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Sterilità nella coppia: Reagire funzionalmente

Sterilità nella coppia: Reagire funzionalmente

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La causa del disagio percepito dalla coppia sterile è l’impossibilità di abbandonare il progetto di genitorialità, e dunque di sciogliere il legame con il bambino nella mente. Il lutto non può venir rielaborato perché non trova attuazione definitiva nella dimensione emotiva degli aspiranti genitori, i quali, in un caparbio tentativo di preservare la propria identità e il senso più profondo del Sé, non si rassegnano alla costruzione di una genitorialità diversa da quella che hanno immaginato.

Reagire funzionalmente alla diagnosi: abbandonare il bambino nella mente

L’abbandono della fantasia irrealistica sarà il primo passo per la rielaborazione attiva dell’evento critico, che rischia di tramutarsi in un impasse evolutiva per il futuro della coppia. Entrambi i partner dovranno evitare reazioni volte all’isolamento, alla negazione, alla colpevolizzazione, o ancor peggio alla ruminazione rabbiosa verso un progetto che non può venir realizzato, e ancor di più verso un qualcuno o un qualcosa di misterioso che ne non ne consente l’attuazione. L’invidia verso le coppie genitoriali contribuisce ad incrementare il legame distruttivo col bambino nella mente e a peggiorare il vissuto intrapersonale.

Dal punto di vista coniugale, la coppia deve riscriversi, reinventarsi, quasi scegliersi di nuovo, cercando di rilanciare il patto coniugale pur in presenza di un elemento così deprivante e limitativo (Vegetti Finzi, 1997).

Potrà mostrarsi utile deidentificare la figura dell’uomo e della donna da  soggetti unicamente deputati alla procreazione, e scindere il legame irrealistico tra stima del Sé e genitorialità biologica.

Sarà pertanto necessario l’abbandono del pensiero che, generato da un retaggio arcaico di segregazione dei ruoli, identifica la femminilità nella maternità e la virilità nella paternità, non concedendo alternative a questi assunti esistenziali.

La rigidità del progetto generativo conduce ad un stagnazione emotiva e cognitiva che, sul lungo termine, può provocare disturbi nell’accettazione della realtà e dello stesso Sé, con possibili esiti psicopatologici. Al contrario, un pensiero flessibile -unito ad una capacità di coping attiva e resiliente- aiuterà la coppia ad evitare il dolore e lo stigma verso una colpa che in realtà non esiste (Walsh, 2008).

La stessa speranza di risolvere lo stallo generativo attraverso reiterati tentativi di procreazione, si mostra positiva solo nel caso di oggettiva fondatezza, laddove un mancato realismo della stessa la rende uno strumento ostativo all’inizio del processo di rielaborazione del lutto e di ricostruzione del Sé di coppia, necessario al ristabilimento del benessere psicofisico e alla possibilità di investire affettivamente su nuovi progetti motivazionali.

L’importanza del sostegno emotivo

Per evitare di aggiungere male al male un sostegno emotivo si mostra necessario.

Molto utili possono mostrarsi i gruppi di auto aiuto, percorsi supportivi finalizzati alla costruzione di un contesto inter ed intrapsichico accettante, che si mostri in grado di rielaborare il lutto identificandosi con la sofferenza e l’esperienza dell’altro non soltanto in una prospettiva di apprendimento, ma anche di altruismo, di vicinanza, di empatia.

Al contempo, il contesto gruppale contribuisce alla gestione degli stimoli stressogeni e di isolamento, favorendo il consolidarsi di un pensiero flessibile e comunicativo, necessario a riacquisire il controllo della propria dimensione fisica, emotiva ed esistenziale, e a riorganizzare il valore del legame di coppia pur dopo la perdita del progetto generativo, in particolare scegliendo tra queste direzioni possibili.

Rivolgersi alla procreazione medica assistita

Si tratta di una decisione cui la coppia deve essere debitamente preparata, dopo aver ottenuto chiare e realistiche informazioni su tutti gli aspetti -burocratici, economici, clinici ed emotivi- che nella stessa risultano coinvolti.

Soprattutto, la coppia deve essere edotta sui dubbi, sulle incertezze e sull’inevitabile possibilità di fallimento connessi alla procedura.

Decidere di intraprendere il percorso dell’adozione

Delicata decisione che, non meno della precedente, deve risultare profondamente riflettuta e ponderata. In particolare è necessario precisare ad entrambi i membri della coppia che il bambino adottivo non deve risultare il progetto sostitutivo di una genitorialità biologica, né la soluzione  compensativa ad un dolore narcisistico, o ancor meno una riparazione alle perdite subite- nella dimensione progettuale di coppia- dopo la diagnosi di sterilità. Il bambino adottato costituisce una realtà autonoma e individuale, legittimata nel proprio nucleo identitario, la cui esclusività deve essere riconosciuta, validate e integrata non solo nel vissuto della coppia, ma in quello più ampio della famiglia di accoglienza (Crocetti, 2012).

L’adozione non deve prospettarsi come uno scenario di ripiego, mediante la quale colmare vuoti e mancanze intollerabili (Maggioni, 1997): per questo, prima di intraprenderne il percorso, è necessario che il lutto per la diagnosi di sterilità sia stato pienamente rielaborato. In caso contrario, il processo di adozione si prospetterà come un elemento di saturazione del desiderio di genitorialità, ma non consentirà uno sviluppo adeguato e consapevole dello stesso, con grave nocumento per le dinamiche familiari (Cigoli, Scabini, 2000).


Il percorso di adozione è approfondito nel seminario online L’AFFIDO FAMILIARE E L’ADOZIONE – Il diritto ad avere una famiglia, che spiega nel dettaglio la normativa che regola il diritto del minore ad avere una famiglia e i requisiti necessari per l’adozione, definendo le modalità e cambiamenti che avvengono nello stato giuridico del minore.


Investire in ulteriori progetti di coppia

Il clinico può mostrare alla coppia la possibilità di potenziare le attività svolte in comune, gli spazi di condivisione, la possibilità di intraprendere progetti portati avanti in comune. Ad esempio fare un viaggio, iniziare un hobby o un passatempo, prendere un animale domestico.

Sono proposte finalizzate a raggiungere una deidentificazione con il Sé genitoriale, sublimando il desiderio generativo inappagato nell’accudimento reciproco e nell’adattività del vissuto di coppia, che sia in grado di tramutarsi in adattavità socio-relazionale, dando vita ad un autentico rilancio del patto coniugale;

Rompere il rapporto di coppia

Nel caso in cui un nuovo investimento duale risulti inattuabile e la coppia non si mostri disponibile ad un’accessibilità emotivo comunicativa, sarà legittimo valutare la possibilità di interrompere il legame. Evitando nello stesso modo vissuti colpevolizzanti, verso il Sé o verso l’altro, e tentativi reiterati di salvare un legame oggettivamente irrecuperabile.

È in ogni caso necessario tenere presente una verità di fondo: fare un figlio non è l’unico motivo per cui la coppia si costituisce, per quanto rappresenti indubbiamente uno dei principali. È questo il punto da cui partire perché la sterilità della coppia non diventi anche sterilità del Sé.