Luca Mori, l’autore di “Genitori con filosofia“, è un divulgatore e un filosofo, Dottore di ricerca in Discipline Filosofiche, Professore all’Università di Pisa, da anni conduce laboratori di filosofia con i piccoli e ragazzi anche adolescenti.
“Genitori con filosofia”
Con questo libro, Luca Mori vuole aiutare i genitori, attraverso 50 domande, ad affrontare le sfide quotidiane e il rapporto a volte complicato, anche se bellissimo, con i figli, tutto con l’aiuto dei classici della Filosofia. La filosofia regala moltissimi concetti stimolanti per tutte le mamme ed i papà che ogni giorno scelgono, si impegnano e sono responsabili della crescita dei propri figli. Il ruolo del genitore, bello, entusiasmante ma anche non sempre così semplice, può essere affrontato e preso, attraverso questo volume e le parole dell’autore, proprio “con filosofia”.
Luca Mori afferma, a proposito della filosofia: “Niente paura. La filosofia non è quella materia scolastica a volte ostica, astratta, inavvicinabile, ma una strategia per imparare e aiutare a comprendere”.
Esattamente, aiutare a comprendere è la funzione chiave che l’autore vuole trasmettere ai suoi lettori, nello specifico i genitori; porsi domande non è mai inutile e la filosofia questo insegna, al di là della storia. Le domande stimolano la ricerca di risposte chiare e aiutano a divenire più consapevoli delle esperienze che si fanno, dei pensieri e le emozioni che si provano. Rendono capaci quindi di avvicinarsi ai propri figli con occhi diversi, punti di vista nuovi che aprono differenti prospettive.
In un momento, contesto storico e sociale così pieno di “iper e super” tecnologia, di intelligenza artificiale (AI), di nuovissime frontiere nel digitale e nel lavoro futuro, due domande, che pone L’autore, hanno catturato la mia attenzione, su cui andrò a riflettere, attraverso le sue parole: “Che senso ha studiare?” – “A cosa serve farsi una cultura?”. Veramente i nostri ragazzi più giovani, ma forse anche alcuni genitori, non sanno rispondere a questi quesiti?
1° DOMANDA FILOSOFICA: “CHE SENSO HA STUDIARE?”
Riguardo a questa domanda, Luca Mori aiuta a rispondere attraverso parole davvero illuminanti. Innanzitutto, riferendosi alle nuove tecnologie, che faciliterebbero la memorizzazione di informazioni, afferma come lo studio non possa essere ridotto a mero immagazzinamento veloce di nozioni. Lo studio è passione e ricerca, lavoro su se stessi e un allenamento perpetuo, lento e costante. L’autore utilizza due analogie per mettere in risalto il senso dello studio e della cultura:
- La prima paragona i nostri motori di ricerca, tipo “google” ai mezzi elettrici, ad esempio il monopattino: avendo la possibilità di muoverci più velocemente, senza la fatica di usare le gambe, si potrebbe davvero smettere di camminare?? Che fine farebbe il nostro apparato locomotore, quali conseguenze? Allora, come pensare di smettere di studiare, utilizzando solamente la tecnologia? Quali conseguenze negative subirebbe Il nostro cervello?
- La seconda prende come esempio il puzzle: il sapere è paragonabile ad un grande puzzle, in cui le tessere vengono a farne parte attraverso i più svariati collegamenti, interpretazioni ed ipotesi. Tante le “tessere” e molte possono essere certamente ricercate online, ma serve necessariamente qualcuna da cui partire avendola appresa e compresa, avendo un punto saldo, il cardine della ricerca. Una tessera che parte dalle proprie capacità di pensiero e che rende abili nel decifrare e criticare con competenza le informazioni trovate. A proposito di pensiero ed intelletto, l’autore, citando il filosofo Kant, riporta quanto segue: “Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro”. “Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti del tuo proprio intelletto”. Per cui, adeguando al nostro tempo le parole del filosofo, vivere anche e soprattutto della nostra intelligenza e dei nostri pensieri, senza per forza essere guidati da un dispositivo collegato al web.
2° DOMANDA FILOSOFICA: “A CHE SERVE FARSI UNA CULTURA?”
Nella vignetta relativa al capitolo dedicato a questo quesito, Luca Mori scrive:” Sarà vero che con la cultura non si mangia?”. In risposta: “Bisogna vedere di cosa ama cibarsi chi lo pensa”. Geniale, profonda e vera, illuminante e piena di senso, la risposta in questione; l’autore certamente, attraverso il pensiero del noto sociologo Max Weber, vuol evidenziare che la CULTURA non è una parola vuota ma è assolutamente quello che fa dare un significato alla vita e al mondo, al vivere e al pensare, chi la coltiva e la esalta sa capirne il vero valore.
La Cultura è in ogni campo e in ogni ambito di attività: cultura filosofica, letteraria, storica, economica, artistica, teatrale, scientifica e religiosa. Fa parte della nostra vita ed è fondamentale per la nostra persona, formarsi senza è impensabile; non si vive senza emozioni e la cultura è un “laboratorio di emozioni”, come dice il filosofo Remo Bodei, che inoltre afferma: “La lettura o il teatro spalancano nuovi mondi, ossigenano la mente, inoculano idee, passioni, sensazioni che altrimenti ci sarebbero precluse o ci resterebbero inconcepibili, sfuocate o fraintese”.
Ampliare il pensiero è una importante funzione della cultura e della filosofia, senza la capacità di pensiero critico e riflessione non si può credere di evolvere e crescere. Ogni lavoro, mestiere, teorico più o meno pratico o tecnologico, “futuristico o classico”, deve essere obbligatoriamente accompagnato da un profondissimo e ricolmo bagaglio culturale. I bambini e i ragazzi condotti per mano sulla strada della cultura rischieranno meno di incappare in “vicoli ciechi” o ad un “unico senso”; conoscere e sapere aprono le porte a scelte più consapevoli, libere e responsabili.