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Stabilire relazioni sane tra scuola e famiglia

Stabilire relazioni sane tra scuola e famiglia

Se mettiamo a confronto i rapporti tra scuola e famiglia di 50 anni fa rispetto ad oggi ci si presentano due situazioni completamente differenti.

Immaginiamo una prima scena dove si vedono rappresentati due genitori negli anni ’60: in questa prima immagine mamma e papà sono intenti a sgridare il loro figlio per i bassi voti in pagella davanti allo sguardo compiaciuto dell’insegnante.

Nell’altra scena, ambientata nel presente, i genitori hanno in mano sempre una pagella, ma la vittima dei loro rimproveri non è il figlio, che li affianca con atteggiamento spavaldo, bensì l’insegnante, trincerata dietro la cattedra e incapace di reagire.

QUALI SONO STATI I CAMBIAMENTI DEI METODI NELLA SCUOLA NEL CORSO DEI DECENNI?

Dai confronti e dai colloqui con insegnanti di ogni grado di scuola emerge una percezione di difficoltà nell’individuare un proprio ruolo educativo armonico e complementare con quello di alcune famiglie moderne che manifestano fragilità poco funzionali. Da un lato, un gran numero di papà e di mamme che assumono un atteggiamento eccessivamente delegante e distante; all’estremo opposto, genitori che pretendono un controllo diretto sulla vita scolastica e si cristallizzano in un ruolo iperprotettivo, togliendo al figlio il privilegio di imparare dai propri errori.

ANNI ’50

Negli anni ’50, l’innovazione didattica ispirata all’attivismo deweyano (John Dewey, filosofo e pedagogista) che all’inizio del ‘900 fondò il metodo attivo, vedeva la didattica incentrata su un presupposto fondamentale, cioè che l’apprendere risulta più gradevole e utile se ha origine da un bisogno spontaneo di conoscenza, che impegna attivamente l’alunno a raggiungere uno scopo.

Negli anni ’50 questa innovazione didattica inizia a vacillare, determinando una nuova didattica dal taglio oggettivistico, che dominerà in occidente fino agli anni ’80. Questo nuovo metodo di insegnamento si basava su:

  • Un’organizzazione curricolare scientifico-razionale;
  • Una strutturazione sequenziale delle lezioni;
  • Una valutazione oggettiva degli apprendimenti;
  • L’idea che l’intelligenza è unica ed il suo apice è rappresentato dal pensiero logico deduttivo.

Quest’idea si consolida nel tempo, grazie all’avanzamento dell’informatica e agli studi riguardanti le intelligenze artificiali.

ANNI ’70

Negli anni ’70, il personal computer viene visto come un possibile sostituto dell’insegnante, una sorta di tutor in grado di presentare problemi e decidere la validità delle risposte del soggetto.

ANNI ’80

Nel corso degli anni ’80, la didattica oggettivistica viene messa in discussione, poiché gli esiti della ricerca della riguardante l’intelligenza artificiale si rivelano deludenti: se i computer possono essere strumenti validi per la risoluzione di problemi formali, come può essere una partita di scacchi, diventano inefficaci quando ci si sposta dal livello formale della sintassi a quello sostanziale della semantica.

La didattica generale contemporanea, che affonda le sue radici nel costruttivismo nato negli anni ’80, è una disciplina pratico-teorica che si realizza come riflessione teorica volta all’individuazione di pratiche didattiche necessarie al proseguimento di finalità educative e di determinati obiettivi di apprendimento.

I NUOVI APPROCCI RELAZIONALI TRA SCUOLA E FAMIGLIA

È opportuno valorizzare due fondamentali occasioni di confronto che, se sapientemente utilizzate, possono promuovere il senso di appartenenza e la fiducia, e stimolare un genuino e funzionale coinvolgimento scuola-famiglia:

  • IL COLLOQUIO INDIVIDUALE: con i genitori, è un momento che non dovrebbe essere limitato a brevi trasferimenti di informazioni unidirezionali, ma in cui si dovrebbe cogliere l’occasione per co-costruire un progetto comune, intrecciare obiettivi e strategie di azione al fine di favorire il benessere dell’alunno.
  • I MOMENTI FORMATIVI E/O FORMATIVI DI GRUPPO: su varie tematiche, anche attraverso l’utilizzo di piattaforme online, costituiscono un’altra opportunità per avvicinarsi alle famiglie portando un aiuto concreto rispetto a problematiche quotidiane ma anche per la gestione di situazioni delicate, inaspettate o peculiari.

