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In prima con Pinocchio

In prima con Pinocchio

Le avventure di Pinocchio

Malgrado Pinocchio sia un personaggio famoso e amato in tutto il mondo, paradossalmente non sono molte le persone che ne conoscono la versione originale: forse perché è un libro datato, forse perché è scritto in vernacolo toscano o più probabilmente perché i più preferiscono guardare i film di Walt Disney piuttosto che leggere un vecchio libro.

Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino è però un’opera ricchissima, leggibile a più livelli e dotata di grande valore simbolico ed emotivo. Proporne l’ascolto in classe ai piccoli può rivelarsi un’esperienza addirittura potente.

Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria

Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria è un momento importante e delicato: il bambino abbandona un nido sicuro, fatto solo di attività didattico-ludiche più o meno libere, per entrare in una dimensione in cui il dovere, l’impegno e la prestazione diventano pane quotidiano. Il tutto mentre in famiglia lo si esorta a essere bravo e serio perché ora si va alla scuola dei grandi. Anche nel migliore dei casi, si tratta di uno scoglio importante da superare, carico di molte aspettative. È indispensabile, quindi, trovare delle attività che fungano da anello di congiunzione tra le due realtà infanzia-primaria, rendendo il passaggio più graduale e morbido possibile.

La lettura di Pinocchio

La lettura in classe di Pinocchio offre un terreno di lavoro vastissimo. Certo, deve essere proposta in maniera articolata, direi perfino multisensoriale, non potendo pretendere che i piccoli restino a lungo concentrati sull’ascolto di un linguaggio obsoleto come quello di Collodi.

È consigliabile dunque far prima conoscere il personaggio attraverso l’interazione degli alunni con un burattino di legno. L’insegnante può tenerlo sulla cattedra, portarlo in braccio mentre passeggia tra i banchi o farselo accomodare sulla spalla mentre scrive alla lavagna. Dialogando con lui, i bambini capiranno che la maestra lo conosce bene, perché lo rimprovera per le sue marachelle e bugie, gli spiega che la scuola è cambiata e può provare a impegnarsi senza temere le bacchettate, facendo vaghi riferimenti a episodi del libro che creano curiosità.

Disegni, canzoni, scenette e pure racconti sul mestiere del falegname, su antiche ricette: tutto è utile per entrare nel mondo di Pinocchio. E le esperienze che i bambini raccontano di sé vengono in aiuto. I bambini vedono bene che è la maestra stessa che fa la voce del burattino, ma questo non impedisce loro di respirare un’atmosfera un po’ magica, in cui si può parlare con un giocattolo di legno e insegnargli a inserirsi nella scuola. A quel punto non vedono l’ora di conoscere la storia di questo personaggio così simpaticamente più indisciplinato di loro.

Anche per l’insegnante il momento della lettura diventa un’occasione speciale di scoperta, non del burattino bensì dei suoi nuovi alunni. Le reazioni di fronte all’ascolto della storia e durante i dialoghi col pupazzo di legno possono infatti essere molteplici e danno molte informazioni sia sul carattere di ogni bambino, sia sulle sue interazioni con i compagni. Dal modo in cui rispondono a Pinocchio si può quindi già buttare giù un piano di intervento educativo, osservando per esempio quanto accettino e rispettino le regole, cosa inconsapevolmente rivelino di sé parlandogli, come si pongano all’interno di una lezione guidata dall’adulto. Da lì in poi il percorso, tutto da scrivere in base alle esigenze della classe e dei singoli alunni, è una sfida appassionante.

Il linguaggio

Nel libro sono presenti termini toscani o in disuso. Può facilmente capitare quindi che i bambini fatichino a capirli. Per questo il linguaggio dev’essere composto di stimoli diversi che si alternano continuamente tra loro, rispettando la brevità dei tempi di attenzione dei bambini di classe prima e compensando le lacune nella comprensione della storia. Se, per esempio, durante la lettura si incontra un termine difficile da capire, si può chiedere a Pinocchio stesso di spiegarlo. Magari con la terminologia da bambino, facendo smorfie, battute o intonando una canzoncina, così che i piccoli si identifichino con lui e ridano della sua irriverenza. L’arricchimento lessicale, in tal modo, avviene in maniera inconsapevole, carica di emozioni e per questo più efficace.

