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La cultura della disabilità verso il cambiamento

La cultura della disabilità verso il cambiamento

Nel maggio 2001 l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha pubblicato la nuova classificazione internazionale del funzionamento della salute e disabilità, l’ICF, definendo la disabilità “qualsiasi restrizione o carenza (conseguente ad una menomazione) della capacità di svolgere un’attività nel modo e nei limiti ritenuti normali per un essere umano”.

Il Nuovo Standard ICF e il concetto di disabilità

Lo scopo dell’ICF è quello di fornire un modello di riferimento linguistico standardizzato che permetta la comunicazione in tutto il mondo per affrontare i problemi relativi alla salute e all’assistenza sanitaria. Secondo le nuove indicazioni, la disabilità è intesa come la conseguenza o il risultato di una relazione tra condizione di salute di una persona, i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano più elementi in cui vive un individuo. Oggi esso pone al centro la qualità della vita di ogni persona affetta da patologia: quindi, non soltanto più diagnosi ma interazione tra individuo e ambiente.

L’ICF del 2001 evidenziava maggiormente la possibilità di uno sviluppo. Non valutando, quindi, la persona per la sua disabilità, ma per quello che sa fare. Di conseguenza, l’inclusione sociale non dipende soltanto dagli sforzi della persona per adattarsi all’ambiente, ma anche da quanto lo stesso ambiente è accogliente nei suoi confronti. Tale modello biopsicosociale sposta il focus dalla visione riduttiva medica della disabilità ai bisogni dell’ambiente della persona.

In ogni società ci sono persone con disabilità e la società deve essere facilitatrice e non barriera, cercando ed attuando soluzioni per migliorare il loro stile di vita, per garantire loro una vita piena di dignità. Diversamente da oggi, la disabilità un tempo veniva etichettata come una situazione problematica, svantaggiosa per la persona e per la società. Oggi, invece, c’è una maggiore consapevolezza dei problemi relativi all’integrazione delle persone disabili: si è cercato di eliminare le strutture segreganti e di garantire diritti al disabile cambiando anche la normativa, ma risulta fondamentale continuare ad informare i cittadini, a sensibilizzarli sulla tematica affinché si creino le condizioni per ottenere questi obiettivi.


Il seminario online Disabilità – dal modello Biomedico al modello Biopsicosociale approfondisce i due modelli teorici principali che hanno influenzato la visione della malattia e della disabilità.


La determinazione, la forza e la pazienza

Ogni persona può insegnare qualcosa agli altri. Le persone con disabilità sono particolarmente influenti, poiché le loro difficoltà nella vita non vengono facilmente dimenticate: attraversano il corso di ogni giorno con determinazione e forza, mentre molte persone ne sono travolte. Le persone disabili imparano durante la loro vita lezioni che le persone normodotate raramente riescono a comprendere.

Una disabilità congenita può essere un’eredità genetica da parte di un parente appartenente al passato e questo può creare dinamiche complesse, per il soggetto stesso e per la sua famiglia, in particolar modo per i genitori, i fratelli e le sorelle.

Quando si sente parlare di persone che diventano disabili a causa di un incidente, spesso si pensa “non succederà mai a me”. Ma la verità è che gli incidenti che causano disabilità accadono ogni giorno; la realtà di questa possibilità è tangibile per tutti, e quando una persona ha una disabilità ne è ancora più consapevole.

Spesso, da bambino, ad un essere umano viene spiegato quanto sia importante la pazienza. Da adulto, sperimenterà quanto ciò sia vero. Ma quando una persona ha una disabilità, la pazienza richiesta è ad un livello completamente nuovo. Molto spesso deve aspettare più a lungo per imparare varie cose e col passare del tempo diventerà maestro della perfezione.

La pazienza aiuta persino a superare emotivamente le incapacità fisiche in certe occasioni. Dal momento che una disabilità può essere piuttosto stressante (sedie a rotelle danneggiate, tagli all’assistenza sanitaria, mancato aumento delle pensioni d’invalidità), un disabile deve impedire che i suoi livelli di stress diventino troppo alti. Per questo, le persone disabili imparano molto bene a dare priorità a ciò che vale davvero la pena.

La persona prima di tutto: l’importanza delle parole

La saggezza dove sta? Nel ricordare sempre che siamo un po’ tutti esseri fisici imperfetti, tenere a mente che le parole sono importanti e che dobbiamo usarle nel modo giusto per contribuire a creare una società più inclusiva!

Insomma, basterebbe semplicemente chiamare le cose con il loro nome senza esprimersi con un linguaggio emotivamente forte o sensazionalistico in quanto, in fin dei conti, l’empatia andrebbe dimostrata con i fatti e non con le parole.

E sebbene “i disabili” sia tollerabile per il plurale, indicando un gruppo di persone con disabilità, quando ci si rivolge ad una singola persona è bene evitare di definirla esclusivamente per questa sua caratteristica. Lasciamo le etichette ai quaderni; evidenziamo l’unicità e la globalità e non tanto il fatto che abbia una disabilità fisica o mentale.

L’errore nel quale inciampano molti è quello di evidenziare la disabilità anziché anteporre la persona: un soggetto, anche se disabile, non è certo la sua carrozzina.

Rappresentare una persona con quattro ruote anziché con un nome, un carattere, dei sentimenti, pregi e difetti, significa sminuirla e mancarle di rispetto. Così come ognuno di noi non sa fare qualcosa (chi non sa nuotare, chi non sa suonare uno strumento e chi invece è negato a cucinare), tutti noi siamo bravi in qualcos’altro di diverso. Ci sono quindi delle disabilità ma anche delle abilità in ogni persona.

Disabilità: dall’esclusione all’inclusione

Risulta fondamentale promuovere l’autodeterminazione e la partecipazione sociale delle persone con disabilità. È responsabilità dell’intera società far sì che tutte le persone possano vivere e crescere con pari opportunità e, se la società non pone barriere e promuove l’interazione tra i vari contesti, lo sviluppo e l’eguaglianza dovrebbero manifestarsi a pieno.

Ricordiamo l’importanza che ha una buona educazione per capire e comprendere che tutti noi abbiamo gli stessi diritti e che, prima di tutto, siamo persone.

Lo star insieme agli altri e a chi è diverso da noi offre l’occasione del confronto, insegna l’altruismo. Dimostriamo comprensione per chi è in difficoltà, facciamo partecipare i nostri figli a piccoli gesti di solidarietà, rispettiamo ed apprezziamo le inclinazioni di ciascuno, le capacità e di limiti, presentiamo gli altri con un’immagine positiva.

Ricordiamo che l’altro prima di tutto è una persona: ha un suo nome, ha una sua identità che lo rende unico proprio perché diverso da noi. Invitiamo i nostri figli stessi ad apprezzare le diversità e a viverle come una ricchezza. Insegniamo l’inclusione, liberiamoci dai pregiudizi!