ATTENZIONI PARTICOLARI: L’EMPATIA, I PREGIUDIZI, IL RISPETTO DELLE CULTURE

SVILUPPARE L’EMPATIA,UN APPROCCIO SIGNIFICATIVAMENTE VALIDO

EMPATIA significa mettersi nei panni dell’altro al fine di riuscire a comprendere il suo stato emotivo all’interno di una situazione.

Nella costruzione di un buon rapporto tra scuola e famiglia è bene scardinare l’idea di sottomissione di una dall’altra, così come quella di scuola solutrice dei problemi presenti in famiglia e viceversa. Una buona relazione nasce, al contrario, dal dialogo dal “so-stare” nella problematicità attraverso l’osservazione, la condivisione e l’ascolto per scoprire e sperimentare insieme risposte che possano essere significative per i bambini. Praticare l’empatia porta alla costruzione di rapporti sani e appaganti sia per i genitori sia per gli insegnanti.


L’importanza dell’empatia nel rapporto tra insegnanti, studenti e famiglie è approfondita nel seminario gratuito online L’INSEGNANTE E LA GESTIONE DELLA CLASSE – Parola d’ordine Empatia.


PREVENIRE LA FORMAZIONE DI PREGIUIDIZI

Esercitare il giudizio è una delle caratteristiche fondamentali innate dell’essere umano: se non fossimo in grado di giudicare persone e situazioni non saremmo in grado di fare scelte. In tutto quello che facciamo è necessaria una valutazione, pertanto, un giudizio. Lo psicologo americano Carl Rogers affermava:

“La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione”

Come ben sappiamo, il nostro cervello è portato a trovare soluzioni e semplificare i problemi, al fine di ridurre al minimo il dispendio energetico.

È così che dal “giudizio” si passa al pregiudizio, ossia a un giudizio che si è formato in altre circostanze e che viene preso a prestito per situazioni simili. Così, il rischio di cadere in facili incomprensioni è molto alto e spesso alla base di conseguenti cadute negative nella relazione scuola-famiglia.

Sospendere il giudizio significa osservare l’altro con sana curiosità, mostrando vivo interesse per quello che prova e per ciò che può spingerlo a mettere in atto determinati comportamenti ad esempio, cercare di comprendere come mai un genitore non è disposto a richiedere una consulenza specialistica per il proprio figlio, invece di pretendere che venga effettuata. La sospensione del giudizio porta a un ingresso in sintonia nel mondo dell’altro, disponendo un rapporto basato sulla fiducia e sul reciproco scambio.

RISPETTARE LE CULTURE

Oggi più che mai ci troviamo all’interno di un contesto multiculturale, a volte risulta più difficile entrare in comunione con il bagaglio culturale della famiglia di origine del bambino, a maggior ragione la sospensione del giudizio può essere la chiave di volta per comprendere come quel particolare comportamento possa essere connotato all’interno della cultura di provenienza.

Risulta molto importante mettersi in ascolto, raccogliere informazioni circa la provenienza di diversi comportamenti/atteggiamenti, al fine di instaurare un sincero e duraturo dialogo con queste famiglie. Solo quando vi sarà una buona alleanza, sarà possibile far comprendere il modus operandi della scuola per arrivare alla costruzione di un progetto educativo condiviso e perseguibile con coerenza da entrambe le parti.


Il corso online Comunicare tra culture – come farlo nel modo giusto? affronta il tema della comunicazione interculturale e della sua importanza nella prevenzione pregiudizi e nella promozione di un atteggiamento di apertura e ascolto.