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In-Segno: Dialogo tra Espressione e Materia

In-Segno: Dialogo tra Espressione e Materia

Come scriveva Plinio il Vecchio, “nulla dies sine linea”, non passa giorno senza che l’essere umano lasci un segno della propria esistenza su questo mondo. La nostra evoluzione intellettuale e culturale si è costruita attraverso segni impressi nella materia: un modo per comunicare, insegnare, e tramandare. L’arte, fin dagli albori della civiltà, ha utilizzato il segno come mezzo privilegiato per esprimere sensibilità e creatività.

La ricerca artistica sviluppata durante il percorso accademico è stata centrata su un tema fondamentale, il segno.

Ma cos’è realmente un segno in arte? Possiamo definirlo come una traccia visibile, capace di rivelare l’intimità e l’originalità dell’artista. Tuttavia, un segno assume valore solo nel momento in cui entra in relazione con il nostro mondo percettivo e cognitivo, suscitando quel particolare “interesse” che lo rende incisivo e significativo.

Diverse declinazioni del segno nell’arte

Ogni artista ha esplorato il segno in modo personale, reinterpretandolo attraverso approcci e sensibilità differenti. Tra gli aspetti più significativi possiamo identificare:

  • L’atto gestuale: una traccia primitiva e arcaica che si collega all’espressività corporea.
  • L’atto istintivo e automatico: un elemento chiave del surrealismo astratto
  • Il segno simbolico e comunicativo: come quello studiato da Paul Klee.
  • Il segno aniconico: libero da riferimenti figurativi.
  • Il segno analitico: caratteristico dell’approccio strutturato di Piet Mondrian.

La mia attenzione si è concentrata su una visione più svincolata del segno, intesa come ricerca di tracce capaci di rappresentarsi autonomamente.

Il segno come poesia e creatività

Nonostante le diverse interpretazioni, il segno resta sempre un impulso profondo, una manifestazione di poesia che evoca e stimola la creatività. Si tratta di qualcosa di ineffabile, che appartiene alla sfera più intima dell’artista, ma capace di trasmettere emozioni in spazi relazionali condivisi.

Tra le figure che più hanno influenzato la mia concezione artistica, spicca Franz Kline (1910-1962), esponente dell’Espressionismo Astratto. Considerato un iconoclasta della pittura, Kline è stato protagonista della corrente dell’action painting, che ha segnato il “Rinascimento” dell’arte americana. Con le sue sciabolate di bianco e nero, ha dimostrato come, attraverso la distruzione e il gesto violento, possa nascere nuova creazione.

Arte informale: la materia come protagonista

L’arte informale, sia negli Stati Uniti che in Europa, ha espresso una profonda attenzione al gesto e alla materia. Negli USA, la “New York School” è stata rappresentata da artisti come Pollock, de Kooning e lo stesso Kline, concentrati sul gesto espressivo. In Europa, invece, l’Informale Materico ha trovato il suo massimo esponente in Jean Fautrier (1898-1964).

Fautrier ha sviluppato un linguaggio che abbandona le forme cubiste e si ribella ai vincoli della costruzione formale, per esplorare la materia come simbolo e memoria. Le sue opere sono caratterizzate da impasti stratificati e rugosi, grumi di colore che evocano sofferenza e sacrificio, quasi a rappresentare la carne stessa dell’uomo, ferita e martoriata. Questo rapporto fisico con la materia è carico di significato simbolico, un vero e proprio rituale che trasforma la pittura in metafora della condizione umana.

Il gesto come ribellione e rinascita

Per Franz Kline, l’atto creativo è una tensione pulsante, una collisione di segni. La sua arte dimostra che la distruzione del passato è necessaria per una nuova creazione. Le pennellate larghe e apparentemente istintive, che richiamano gli ideogrammi orientali, comunicano una poetica personale di energia e dinamismo.

Come osserva il critico Robert Goldwater, la pittura di Kline è

una registrazione spontanea e senza ritocchi di uno stato d’animo impulsivo.

Tuttavia, dietro quell’apparente immediatezza, si cela una ricerca meticolosa, spesso basata su piccoli schizzi preparatori.

Arte e salute: un ponte tra emozione e relazione

Il segno, nella sua essenza, è un punto di incontro tra emozione e relazione. La capacità di un segno di evocare sentimenti universali e di stimolare una riflessione interiore lo rende uno strumento potente non solo per l’arte, ma anche per il benessere emotivo.

L’arte gestuale di Kline e quella materica di Fautrier, con la loro forza evocativa, ci insegnano che ogni traccia è memoria, ogni gesto è vita.

Bibliografia:
  • Sandler, Irving. The Triumph of American Painting: A History of Abstract Expressionism. New York, Harper & Row, 1970.
  • Klee, Paul. Il pensiero creativo. Torino, Einaudi, 1969.
  • Eco, Umberto. Trattato di semiotica generale. Milano, Bompiani, 1975.