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Quando l’ipervigilanza diventa stressante: comprendere la stanchezza delle mamme

Quando l’ipervigilanza diventa stressante: comprendere la stanchezza delle mamme

Essere una mamma comporta un pesante carico mentale e un accumulo di sonno arretrato: mille compiti da affrontare che alla fine della giornata lasciano una sensazione di pura stanchezza. Questa fatica non deriva solamente dalle mansioni quotidiane come cucinare, pulire la casa, fare la spesa e soddisfare i bisogni primari dei bambini, ma anche dall’incessante desiderio di proteggerli.

Questo costante bisogno di vigilanza prende il nome di stress da ipervigilanza. È come sentirsi perpetuamente affaticati a livello mentale, poiché ci si sforza di mantenere i propri figli al sicuro da qualsiasi possibile pericolo, in ogni istante. Gli esperti lo paragonano allo stress che provano i soldati sul campo di battaglia.

Stanchezza delle mamme: affrontare lo stress da ipervigilanza

La vita di una neomamma, soprattutto se è per il primo figlio, comporta un allenamento continuo: si deve imparare tutto, perché come si dice “nessuno ci ha dato il libretto delle istruzioni”. Quindi oltre alla stanchezza fisica, implicata dalle frequenti levatacce per l’allattamento o per cambiare e calmare il bambino che piange, i genitori, ma soprattutto le mamme, vivono i primi mesi in particolare in uno stato di continua allerta.

Come soldati in guerra, le mamme si trovano costantemente in modalità di allerta, vigilando attentamente per proteggere i propri bambini da qualsiasi pericolo. È una responsabilità che non conosce sosta: dal garantire che il neonato faccia il ruttino al monitorare ogni singolo pianto, cercando di decifrare ogni segnale. La mente di una madre è sempre in movimento, formulando domande senza fine: È troppo caldo o troppo freddo? Ha abbastanza cibo o è affamato? Queste incertezze possono travolgere soprattutto all’inizio, quando il compito di essere madre è ancora tutto da imparare.

L’Impatto del cortisolo sulla salute delle mamme

La preoccupazione del genitore nei confronti del bambino fa parte del naturale istinto di protezione, ma questo costante stato di apprensione e ansia può avere gravi conseguenze sul nostro benessere fisico. Aumentano i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che ci fa sentire ancora più stanche, deboli, nervose e irritabili.

Il cortisolo ha diversi effetti sul corpo: aumenta la frequenza cardiaca e il livello di zuccheri nel sangue, favorendo la produzione di glucosio dal fegato e influenzando la secrezione di altri ormoni legati allo zucchero. Allo stesso tempo, riduce le difese immunitarie e rallenta alcune reazioni infiammatorie. Inoltre, diminuisce la produzione di collagene e di sostanze fondamentali per le ossa, contribuendo all’insorgere dell’osteoporosi.

L’ipervigilanza può avere effetti duraturi sulla salute, trasformando in croniche condizioni come l’ipertensione, tra le altre. Questo stato influisce negativamente anche sul nostro benessere emotivo, abbassando il tono dell’umore. L’ansia e l’ipervigilanza sono profondamente connesse e, a lungo andare, possono portare a uno stato di depressione, peggiorando notevolmente la qualità della vita delle mamme e quindi a cascata di tutta la famiglia.

L’ipervigilanza che perdura

Va notato che in certi casi questo stress da ipervigilanza non va via nemmeno quando i figli crescono. Anche quando i figli sono grandi e hanno più autonomia, una mamma può sentirsi in ansia, per esempio, se sono fuori per una serata con gli amici o in gita.

Dipende molto da come è fatta la mamma e da cosa serve davvero ai suoi figli, ma a un certo punto le mamme possono diventare come elicotteri pronte ad fare di tutto per la sicurezza dei loro piccoli. Quando questo stato si cronicizza, ovvero diventa costante nel tempo, parliamo di sindrome da ipervigilanza.

Questa condizione riguarda soprattutto le mamme che si occupano dei figli tutto il giorno senza aiuto: dover essere l’unica figura di riferimento costante implica necessariamente livelli di stress più elevati, che mettiamo in atto spesso anche a livello inconscio.

Questo stato di allerta permanente si traduce nell’essere sempre pronte a intervenire: che il bambino dorma, giochi, mangi o si stia addormentando, la mamma è sempre lì, vigile, pronta a prevenire qualsiasi possibile pericolo. Questa continua tensione psicologica e fisica è estenuante, paragonabile al burnout lavorativo, ma senza la possibilità di “staccare” a fine giornata.

Quando si trasforma in Burnout: una soglia da non ignorare

Questo spiega perché tante mamme si sentono così stanche, nonostante la percezione esterna possa essere diversa. Ma la sindrome da ipervigilanza è un campanello d’allarme che non va ignorato: può portare al burnout se non gestita adeguatamente.

Consigli per le Mamme:

Il nostro consiglio per le mamme che si riconoscono in questa situazione è di cercare un supporto psicologico, concedersi pause e ricordarsi che è fondamentale prendersi cura di sé. Non ci si deve vergognare a chiedere aiuto o a delegare alcuni compiti: essere mamma non significa essere un supereroe, ma un essere umano che ha bisogno dei naturali momenti di riposo, di tempi e spazi per sé per poter essere la migliore versione di sé per i propri figli.

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