L’oversharing sui social media è la tendenza a condividere dettagli eccessivamente personali o intimi su piattaforme digitali come Instagram, TikTok, Facebook e X (ex Twitter). Questo comportamento è alimentato dalla continua ricerca di visibilità e approvazione sociale, ma può portare a gravi rischi psicologici, sociali e di sicurezza.
L’oversharing nasce dalla percezione distorta del pubblico online, dove gli utenti non riescono a distinguere chiaramente i confini tra sfera privata e pubblica. (Tufekc; 2008). La logica dei social media è basata su algoritmi che premiano l’engagement e incentiva la condivisione impulsiva di contenuti personali (Boyd & Marwick, 2011).
L’oversharing sui social media è stato associato a conseguenze come il furto d’identità, la diffusione non consensuale di dati sensibili e l’aumento di episodi di cyberbullismo, come riportato da Pew Research Center, studi recenti hanno inoltre evidenziato un legame tra oversharing e ansia sociale o diminuzione del benessere psicologico (Frison & Eggermont, 2015; Tandoc et al., 2015). Il fenomeno è particolarmente diffuso tra gli adolescenti e i giovani adulti, si evidenzia come la digital literacy sia spesso insufficiente per gestire consapevolmente la propria immagine online. (Livingstone & Helsper, 2007). Inoltre, come indicato nel report di Common Sense Media, la pressione sociale digitale e l’uso intensivo delle piattaforme possono portare a una sovraesposizione involontaria, accentuando insicurezze e dipendenza da approvazione esterna.
Le Radici Psicologiche dell’Oversharing sui Social Media
L’oversharing sui social media può essere interpretato attraverso due fondamentali prospettive psicologiche: la teoria dell’autopresentazione e la teoria dell’attaccamento. Queste spiegazioni aiutano a comprendere perché molti utenti, in particolare adolescenti e giovani adulti, sentano il bisogno di condividere contenuti intimi e personali online.
Secondo la teoria dell’autopresentazione di Erving Goffman (1959), ogni individuo cerca di controllare l’immagine che gli altri hanno di lui, utilizzando strategie di comunicazione che vanno dalla selezione delle foto all’uso di caption emotive. (Goffman, 1959). Nei social media, ciò si traduce in oversharing, nella speranza di ottenere approvazione sotto forma di like, visualizzazioni o commenti. In questo studio pubblicato su Pub Med ha evidenziato come questo comportamento possa derivare da bisogni narcisistici o da fragilità identitarie. (Shabalanga et al., 2022).
Parallelamente, la teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969) sottolinea come il bisogno umano di connessione e appartenenza sociale possa indurre all’oversharing sui social media, specialmente nei soggetti con stili di attaccamento insicuri (Mikulincer & Shaver, 2007). Chi si sente meno supportato offline tende a esprimere i propri vissuti online, spesso in modo disfunzionale. Ricerche recenti (Boursier et al., 2020) confermano che gli adolescenti con elevata ansia sociale o bassa autostima sono più propensi all’oversharing sui social media, aggravando la loro vulnerabilità psicologica. L’oversharing è radicato in dinamiche psicologiche profonde, e la sua comprensione richiede un approccio multidimensionale che integri teoria, empiria ed educazione digitale.
Le Conseguenze dell’Oversharing sui Social Media
Le conseguenze dell’oversharing sui social media sono molteplici e spaziano dagli effetti psicologici a quelli sociali e legali. La condivisione eccessiva di informazioni personali può sembrare inizialmente innocua, ma comporta rischi reali e spesso sottovalutati.
Tra i principali problemi legati all’oversharing sui social media, vi è l’aumento dell’ansia sociale, della depressione e di una crescente dipendenza dall’approvazione altrui (Tandoc et al., 2015). Adolescenti e giovani adulti che condividono in modo impulsivo i propri vissuti personali sono più esposti a cyberbullismo, body shaming e commenti denigratori, con un impatto diretto sulla loro autostima e benessere mentale (APA).
Secondo il rapporto di Cyberbullying Research Center l’oversharing può facilitare attacchi online e furti d’identità, in quanto molte informazioni condivise pubblicamente possono essere utilizzate per attività di phishing o doxxing,in casi estremi, ciò può sfociare in violazioni della privacy, stalking digitale e danni reputazionali permanenti (Debatin et al., 2009).
Dal punto di vista relazionale, l’oversharing sui social media può generare conflitti interpersonali: post troppo intimi possono ledere la privacy altrui o essere interpretati come richieste implicite di attenzione (Fox & Moreland, 2015). Alcuni studi parlano addirittura di un effetto “overshare hangover”, cioè rimorso e disagio dopo aver condiviso contenuti troppo personali (Choi & Sung, 2018). Per affrontare queste criticità, è essenziale promuovere educazione digitale e consapevolezza sulle impostazioni di privacy, come suggerito anche da Common Sense Media.
