La musica ha accompagnato l’evoluzione umana sin dai tempi antichi. E’ stata utilizzata come strumento di comunicazione, espressione artistica e tramite essa si è tramandata la tradizione nel corso dei secoli.
Leggi anche:
La musica: metafora dell’universo
Negli ultimi anni, gli studi sul cervello hanno suscitato grande interesse tra i ricercatori, che si sono chiesti quali siano i legami tra la musica e le emozioni, e cosa accada nel nostro corpo quando ascoltiamo musica.
L’ascolto musicale provoca piacere a livello ormonale, innescando un’esplosione di neurotrasmettitori, tra cui la dopamina, coinvolta nei processi di gratificazione, allattamento, sonno, memoria e umore. Quando i livelli di dopamina nei centri della ricompensa aumentano, i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, diminuiscono.
Inoltre, la musica stimola il rilascio di serotonina e ossitocina, ormoni legati alle emozioni profonde, al piacere e alla connessione con gli altri.
Quali sono le conseguenze? La nostra risposta emozionale non tarda ad arrivare. Il corpo è travolto da un’onda di sensazioni fisiche, riportandoci a un altro tempo, un altro luogo: spazi e anni che possono risalire molto indietro, aprendo cassetti della mente dimenticati. La musica agisce come una macchina del tempo, aiutandoci a riconnetterci con le nostre emozioni profonde.
Ma non solo: suoni e melodie possono avere un impatto positivo anche sulla pressione sanguigna, la circolazione, la respirazione e la digestione.
La musica come strumento terapeutico
Fin dai tempi antichi, si è riconosciuto il valore intrinseco della musica per il benessere fisico e interiore. La sua capacità di rilassare e allontanare tensioni e agitazioni è stata ampiamente apprezzata, e ancora oggi, nonostante la musicoterapia non sia universalmente riconosciuta come una medicina efficace, si consiglia in alcune situazioni patologiche e parafisiologiche per migliorare le condizioni fisiche, alleviare sintomi complessi e vari, lenire disturbi e promuovere uno stato generale di calma e benessere.
Per approfondire:
CORSO MIUR ONLINE – MUSICOTERAPIA IN AMBITO EDUCATIVO
La musicoterapia è una disciplina che sfrutta la musica come strumento educativo e riabilitativo, costituendo un approccio terapeutico integrativo. Questo metodo non verbale permette l’instaurarsi di un rapporto profondo e intenso tra paziente e terapista, facilitando l’espressione di emozioni e sentimenti che spesso restano imprigionati, al di là delle limitazioni del linguaggio logico e razionale.
Grazie al potente impatto emotivo del suono e alle sue molteplici evocazioni suggestive, la musicoterapia favorisce la costruzione di una connessione più profonda che penetra nelle sfumature della vita intima di ciascun individuo, personalizzando l’esperienza terapeutica.
Musica e Alzheimer
Viste le sue caratteristiche, è ampiamente utilizzata come terapia non farmacologica per migliorare la qualità della vita delle persone affette da Alzheimer e altre forme di demenza. Gli effetti positivi della musica su questi pazienti sono notevoli e possono avere benefici sia a livello emotivo che cognitivo. tra cui la riduzione dello stress e dell’ansia, il miglioramento dell’umore, la stimolazione cognitiva e il supporto alla socializzazione. La musica rilassante e familiare può creare un ambiente sereno, aiutando i pazienti a ritrovare ricordi e stimolando la memoria. Inoltre, la musica offre un’attività condivisa che favorisce la comunicazione e l’interazione sociale con i caregiver e gli altri pazienti. L’ascolto o la partecipazione attiva alla musica può anche promuovere l’autonomia e ridurre il disagio durante momenti di confusione. È essenziale adattare l’approccio alla terapia musicale alle esigenze individuali dei pazienti, creando programmi personalizzati basati sui loro gusti e preferenze musicali.
Complessivamente, la musica diventa un prezioso strumento per migliorare la qualità della vita delle persone affette da Alzheimer, offrendo momenti di gioia, calma e connessione emotiva nelle diverse fasi della malattia.
Musica e gravidanza
La musicoterapia può anche rivelarsi un prezioso alleato per offrire supporto emotivo e fisico alle donne durante la gestazione. Utilizzando elementi come il ritmo, la melodia e l’armonia, questa forma di terapia non farmacologica mira a promuovere il benessere complessivo della futura madre e del feto. A partire dalla 27ª settimana di gravidanza, infatti, l’udito del nascituro inizia a svilupparsi, e quindi è possibile far ascoltare della musica al feto, preferibilmente brani classici come le sonate di Chopin e Mozart, che sono basati su sequenze musicali semplici, lineari e stimolanti. In generale, si consiglia di selezionare brani musicali con ritmi dolci e delicati, evitando quelli troppo aggressivi o frenetici, poiché potrebbero causare agitazione al feto.
La musica può anche essere un mezzo per esprimere emozioni e preoccupazioni legate alla gravidanza e alla maternità, offrendo uno spazio creativo per affrontare i sentimenti che emergono in questo momento speciale della vita. Durante il travaglio e il parto, la musica può essere utilizzata per rilassare la donna e fornire una forma di supporto emotivo durante il processo.
Un’altra dimensione importante della musicoterapia in gravidanza è l’opportunità di coinvolgere il partner. La musica può permettere un legame più profondo tra la futura madre e il compagno, creando un ambiente condiviso di emozioni e ascolto.
Leggi anche: