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Il gioco nelle scienze sociali

Il gioco nelle scienze sociali

Il gioco è un elemento imprescindibile per lo sviluppo integrale del bambino fin dall’infanzia, dal punto di vista ludico, psichico, fisico e pedagogico. Esso è l’attività cardine del bambino.

L’attività ludica è talmente importante da essere inserita nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti per l’infanzia, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1989. La Convenzione riconosce al bambino alcuni diritti fondamentali compresi il gioco, al riposo e al tempo libero.

Il gioco è un diritto che spetta a tutti i bambini anche a quelli “speciali”. Il gioco è un vero e proprio lavoro, duro e faticoso.

IL GIOCO E LA PSICOLOGIA

La psicologia si è interessata sempre dello sviluppo intellettivo del bambino. Il piccolo all’inizio conosce il mondo che lo circonda attraverso gli organi di senso, soprattutto durante il periodo senso-motorio (0-2 anni) teorizzato da Jean Piaget.

Piaget sostiene che il bambino in questa fase gioca con gli oggetti presenti intorno a lui. In questo periodo dello sviluppo il bambino apprende diverse abilità tramite giochi manuali e di composizione.

Un altro elemento individuato da Piaget è l’animismo ossia la pratica in cui il bambino “dialoga” con i giochini (bamboline e peluche) come se fossero vivi. Il gioco permette al bambino di acquisire comportamenti tramite l’imitazione delle figure di riferimento.

LA PEDAGOGIA MONTESSORIANA

In pedagogia sono stati tanti gli autori che si sono interessati alla tema del gioco. Maria Montessori, con il suo metodo, considera il gioco un modo per conoscere in maniera scientifica il bambino. Il gioco consente al bambino di esplorare e fare esperienza del mondo, è un’attività libera e che tramite il “far finta di”, il bambino impara i ruoli e le prime regole con cui verrà in contatto anche in futuro.

I giochi richiamano, secondo la teoria montessoriana, oggetti di uso quotidiano tra cui tazze, piatti, bicchieri, pentoline e alimenti “a misura di bambino”, in miniatura e costituiti da materiali più disparati (plastica, legno, carta). I momenti ludici, soprattutto se si svolgono in gruppo, fanno comprendere l’importanza della condivisione.

LA SOCIALIZZAZIONE E L’ATTACCAMENTO ATTRAVERSO IL GIOCO

L’attività ludica permette al bambino di comprendere e apprendere i meccanismi alla base della socializzazione.

Inizialmente, i bambini si avvicinano alla socializzazione tramite l’esempio dato dalle figure di riferimento (madre, padre, nonni, fratelli e sorelle maggiori) prima e dagli educatori/insegnanti poi. Il meccanismo di socializzazione si rafforza tramite il gioco soprattutto quello di gruppo in cui il soggetto conosce i ruoli con cui verrà a contatto negli anni successivi.

Il gioco nei bambini è utile anche a creare o a rafforzare, se già presente, il legame di attaccamento.

L’attaccamento non sempre vede coinvolto il piccolo con una persona, ma l’attaccamento si può avere anche con un oggetto. A tal proposito, Winnicott parla di oggetto transazionale, che può essere un peluche, una bambolina o qualsiasi altro oggetto su cui il bambino nella prima infanzia riversa le sue attenzioni.

C’E’ GIOCO E GIOCO: ESEMPI DI GIOCHI E ABILITA’

Giocare è una cosa seria! L’ossimoro contiene in sé una grande verità. Il gioco non è solo divertimento ma con le attività svolte il bambino acquisisce molte abilità. Le capacità che possono essere acquisite interessano il bambino nella sua globalità.

Ci sono diversi tipi di gioco:

  • giochi di gruppo sono caratterizzati da una maggiore collaborazione tra i membri;
  • i giochi di ruolo danno la possibilità alla persona di conoscere l’altro tramite la socializzazione;
  • i giochi di manipolazione sono svolti, individualmente o in gruppo, favoriscono lo sviluppo delle capacità oculo-manuali, del tatto e della vista, la fantasia, la creatività e la memoria, capacità di discernere i colori e i vari tipi di materiali;
  • i giochi all’aria aperta sono importanti perchè offrono al piccolo la possibilità di esplorare la realtà che lo circonda. “Esplorare il mondo” significa farlo proprio, intervenire su di esso per cambiarlo e viverlo attivamente. 

Il contatto con la natura consente al bambino lo sviluppo dello schema corporeo, una migliore coordinazione spaziale e una maggiore sicurezza di Sé.

Si fa presto a dire gioco!

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