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La dipendenza affettiva nelle relazioni

La dipendenza affettiva nelle relazioni

La dipendenza affettiva è una condizione patologica caratterizzata da un rapporto di sottomissione che un individuo stabilisce nei confronti di un’altra persona o di un gruppo. Chi vive questa condizione è ossessionato dall’idea di perdere il partner.

Erich Fromm nel libro L’arte di amare (1957) descrive l’amore come una forma di arte, che per essere appresa necessita di impegno, allenamento e pazienza. Proseguendo si sofferma sulla differenza tra amore immaturo caratterizzato dalle dinamiche di dominanza-sottomissione e paura costante della solitudine, dall’amore maturo ovvero l’unione con l’altro, a condizione di preservare la propria integrità e individualità, senza scivolare nella simbiosi.

Caratteristiche della dipendenza affettiva

La dipendenza affettiva presenta le seguenti caratteristiche:

  • l’altro viene ricercato per assolvere la funzione di regolazione del sé;
  • la separazione è temuta;
  • ogni cambiamento nella relazione viene vissuto come minaccia;
  • l’esperienza della solitudine è angosciante e intollerabile.

Tra le caratteristiche del dipendente affettivo, ricordiamo il basso livello di autostima, la scarsa fiducia nelle relazioni, l’incapacità di vivere le separazioni, la ricerca compensativa di relazioni simbiotiche con figure idealizzate.


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Origine della dipendenza affettiva

Il dipendente affettivo ha vissuto in modo drammatico il conflitto tra amore di sé e accettazione da parte delle figure primarie di riferimento. È stato un bambino “adultizzato” che ha dovuto prendersi cura di un genitore problematico per sentirsi accettato e ha avuto l’illusione di poter essere amato dai genitori una volta che fosse riuscito a guarirli.

La sua problematica è maturata all’interno di uno schema di attaccamento di tipo ambivalente in cui ha percepito la presenza dei propri genitori, senza tuttavia averli potuti vivere come base sicura, come figura rassicurante, accogliente, presente (il genitore c’è, ma è come se non ci fosse; non si accorge dei bisogni del bambino, dei suoi desideri…).

La madre è stata una figura che ha dato poca stabilità ed è stata vissuta sempre con angoscia per la paura di perderla.

Il dipendente, da adulto, sarà una persona che avrà scarsa fiducia nella relazione e sarà incapace di vivere la relazione.

Il tipo “passivo-dipendente”

La persona dipendente è terrorizzata dalla perdita e, per evitare l’abbandono e la solitudine, si mette al servizio dell’altro fino a rinunciare a sé stesso e ai propri bisogni. La relazione diviene così priva di reciprocità e i ruoli si cristallizzano: il dipendente chiede continue rassicurazioni, appoggio e conferme.

La persona dipendente si lascia intercettare da un narcisista, uno psicopatico o un sadico, personalità seduttive con uno stile indipendente che attrae il dipendente.

Il sentimento prevalente è l’angoscia abbandonica. Non si lascerà mai andare completamente e sarà sempre ipervigile e teso, per fronteggiare la minaccia della separazione. La difficoltà a lasciarsi andare è evidente anche nella sessualità.

L’illusione è quella di poter essere riscattato dalle deprivazioni del passato.

Il legame è caratterizzato dalla dipendenza e l’atteggiamento è caratterizzato dall’oscillazione tra condotte remissive e passive e forme di protesta impotente.

I dipendenti affettivi soffrono di una rabbia profonda, cronica, arcaica, e nelle relazioni di lunga durata questa disprezzo può assumere le forme indirette e sofisticate del punzecchiamento.

Il tipo “codipendente”

La persona codipendente si lega a qualcuno che si trova in stato di necessità. Una caratteristica di queste relazioni  è che le relazioni sono mediate da una condizione di bisogno: uno dei partner ha un problema e l’altro se ne fa carico, impiegando una grande quantità di energie.

L’aspetto che caratterizza il codipendente è l’insistenza e la totale dedizione con cui si dedica al partner problematico.

Il legame è caratterizzato dal bisogno e dal sentimento della speranza che l’altro guarirà.

