La paura degli altri è caratterizzata dal disagio, dall’imbarazzo che si manifesta quando ci troviamo in determinate situazioni sociali come ad esempio esibirsi in pubblico, mangiare in mezzo agli altri o semplicemente parlare con gli altri. Quando questo disagio prende il sopravvento e la persona sperimenta un’ansia intensa, siamo nel campo della patologia, ovvero la fobia sociale.
Paura degli altri e fobia sociale
Esiste una vasta gamma di situazioni potenzialmente ansiogene nel campo delle relazioni sociali:
- Paura di essere osservati
- Paura di farsi valere (autoaffermazione)
- Paura di rivelarsi
- Paura di fallire (ansia da prestazione)
Tutte queste situazioni hanno un elemento in comune: espongono allo sguardo e al giudizio dell’altro.
I disturbi del comportamento nell’ansia sociale
La disorganizzazione delle capacità relazionali dovuta all’ansia sociale comporta due tendenze comportamentali principali: quella dell’accelerazione e quella del rallentamento.
La loro frequente sovrapposizione si concretizza nella goffaggine della persona, che si sente letteralmente bloccata, e, talvolta, in condotte del tutto inadeguate.
Il soggetto con ansia sociale adotta spesso la condotta dell’evitamento, della rinuncia e del ritiro. Nella relazione con l’altro adotta un comportamento protettivo e una comunicazione di tipo assertivo oppure di sottomissione.
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Il pensiero negativo
Le cognizioni sono pensieri automatici che si impongono alla coscienza del soggetto, in relazione a quanto sta vivendo. È un discorso interiore, il modo in cui si parla a sé stessi.
Involontarie e automatiche, non richiedono sforzo di valutazione da parte del soggetto e finiscono per caratterizzare lo stile di pensiero quale reazione a determinate situazioni.
Le principali cognizioni di coloro che soffrono di ansia sociale si articolano lungo tre direttrici: il suo comportamento; ciò che possono pensare i suoi interlocutori; ciò che questi faranno.
Se stesso | Ciò che pensano gli altri | Ciò che faranno gli altri |
Tremo troppo
Non sono interessante |
Si sono accorti che tremo
Mi trovano noioso |
Mi faranno un commento in proposito
Non mi inviteranno un’altra volta |
L’ansia sociale è spesso associata alla considerazione negativa di sé e delle proprie prestazioni.
Il modo di pensare del soggetto ansioso è specifico e risultano predominanti due caratteristiche:
- disorganizzazione delle capacità di riflessione e di analisi;
- ipervigilanza sull’ambiente circostante.
Timidezza e fobia sociale
La timidezza è generalizzata e corrisponde ad un modo di essere, ad una tendenza profonda a restarsene in disparte. La timidezza è cronica e durevole. Il timido incarna un modo di essere contrassegnato dall’inibizione (irrigidimento comportamentale) in un numero di situazioni sociali che evita. Allo stesso modo, anche la personalità evitante è un modo di essere, contrassegnato da sensibilità eccessiva allo sguardo degli altri e da condotte di evitamento.
A scatenare la timidezza possono essere gli sconosciuti, gli individui dell’altro sesso, trovarsi in un gruppo numeroso, avere uno status inferiore a quello dell’interlocutore. Di fronte a queste situazioni, il timido può optare per una sorta di fuga in avanti. Tuttavia, in un ambiente familiare, i timidi si comportano in modo del tutto normale e dimostrano di possedere discrete competenze sociali.
Nella quotidianità, i timidi incontrano difficoltà soltanto in due situazioni: tutte le volte che devono prendere un’iniziativa e quando devono parlare delle proprie emozioni.
La fobia sociale invece è una vera malattia psicologica e la più invalidante tra le forme di ansia sociale, intensa e paralizzante che comporta disagio e sofferenza notevoli. È una paura intensa, incontrollabile, irragionevole. Il fobico organizza la propria vita in maniera da evitare l’oggetto temuto. Intensità della reazione ansiosa e strategie di evitamento distinguono la semplice apprensione dalla fobia vera e propria.
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Meccanismi messi in atto nell’ansia sociale
Un primo errore nell’elaborazione delle informazioni dell’ansioso fa riferimento al tenere conto solo di alcune informazioni ignorandone altre. Un secondo tipo di errori riguarda il trarre conclusioni senza poterle provare.
Un altro meccanismo è la personificazione, ovvero attribuirsi responsabilità esagerate in ogni circostanza. Il funzionamento psicologico di chi soffre di ansia sociale, inoltre, è caratterizzato dalla tendenza ad attribuire eccessiva rilevanza agli avvenimenti negativi e sminuire quelli positivi.
La generalizzazione è un’altra modalità di ragionamento che si riscontra frequentemente negli ansiosi sociali.
Infine, l’ultimo meccanismo riguarda la percezione della realtà in maniera dicotomica, categorizzandola in buona e cattiva, giusta e sbagliata, eccetera.
Il trattamento della fobia sociale
È necessario incoraggiare a modificare i propri pensieri, formulando pensieri alternativi.
Il metodo della “freccia discendente” ad esempio è una tecnica cognitiva utilizzata per far emergere le convinzioni più profonde della persona, che spesso non sono consapevoli. Consiste nell’indagare le conseguenze negative delle situazioni e degli stati d’animo provati, per far emergere le idee relative a se stessi, agli altri e al mondo.
Resi consapevoli gli schemi sottostanti, è possibile metterli in discussione in modo critico.
Prendere coscienza del proprio disturbo, comprenderne i meccanismi interni, significa già non esserne più vittime.
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