Educazione Digitale e Prevenzione dell’Oversharing sui Social Media
La prevenzione dell’oversharing sui social media richiede un percorso di educazione digitale strutturato, in grado di fornire competenze pratiche e critiche per gestire consapevolmente la propria identità online. Una prima leve per contrastare l’oversharing sui social media è insegnare ai giovani a riconoscere i confini tra pubblico e privato. Come indicato da Common Sense Media (2018), sviluppare consapevolezza sui rischi associati alla condivisione di dati personali è fondamentale per ridurre l’impulso all’oversharing sui social media.
In secondo luogo, va promosso un uso consapevole delle impostazioni di privacy avanzate: le Google Privacy Controls (Google, 2024) offrono tutorial passo-passo per limitare la visibilità dei contenuti e gestire le preferenze sui dati, contrastando così l’oversharing sui social media involontario. L’UNESCO raccomanda l’introduzione di programmi scolastici di cittadinanza digitale fin dalla scuola primaria. Il documento Digital Citizenship Education (UNESCO, 2019) sottolinea come attività laboratoriali e moduli didattici possano prevenire l’oversharing sui social media, sviluppando competenze di auto-regolazione e pensiero critico.
Sono importanti percorsi di formazione su “digital citizenship” che riducono significativamente la propensione all’oversharing sui social media, migliorando al contempo le pratiche di netiquette (Jones & Mitchell, 2016). Analogamente, Hobbs (2010) propone un piano d’azione per la literacy mediatica che integra strumenti didattici digitali e moduli interattivi per rafforzare le barriere contro l’oversharing sui social media (Hobbs, 2010).
Conclusione
L’oversharing sui social media rappresenta una delle espressioni più visibili e controverse del nostro rapporto con la tecnologia e la comunicazione digitale. Condividere dettagli della propria vita quotidiana è diventata una pratica diffusa, incentivata dai meccanismi stessi delle piattaforme digitali, che premiano la visibilità e l’interazione.
Tuttavia, quando la condivisione oltrepassa certi limiti, può trasformarsi in un comportamento problematico, con conseguenze significative per la sfera personale, sociale ed emotiva. Analizzando le radici psicologiche dell’oversharing, emerge chiaramente come questo comportamento sia spesso guidato da bisogni profondi: il desiderio di approvazione, la costruzione dell’identità, la ricerca di connessione e visibilità. Tali dinamiche sono particolarmente intense durante l’adolescenza e la prima età adulta, fasi in cui l’immagine pubblica e l’appartenenza al gruppo assumono un’importanza cruciale.
Gli effetti dell’oversharing sui social media non si limitano alla perdita di privacy. Possono includere esposizione a cyberbullismo, stress sociale, ansia e senso di inadeguatezza, specialmente quando il confronto con gli altri diventa costante. In alcuni casi, il contenuto condiviso può essere riutilizzato in modo improprio, dando origine a rischi concreti per la sicurezza digitale. Per affrontare il fenomeno in modo efficace è fondamentale intervenire in ambito educativo.
Promuovere la consapevolezza sull’uso responsabile delle piattaforme, insegnare a gestire la propria immagine online e comprendere le implicazioni della condivisione digitale sono passi essenziali per prevenire comportamenti impulsivi o disfunzionali. L’oversharing, non è solo una questione tecnologica, ma anche culturale ed educativa. Solo sviluppando un pensiero critico e relazioni digitali più sane, sarà possibile abitare i social media con maggiore equilibrio, tutela e autenticità.
Riferimenti Bibliografici
- American Psychological Association. (2017). Stress in America: Coping with change.
- Boursier, V., Gioia, F., & Griffiths, M. D. (2020). Selfie-engagement on social media: Pathological narcissism, positive expectation, and body objectification–Which is more influential? Addictive Behaviors Reports, 11, 100263.
- Boyd, d., & Marwick, A. E. (2011). Social privacy in networked publics: Teens’ attitudes, practices, and strategies. A Decade in Internet Time: Symposium on the Dynamics of the Internet and Society.
- Bowlby, J. (1969). Attachment and loss: Vol. 1. Attachment. New York: Basic Books.
- Choi, M., & Sung, Y. (2018). The role of shame, guilt, and self-regulation in moderating the impact of online oversharing. Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, 21(10), 625–631.
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- Common Sense Media. (2018). Social media, social life: Teens reveal their experiences.
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