Il rispetto delle regole

Pinocchio è allergico alle regole e non le rispetta. A scuola non vuole stare, perché ce ne sono troppe. Non vuole nemmeno obbedire a suo padre, dunque non si può trovare uno scolaro peggiore. Quale migliore palestra per impararle insegnandogliele?

Se la cattedra diventa un piccolo palcoscenico, su cui Pinocchio esagera in maniera comica marachelle che qualche bambino in classe tende a fare, l’insegnante può sgridarlo, promettergli un castigo, ricordargli che diventerà un ciuchino se non si comporta nel modo migliore per imparare. La scena divertente si trasforma in un messaggio indiretto, che può risparmiare in alcuni casi l’imbarazzo di una sgridata a un bambino della classe. Non sempre è sufficiente; qualora ci siano alunni con disturbi del comportamento, lo sarà meno che mai. Ma non si tratta di trovare formule magiche, bensì di gettare nella sfera emotiva dei bambini dei semi che metteranno radici più di quanto si creda e lasceranno tracce indelebili.

Il confronto con Pinocchio inoltre, più che minaccioso, si rivela incoraggiante. Pinocchio infatti è il primo alunno iperattivo e oppositivo conosciuto nella storia. Si caccia sempre nei guai, perché per lui è difficile imparare a controllarsi, ma riesce lo stesso a farsi amare. Nel corso della trama, il più delle volte è lui che si autogiudica cattivo, ma gli altri lo accolgono, gli offrono nuove opportunità, non smettono mai di guidarlo amorevolmente. Si propone dunque come un personaggio vincente. L’insegnante ha perciò il compito di invitare i bambini ad attenersi a questa chiave di lettura, sviluppando empatia nei confronti di chi ha comportamenti scorretti e evitando di essere troppo severi nei giudizi verso se stessi. Si cerca di creare in tal modo la base per una vita scolastica serena.

La didattica

La lettura ad alta voce offre il grosso vantaggio di spaziare in modo divertente e creativo nella valanga di contenuti già assorbiti dagli alunni. Ogni capitolo fa venire in mente spunti interdisciplinari per presentare nuove nozioni da imparare, quindi l’insegnante non ha che da scegliere su cosa lavorare giorno per giorno. Ma capita anche qualcosa di più interessante: i commenti, le domande e le discussioni che sorgono spontaneamente durante la lettura in classe, non di rado ispirano felici improvvisazioni di lezioni non programmate, inseguite sull’onda dell’entusiasmo coinvolgente dei piccoli. Ne viene allora una didattica elastica, volta a costruire, insieme ad alunni protagonisti del loro apprendimento, un percorso vario e pieno di stimoli.

Inoltre, insegnando a scrivere a Pinocchio, si può spiegargli ad esempio che il suo nome vuole la maiuscola perché è un nome proprio. Oppure che l’avventura che ha vissuto può essere raccontata con parole semplici, ma scritte correttamente. Se ogni nozione viene contestualizzata in una realtà di vissuto emotivo, sarà molto più facile da ricordare, anche se ciascun alunno lo farà con i suoi tempi e il suo stile di apprendimento.


I benefici della lettura sono approfonditi nel seminario gratuito online Il potere delle fiabe – Come e perché leggerle e nel corso online Il valore educativo della letteratura per l’infanzia, che evidenziano il ruolo dei libri come cardine essenziale per lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del bambino.


Competenze raggiungibili

  • Rispettare le regole e contemporaneamente accogliere il prossimo.
  • Inserirsi nel contesto scolastico, accogliendone i percorsi in maniera giocosa e gioiosa.
  • Avviarsi a una prima scoperta del proprio modo di imparare e sviluppare fiducia nelle proprie risorse.
  • Arricchire il proprio vocabolario di base.
  • Apprendere la letto-scrittura per acquisire un mezzo di comunicazione e di ricerca.
  • Abbinare linguaggi diversi (sonoro, iconografico, grafico, espressivo) per raccontare storie fatte di avvenimenti e di emozioni.
  • Integrare i contenuti proposti con il proprio vissuto personale.
  • Confrontarsi con la realtà scolastica e sociale del tempo passato.