Il ruolo dell’educatore scolastico è molto importante per quanto concerne gli aspetti legati alla scuola e alle dinamiche che vi intercorrono.
Chi è l’educatore scolastico
L’educatore scolastico è un professionista che si occupa di cooperare col docente, nella realizzazione di lavori individuali e di gruppo per favorire un ambiente relazionale “sano” in ambito educativo.
Non sostituisce il docente ma lo affianca nella realizzazione del programma didattico e, soprattutto, non sostituisce l’insegnante di sostegno, -nel caso in cui ci fossero alunni disabili e/o con difficoltà specifiche-, bensì attua dei progetti educativo-didattici per favorire l’inclusione di questi alunni all’interno del contesto classe.
La legge 170/2010 riconosce i DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), fattori neurobiologici che concorrono all’aggravare delle difficoltà esistenti negli alunni portatori. Difatti, nel caso in cui ci fossero alunni con DSA, importantissimo è il ruolo dell’educatore, il quale deve mettere in atto per i soggetti coinvolti, delle attività abilitative, compensative e dispensative, per rendere meno complesso il processo di acquisizione delle competenze, puntando inoltre, sulla realizzazione di apposite pratiche educative, in quanto il soggetto dev’essere messo in condizione di essere aiutato anche fuori dal contesto scolastico.
Inoltre, l’educatore scolastico, interviene in quelle situazioni in cui i soggetti presentano delle difficoltà in tema di tessuto sociale ed economico o, ancora, nel caso in cui le modalità del parenting non siano funzionali ai fattori psico-biologici del soggetto.
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Educatori scolastici e disturbi del comportamento
E non solo: oltre alle problematiche inerenti al fattore DSA, in classe possono esserci ragazzi che denotano disturbi del comportamento. Molto spesso, infatti, gli insegnanti lamentano dell’esistenza di alcuni comportamenti messi in atto dagli alunni, puntando il dito su fattori equivalenti, cioè derivanti dai disturbi stessi.
Ad esempio, nel caso di un soggetto iperattivo, ovvero affetto da ADHD (acronimo di disturbo da deficit di attenzione e disordine iperattivo), è difficile controllare i suoi movimenti (alzarsi di continuo dalla sedia, esprimere il bisogno di star fuori dalla classe e quant’altro) e richiamarlo all’attenzione.
In questo caso, l’educatore, per tenerlo quantomeno impegnato (aspetto particolare per un soggetto iperattivo che denota disattenzione), dovrà aiutarlo a mantenere la sua attenzione per più tempo possibile, trovando il modo di non farlo annoiare.
L’educatore nella gestione del contesto classe
Pensando a quanto descritto, viene facile pensare alla difficoltà di gestione della classe, ecco perché il ruolo dell’educatore in certe situazioni si rivela di estrema importanza.
Un altro aspetto su cui è necessario focalizzare l’attenzione, riguarda il fatto che, molto spesso, in classe vi siano ragazzi che per forza di cose (particolare contesto familiare, difficoltà emotive e altri fattori) siano estremamente “succubi” degli insuccessi scolastici per varie ragioni: dal “classico” quattro preso in matematica, all’imbarazzo del ragazzo interrogato creatosi in classe per non aver risposto alle domande di storia o al compagno che prende sempre il massimo senza studiare tanto e quant’altro, fino ad arrivare a veri e propri pensieri disfunzionali che possono sfociare nel fenomeno dell’impotenza appresa.
Questa condizione porta il soggetto a non avere più fiducia in sé stesso e nelle sue capacità, convincendosi del fatto che è inutile impegnarsi se tanto non riuscirà mai ad avere il successo che merita.
Anche in questo caso, l’educatore sarà chiamato ad intervenire, attraverso delle strategie che risultino utili ed efficaci, ad esempio semplificando il materiale di studio e facendo in modo che i pensieri disfunzionali possano ridursi a favore di quelli funzionali tramite il rinforzamento differenziale e, inoltre, facendo leva su interventi che promuovano un’alta autostima ed una maggior consapevolezza nel soggetto, di essere capace di far tutto. E soprattutto di promuovere i fallimenti come spinta alla motivazione.
L’educatore come mediatore
L’educatore è un mediatore attivo per quanto concerne i diversi gruppi etnici: nel caso in cui, ad esempio, all’interno del gruppo-classe, ci fossero dei ragazzi con nazionalità diverse, egli si occupa di promuovere la cultura e l’identità dei ragazzi appartenenti, per valorizzarne gli aspetti, per evitare che tali ragazzi possano escludersi dal gruppo-classe o non sentirsi parte completamente di esso. Molto spesso, infatti, si parla di “sfide del multiculturalismo”. Il termine “sfida’’ ben rappresenta la specificità di alcuni compiti di sviluppo che si impongono simultaneamente al minore in background migratorio.
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Difatti, un minore straniero che si trova in un altro luogo diverso da quello di appartenenza, dove la cultura stessa è molto differente da quella natìa, in quel contesto che l’ha accolto ma nel quale si sente straniero si può trovare, molto spesso, in una condizione di vulnerabilità. E non solo la famiglia ma anche e soprattutto la scuola, gioca un ruolo fondamentale non tanto per l’accoglienza all’interno del contesto-classe ma per quanto riguarda tutta una serie di dinamiche che ruotano intorno alla sua fragilità e al suo sentirsi “perso’’. In questo caso, il ruolo dell’educatore scolastico risulta essere impegnativo proprio perché le sfide a cui è chiamato il minore straniero, dipendono anche da una serie di dinamiche psicologiche, riguardanti ad esempio, il non sentirsi adeguato.
Corresponsabilità scuola-famiglia
Per far fronte a questa e ad altre problematiche che possono sorgere all’interno del contesto scolastico, molto importante riguarda la relazione con le famiglie, per instaurare quel patto di fiducia che la pedagogia indica col termine “corresponsabilità scuola-famiglia”. La relazione con le famiglie è un processo molto importante, non solo per comprendere l’andamento del figlio a scuola o per sorbirsi le lamentele dei professori su determinati comportamenti ma, al contrario, le relazioni costituiscono una parte fondamentale per poter crescere e sono significative per i soggetti che le attuano e che vi sono coinvolti.
Una relazione sana induce ad instaurare rapporti che si susseguono ed è molto importante soprattutto nel lavoro educativo, in quanto favorisce il benessere psicofisico che è duraturo nel tempo. Inoltre, un aspetto da non tralasciare riguarda la dinamica dei legami relazionali che vi sono tra scuola-famiglia o nello specifico con famiglie e comunità educative, attraverso il tema della corresponsabilità.