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“Effetto Mozart”: Cos’è e quali sono i suoi vantaggi

“Effetto Mozart”: Cos’è e quali sono i suoi vantaggi

La musica classica, considerata come una forma di “musicoterapia”, ha la capacità di generare un effetto rilassante e stimolante contemporaneamente nel cervello. Poiché è composta solo da strumenti musicali, evita l’interferenza che i testi possono avere sui contenuti che si desidera imparare.

Cosa dicono le Ricerche nel Settore

Un recente studio condotto da ricercatori spagnoli e canadesi ha evidenziato che la filodiffusione, un vecchio sistema introdotto nel 1958 per diffondere musica di sottofondo attraverso i cavi telefonici, potrebbe tornare di moda come metodo per contrastare la malattia di Alzheimer. Secondo i risultati preliminari del progetto quinquennale “MEM-COG Effetto Mozart e memoria nei pazienti con deterioramento cognitivo”, finanziato principalmente dal Ministero della Scienza e Innovazione della Spagna e diretto da Marco Calabria dall’Universitat Oberta de Catalunya di Barcellona, l’ascolto di specifiche melodie durante compiti di memoria migliora i livelli di apprendimento nelle persone affette da lieve decadimento cognitivo (MCI), una condizione che può precedere la demenza.

Tuttavia, la musica di sottofondo non sembra influenzare il recupero dei ricordi. Anche le persone senza problemi cognitivi mostrano un miglioramento nell’apprendimento di una poesia quando la filodiffusione è attiva, ma la musica non ha alcun effetto sulla successiva capacità di ricordarla. Queste interessanti scoperte sono state pubblicate sul Journal of Alzheimer’s Disease e sono frutto della collaborazione tra l’Università Concordia di Montreal e il Gregorio Marañón Health Research Institute di Madrid.

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Gli Effetti dell’Ascolto sulla Memoria

L’effetto dell’ascolto di musica sulla memoria è influenzato anche dalle abitudini consuete di chi la ascolta. Coloro che utilizzano regolarmente la musica come mezzo per rilassarsi ottengono maggiori benefici in termini di memoria. Tuttavia, è importante notare che questi benefici si verificano principalmente con la musica classica.

Questo genere musicale ha un effetto sul cervello che si situa a metà strada tra il rilassamento e l’eccitazione, ed essendo composto solo da strumenti musicali, evita l’interferenza che i testi di una canzone possono avere sui contenuti da imparare in un compito di memoria, come ad esempio l’apprendimento di una poesia. Ad esempio, nella ricerca condotta dai ricercatori, è stata utilizzata la canzone “Un rayo de sol” cantata dai Los Diablos, ma non si è verificato alcun miglioramento della memoria. Durante l’esperimento, ai partecipanti sono state presentate 24 fotografie di volti da memorizzare, e dieci minuti dopo sono state chieste di individuarle in un’altra serie di 48 foto.

Il fenomeno dell’effetto K448 è stato oggetto di numerosi studi, e nel tempo è emersa anche la sua capacità di influire sugli accessi epilettici, persino nei casi resistenti ai farmaci, che rappresentano circa il 30% dei casi.

La ricerca sull’effetto della musica sulla memoria è un campo relativamente recente, e lo studio condotto dai ricercatori spagnoli apre nuove prospettive riguardo ai problemi di memoria episodica a lungo termine, che rappresentano una delle abilità cognitive più colpite nelle fasi precliniche della malattia di Alzheimer.

Gli anziani spesso sperimentano difficoltà nel collegare i ricordi, ma strategie associative come l’utilizzo di musica classica come sottofondo possono contribuire a ridurre i deficit associativi legati all’età. Tuttavia, è ancora importante comprendere il meccanismo con cui questo effetto si manifesta.

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Come si manifesta l’effetto K448?

Secondo il dottor Bruno Colombo, un neurologo esperto, c’è una possibilità che l’impatto della musica sulla memoria sia collegato all’aumento dell’attivazione neurale, che a sua volta rafforza le tracce di memoria durante il processo di codifica. Questa teoria, chiamata “Arousal-Mood” e proposta da alcuni ricercatori di Hong Kong, sostiene che l’effetto della musica dipenda dalla risposta emotiva individuale agli stimoli musicali.

Ciò spiega perché l’ascolto di specifiche composizioni come la K448 di Mozart può migliorare le funzioni cognitive, mentre brani diversi potrebbero non avere lo stesso effetto. È importante notare, però, che le interpretazioni dell'”effetto Mozart” possono creare aspettative errate. È essenziale comprendere quali reazioni favoriscano il funzionamento cognitivo in ogni individuo, poiché non tutti traggono gli stessi benefici da tipi diversi di musica. Tuttavia, qualsiasi brano musicale che genera un’eccitazione ottimale e evoca emozioni positive può essere d’aiuto.

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Altri esperimenti

Ulteriori confronti sono stati condotti utilizzando diverse composizioni musicali, tra cui “Für Elise” di Beethoven. Tuttavia, questo brano ha dimostrato di aumentare solo l’attività theta nell’area frontale del cervello, correlata alla riduzione dello stress. Tuttavia, esiste uno spartito musicale che finora non è stato confrontato con la K448 di Mozart: si tratta della “Decima” di Beethoven in mi bemolle maggiore, una sinfonia che rimase incompiuta poiché Beethoven morì nel 1827 prima di poterla completare.

Due anni fa, il compositore austriaco Walter Werzowa, esperto conoscitore di Beethoven, ha recuperato tutte le bozze della partitura in questione. Successivamente, ha utilizzato un sofisticato software per confrontare le armonie di tutte le opere del grande compositore tedesco.

Da questo processo è nato l'”AI PROJIECT”, che ha preso in considerazione anche altri spartiti elaborati successivamente basandosi sulle bozze originali, come quelli della Philarmonic Society del 1870 o di altri compositori che si sono cimentati in varie versioni nel corso dell’ultimo secolo. Il software ha elaborato diverse possibili versioni e, sotto la supervisione di Werzowa, ne è stata selezionata una ( si può ascoltare su Youtube.com).

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