Il consumo di alcol in gravidanza può avere conseguenze gravi sul bambino poiché i sintomi ad esso associati provocano danni indelebili alla sua vita. Molte future mamme sono convinte che il consumo di alcol in gravidanza, anche in maniera saltuaria e moderata, non comporti problemi al feto.
La FASD (Spettro dei disordini feto alcolici) è oggi la più grave disabilità di origine non genetica. Si tratta, pertanto, di una disabilità totalmente evitabile mediante l’astensione completa del consumo di alcol in gravidanza (non esiste, infatti, una dose sicura da assumere).
Il tema della gravidanza e delle possibili sfide e difficoltà a essa collegate è approfondito nel corso online Maternità consapevole: Dalla nascita del figlio alla nascita della madre.
Conosciamo la sindrome del feto alcolico
I sintomi associati al consumo di alcol in gravidanza possono essere più o meno pronunciati, per questo è stato usato il termine generico SPETTRO DEI DISORDINI FETO ALCOLICI (FASD), al cui interno sono compresi tutti i possibili danni causati dall’uso di alcol in gravidanza sul corretto sviluppo dell’embrione e del feto.
L’acronimo FASD comprende la Sindrome fetale completamente espressa (FAS) e la FAS parziale (pFAS). In quest’ultima tipologia, i cambiamenti fisici sono meno pronunciati o assenti, ma sono comunque presenti difficoltà riguardanti un’ampia gamma di funzioni cerebrali e comportamentali causati dagli effetti neurotossici dell’alcol.
Quali sono i fattori di rischio?
I fattori di rischio riguardano il consumo di alcol e di sostanze di abuso da parte della madre, riferendosi all’abuso di alcol anche prima della gravidanza e ad un consumo addizionale di sostanze d’abuso (oppiacei, cocaina, anfetamine, cannabinoidi).
Vi sono, inoltre, fattori di rischio legati alle caratteristiche della madre, quali l’età maggiore di 30 anni, basso livello socio-economico, altri figli con FAS/FASD o complicazioni perinatali.
Quali sono le conseguenze del consumo di alcol in gravidanza?
Il feto è esposto allo stesso livello di alcol presente nel sangue della madre, data la facilità con la quale attraversa facilmente la placenta. Il fegato fetale ha poche o nessuna capacità di metabolizzare l’alcol e quindi questo interferisce con la divisione cellulare e ne inibisce la crescita. Inoltre, provoca danni a molti organi fetali, danneggiando principalmente lo sviluppo del cervello.
Le manifestazioni cliniche comprendono tre disturbi fondamentali:
Malformazioni
Comprendono principalmente alterazioni della forma (dismorfismi) del volto (fessure palpebrali strette, naso corto e piatto, labbro superiore sottile di colore rosso acceso, scarso sviluppo della mascella e della mandibola), malformazioni scheletriche, difetti cardiaci e malformazioni genitali e renali.
Ritardo di crescita
Può verificarsi prima o dopo la nascita. L’esposizione all’alcol del feto, specialmente se avviene nel terzo trimestre, ne riduce fortemente lo sviluppo somatico. I neonati possono essere piccoli per età gestazionale e rimanere al di sotto della media staturale anche durante lo sviluppo successivo. Alcuni bambini con FASD, probabilmente perché non esposti all’alcol nell’ultimo trimestre, possono avere normali parametri di crescita ma sviluppare secondariamente deficit di apprendimento e deficit cognitivi.
Disturbo del neuro-sviluppo
Comprendono un’ampia gamma di alterazioni che possono esordire nel periodo della prima infanzia, prevalentemente entro i primi 5 anni d’età, caratterizzati da deficit nelle abilità comunicative e sociali, nell’apprendimento e a livello intellettivo.
Importanti conseguenze si riscontrano nell’alterazione funzionale del SISTEMA NERVOSO CENTRALE che si caratterizzano in difficoltà note con il nome di Disabilità primarie: la disabilità intellettiva, i deficit del funzionamento esecutivo, della memoria e dell’elaborazione dell’informazione, il ritardo o disfunzione del linguaggio, la difficoltà nell’apprendimento verbale e di codifica, la difficoltà generale di apprendimento, di riconoscere e comunicare le proprie emozioni e di cogliere i nessi di causalità, i disturbi dell’adattamento, il deficit dell’attenzione e l’iperattività.
Queste disabilità, se non trattate tempestivamente, si presenteranno successivamente come Disabilità Secondarie, che appaiono più avanti nella vita, includendo problemi di salute, di dipendenza da droga e alcol, problemi con la legge.
La loro gravità ed espressività dipende dalla quantità consumata, dei tempi di consumo, nel periodo della gravidanza in cui avviene l’esposizione. Proprio a causa della variabilità dei fattori legati alle caratteristiche materne e allo stile comunicativo, alcune persone, pure esposte all’alcol, non sviluppano FASD.
L’importanza della diagnosi di FASD (Spettro dei disordini feto alcolici)
Nonostante la Sindrome feto alcolica si presenti come una grave disabilità, ad oggi fare una diagnosi presenta diverse criticità. In primo luogo, la diagnosi precoce non è sempre possibile in quanto i danni al Sistema Nervoso Centrale, dovuti all’esposizione neonatale durante la gravidanza, sono difficili da identificare e maggiormente evidenti in età scolare e durante lo sviluppo (la diagnosi viene effettuata in età pre-scolare e in età scolare). In età adulta è più difficile fare diagnosi in quanto le caratteristiche fisiche associate sono soggette a modifiche nel tempo.
Le criticità si evidenziano inoltre a causa della scarsa conoscenza del problema in ambito sanitario e le barriere culturali, che rendono difficile raccogliere informazioni precise sul consumo di alcol nelle donne in gravidanza.
Fondamentale è la DIAGNOSI PRECOCE, in quanto permette di iniziare un trattamento mirato che può ridurre la comparsa dei problemi nell’infanzia, in particolare difficoltà sociali e di apprendimento, e delle disabilità secondarie in età adolescenziale.
Alcol e allattamento al seno: gli effetti
Anche dopo il parto, durante il periodo di allattamento, il consumo di alcol può ripercuotersi sul bambino. I possibili effetti diretti possono essere causati dalla presenza dell’alcol nel latte materno, già presente dopo circa 30-60 minuti dall’ingestione materna e persiste dopo circa 2/3 ore, in base al quantitativo assunto dalla mamma.
Gli effetti del latte in allattamento, dipendono da diversi fattori quali: il quantitativo di latte assunto, la velocità di assunzione, il peso materno, la distanza temporale tra il consumo di latte e la poppata.
Tra le conseguenze dell’assunzione di alcol in allattamento troviamo una inibizione dell’emissione del latte; in quanto l’alcol agisce sulla produzione di ossitocina impedendo la normale fuoriuscita dal seno materno e ne può alterare il sapore.
È importante sottolineare che l’uso quotidiano e non moderato dell’alcol può avere differenti rischi per il bambino come: irrequietezza, sonno disturbato, ritardo nella crescita e nei casi più gravi, anomalie o ritardo nello sviluppo psicomotorio.
Quali strategie per la prevenzione?
La FASD è prevedibile al 100% evitando le bevande alcoliche in gravidanza. Il problema principale di una mancata prevenzione è di tipo sociale, a causa di una scarsa informazione riguardo i danni che l’assunzione (anche minima) di alcol in gravidanza può avere sul bambino.
È quindi necessario fornire informazioni adeguate alle donne in età fertile e in gravidanza sui rischi dell’esposizione prenatale all’alcol, insieme a programmi educativi per i giovani al fine di sensibilizzare la popolazione riconoscendo il rischio di salute correlato. Importante è, inoltre, il supporto pre e post natale alle gestanti con problemi di dipendenza da alcol.
Per approfondire l’argomento in modo più dettagliato, è possibile consultare le pagine dedicate sul sito dell’EpiCentro dell’Istituto Superiore di Sanità, sul sito dei Centers for Disease Control and Prevention e sul sito dell’Associazione Italiana Disordini da Esposizione Fetale ad Alcol e/o Droghe (AIDEFAD). Per quanto riguarda l’alcol e allattamento è possibile consulare il sito https://www.lllitalia.org/, nel quale poter trovare articoli di approfondimento.