Giuliana Mieli, laureata in Filosofia teoretica e Psicologia clinica, attraverso il suo libro Il bambino non è un elettrodomestico. Gli affetti che contano per crescere, curare, educare, fa riflettere in maniera illuminante su cosa sia realmente, per un bambino che cresce, l’educazione e l’affetto. Frase emblematica che ricorre, filo conduttore del testo e che ci porta a soffermarci sul vero valore del ruolo genitoriale, è la seguente: ”Volenti o nolenti, partecipi o indifferenti, i genitori segnano in modo indelebile il mondo affettivo dei figli”.
Ebbene, un concetto forte e che mette davanti i genitori, chi si occupa della crescita psicoaffettiva del bambino, a delle reali ed importanti responsabilità. Spesso invece, si sentono genitori affermare che i bambini “vengono su da soli”, che nascono con un loro carattere su cui non si può intervenire, che avranno modo di capire durante la vita, crescendo e imparando da sé.
La nostra autrice, saggiamente, ci parla di tutt’altro: affronta la delicata questione della presenza genitoriale non solo dal punto di vista pratico, ma soprattutto affettivo ed emotivo. Non dà una età precisa in cui i genitori sono autorizzati a lasciare il proprio figlio libero di poter scegliere e fare tutto, anzi, evidenzia, nettamente, come la preadolescenza e di conseguenza l’adolescenza siano un nuovo inizio, bisognoso di altrettante cure, anche se differenti certo, riferendosi proprio ad un “secondo parto”.
Non si cresce senza una guida: Genitori responsabili e presenti
Il ruolo del genitore è necessario: i genitori, che accompagnano la crescita di un figlio, imprimono al bambino le basi fondamentali della vita, quella che verrà e che poi autonomamente dovrà affrontare.
Giuliana Mieli utilizza parole che rimandano al concetto di sicurezza e protezione, “sicurezza esistenziale”, come punto di partenza. Partenza può intendersi e figurarsi come delle vere fondamenta; se pensiamo, effettivamente, alle fondamenta di un palazzo, viene più facile capire: quando si costruisce un edificio, le fondamenta sono necessarie, ma il lavoro non è finito, perché da lì deve edificarsi il palazzo e “farlo venire su” richiede altrettanto impegno e costanza. La metafora non è strettamente pedagogica, ma chiarisce con estrema precisione quanto sia imprescindibile la figura genitoriale nelle diverse fasi della crescita, non soltanto quelle iniziali.
Non può esistere una sana crescita senza una madre e un padre pronti a prendersi qualsiasi responsabilità per quel che riguarda il mondo affettivo ed interiore, le azioni e i comportamenti del proprio figlio. Quando si parla di responsabilità sono quelle che molto spesso, specialmente nel nostro periodo e contesto storico, visti anche fatti di cronaca di notevole rilevanza e destanti preoccupazione (si veda La prof accoltellata ad Abbiategrasso: ‘Non odio quel ragazzo’ – la Repubblica), vengono a mancare, latitano dietro proprio alla scusa che “la natura farebbe da sé”. Quasi un alibi, quello della natura che sostituirebbe il ruolo genitoriale, anche molto comodo, dietro cui nascondersi, che si usa per non immergersi completamente nel faticoso compito dell’essere genitori, semplificato e quindi considerato come ininfluente sulla crescita di un bambino.
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Essere genitori: un grande impegno anche in piena adolescenza
La nostra autrice, come riportato anche sopra, nel suo testo parla di “secondo parto” quando fa riferimento al periodo della adolescenza: un nuovo inizio che riparte proprio da quelle basi, da quelle “fondamenta” dell’edificio succitato.
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L’infanzia
Le basi gettate in una diversa età del bambino, tra 0-6 anni, le stesse che poi saranno necessarie per intraprendere il nuovo viaggio nel mondo della preadolescenza e adolescenza più inoltrata, una crescita in piena evoluzione. Dal fondo, dalle basi, dalle radici abbiamo detto, però, che il lavoro non termina ma evolve e cambia, si diversifica ma assolutamente non è concluso.
Il secondo parto
Se il primo parto, l’effettivo momento in cui il bimbo viene al mondo e si relaziona, segna un primo passaggio dalla mamma verso il mondo, il “secondo parto” determina un altro step, quello che permetterà al bambino/ragazzo o ragazza di entrare, dalla famiglia di origine, nella società a cui darà una sua forma e su cui lascerà un segno. Per cui, è estremamente importante non tralasciare questa seconda fase di vita e crescita, anzi dar valore alla trasformazione in atto, accompagnando e sostenendo un figlio; una guida forte e ben salda gli permetterà di contribuire in positivo all’avvenire del mondo.
Educare è davvero il futuro che diviene realtà, farlo con le giuste motivazioni e l’impegno massimo possibile, il più degno di nota, è senza dubbio l’unica soluzione per costruire società migliori. Ovvero, Sana Educazione=Mondo Civile.
Sicurezza, valori, solidità e fiducia, tratti da una EDUCAZIONE esemplare, serviranno per non farsi travolgere dalla società, al punto di perdersi e creare percorsi di vita vaghi e incerti. La crescita è certamente costellata di parecchi punti interrogativi e anche passi indietro, ma sostenuta da una salda e radicata preparazione emotiva e quindi psicoaffettiva, sarà senz’altro meno destabilizzante nei momenti di difficoltà.