In passato, sono stati bambini iper-responsabilizzati, che mantengono un nucleo di immaturità dovuto ad una profonda fame affettiva in cui l’appagamento è stato continuamente rinviato e mai risolto. Una volta adulti, abituati ad attendere la gratificazione all’infinito, non conoscono il codice della reciprocità. Guarire il partner significa ritrovare il genitore amato e finalmente farsi amare – e quindi guarire sé stessi.

A differenza del dipendente passivo, il codipendente idealizza l’altro bisognoso di aiuto, ma anche sé stesso nel dare aiuto.

Il tipo “aggressivo-dipendente”

In questa forma, la rabbia e il rancore emergono molto più che nelle due forme descritte, dove rimangono invece sullo sfondo.

Con questa forma, emerge in modo più strutturato e stabile l’aspetto cattivo, brutale e a volte sadico del dipendente affettivo che, invece di subire la manipolazione, provoca lui stesso attivamente sofferenza e umiliazione ai suoi partner.

La dipendenza affettiva assume la forma aggressiva solo quando il dipendente incontra una persona molto simile a sé e i due decidono di condividere un rapporto.

Il sentimento prevalente nel dipendente aggressivo è il disprezzo, verso l’altro e verso sé stessi: il partner è continuamente svalutato e screditato anche agli occhi dei figli. Su di lui viene scaricato il peso dell’infelicità della coppia e la responsabilità di ogni problema.

Queste coppie, tuttavia, sono molto legate e tendono ad essere isolate perché si fanno terra bruciata intorno.

Il tipo “contro-dipendente”

Il contro-dipendente ha risolto il problema del rifiuto e dell’abbandono con l’evitamento di qualsiasi legame. Le sue relazioni affettive sono maturate all’interno di una cornice di tipo evitante.

Mentre il dipendente affettivo ha sentito l‘interessamento della figura di attaccamento anche se in modo discontinuo e ambivalente, il contro-dipendente invece ha dovuto fare i conti con il rifiuto e quindi con un vuoto di accudimento, che lo ha obbligato a fare tutto precocemente da sé.

Il bambino che ha vissuto queste esperienze ha “risolto” i propri bisogni di dipendenza mediante la negazione, lasciandoli in realtà insoddisfatti e inespressi insieme al terrore dell’abbandono e del rifiuto.

In seduta, è molto difficile per loro riportare qualcosa della propria infanzia; è come se non avessero ricordi del loro essere bambini e i ricordi iniziano nella pubertà. Ricordare significa recuperare il bambino ferito e terrorizzato dal rifiuto.

Il contro-dipendente, cresciuto in un clima di rifiuto e di deprivazione affettiva, è stato un bambino disconfermato e umiliato nelle sue manifestazioni di bisogno e di fragilità (umiliarlo quando si sporcava, ridicolizzarlo perché piangeva, ignorarlo quando chiedeva di giocare).

Da questo, il bambino ha intuito che c’era qualcosa di sbagliato in sé che recava tanto disturbo e con questa precoce sensazione di indegnità e non amabilità ha maturato in sé un sentimento: la vergogna.

Forme di compensazione del contro-dipendente

Il contro dipendente, non avendo elaborato la propria problematica di dipendenza, ma al contrario, tenendola nascosta dentro di sé e mantenendola irrisolta, può finire per sviluppare un grave problema di dipendenza patologica (gioco d’azzardo, sesso compulsivo, dipendenze tecno mediate).

Ma ci sono altre strategie che possono essere usate dal contro dipendente per tenere a distanza la propria condizione di bisogno: la compensazione narcisistica. Abile seduttore, si mostra capace di catturare l’attenzione. È un raffinato manipolatore. Il narcisista dipende sempre dalla propria immagine e deve avere un pubblico di spettatori.

Un’altra forma di compensazione del contro dipendente è quella psicopatica, dove il trofeo è il potere sull’altro. La sua sete di potere, dominio e controllo sono agite attraverso la prepotenza e la sopraffazione oppure mediante un approccio seduttivo.

Lo psicopatico deve sempre sottomettere qualcuno per confermare la sua immagine di forza e invincibilità. Senza potere si sente distrutto, umiliato, annullato. Le vere droghe sono la carriera, il lavoro, la conquista di pozioni apicali e il comando.