Europa”.
Questo divario ha sicuramente più di una sola spiegazione. Già guardando semplicemente alle basi culturali degli italiani e delle italiane, si può osservare una vasta diffusione di stereotipi sui ruoli di genere secondo cui gli uomini dovrebbero essere tenuti a fare alcune cose e non altre, e così le donne.
Il rapporto dell’ISTAT dice infatti che il 54% degli uomini ritiene che per la famiglia e per la gestione della casa è meglio che se ne occupi la donna, mentre l’uomo si può dedicare alle spese e a tutte le necessità economiche. La stessa percentuale ritiene che gli uomini non siano in grado di svolgere bene i lavori domestici quanto le donne.
Se poi andiamo nello specifico allora emerge che un uomo su tre ritiene che non sia giusto dividere in modo uguale i lavori domestici fra partner anche se entrambi lavorano a tempo pieno.
Il 25% degli intervistati ritiene che se il figlio si ammala ed entrambi i genitori lavorano, non è opportuno fare i turni per assisterlo; mentre più del 40% di loro pensa che il padre sia meno capace della madre di prendersi cura dei figli piccoli.
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Le donne invece cosa pensano?
La cosa più eclatante è che la diffusione di tali opinioni sui ruoli di uomini e donne raggiunge livelli solo di poco inferiori tra le donne in tutti i punti appena valutati, tranne quello relativo alla scarsa fiducia nelle capacità maschili di svolgere attività domestiche su cui le donne sono addirittura più critiche rispetto all’autovalutazione maschile: quasi 6 donne su 10 ritengono che gli uomini siano meno capaci di adempiere ai lavori domestici, parliamo del (58,8%).
Questo tipo di atteggiamento mette in evidenza non solo la mancata presa in carico da parte degli uomini delle faccende domestiche, ma anche della sfiducia che ripongono le donne nei confronti dei partner causando così l’incapacità di acquisire queste competenze che sembrano essere “esclusivamente femminili”.
Infatti ben il 46,6% delle donne ritiene sia più giusto il modello tradizionale di famiglia, in cui l’uomo lavora e la donna si occupa della casa, il 25,3% non crede sia giusto dividersi in parti uguali i lavori domestici anche se entrambi lavorano tutto il giorno, il 20,6% pensa che non sia giusto quando si lavora entrambi condividere il compito di prendersi cura di un figlio malato, il 44% pensa che nella coppia il padre sia meno capace della madre a far crescere i figli piccoli.
Gli studiosi Istat ritengono che: “sia ancora ampio il consenso verso una visione molto tradizionalista dei ruoli di genere, con ruoli che vengono socializzati di generazione in generazione e che vengono introiettati anche dalle donne”.
Basti tenere presente che abbiamo aggiunto solo l’altro giorno negli annuali storici la foto della Meloni come primo presidente del Consiglio donna, ma la cornice con il primo Presidente della Repubblica donna resta ancora vuota.