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Il disagio lavorativo e il burnout: impatti sulla salute mentale oltre gli uffici

Il disagio lavorativo e il burnout: impatti sulla salute mentale oltre gli uffici

Nell’Italia contemporanea, il benessere mentale sul luogo di lavoro sta diventando un problema sempre più urgente. I sintomi del burnout, tra cui sfinimento, calo dell’efficienza, distacco mentale e cinismo nei confronti del lavoro, sono sempre più diffusi tra la forza lavoro del paese.

Sintomi diffusi del burnout

Secondo una ricerca condotta da BVA Doxa nel 2023 e presentata da Mindwork in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, il 76% dei lavoratori italiani ha sperimentato almeno uno di questi sintomi, registrando un aumento del 14% rispetto all’anno precedente.

Burnout:un problema ampio

Ma il problema non si ferma qui. La ricerca mette in luce che il 50% delle persone in Italia soffre di ansia, insonnia e stress a causa del lavoro. È un campanello d’allarme che indica una problematica ampia e che coinvolge lavoratori di diverse categorie, non solo gli impiegati negli uffici.

Il contesto europeo

La ricerca sottolinea quanto sia fondamentale affrontare le questioni relative alla salute mentale sul luogo di lavoro. L’Unione europea ha registrato una percentuale simile di lavoratori che soffrono di stress, depressione e ansia legati al lavoro. Questo evidenzia quanto sia importante trattare con serietà il problema della salute mentale nell’ambito lavorativo.

Altre categorie coinvolte nel burnout

Una delle voci autorevoli che si è interessata a questo tema in Italia è Jessica Mariana Masucci, giornalista freelance e autrice del libro “Il fronte psichico, inchiesta sulla salute mentale degli italiani” (Nottetempo, 2023). Da anni, Masucci segue l’evoluzione del dibattito sulla salute mentale nel paese, collegando questo tema al mondo del lavoro.

Masucci mette in luce un aspetto spesso trascurato: il burnout non colpisce solo gli impiegati negli uffici, ma coinvolge anche lavoratori che affrontano situazioni fisicamente pericolose o emotivamente intense.

Questi possono includere il personale sanitario, i poliziotti, le guardie carcerarie e altri professionisti che affrontano sfide quotidiane che possono mettere a dura prova la loro salute mentale. Sorprendentemente, queste categorie spesso si sentono meno tutelate e hanno difficoltà ad assentarsi dal lavoro per prendersi cura di sé.

Il lavoro e la salute mentale

Un aspetto cruciale da considerare è quanto il lavoro incida sulla salute mentale. Il nostro luogo di lavoro è il punto centrale della nostra vita quotidiana, dove trascorriamo gran parte della giornata.

Di conseguenza, qualsiasi problematica legata al lavoro avrà inevitabilmente un impatto sulla nostra salute mentale.

Dopo l’esperienza della pandemia, la discussione pubblica sulla salute mentale ha guadagnato sempre più rilevanza. Prima della pandemia, si poteva già notare un crescente interesse per il tema della salute mentale sui social media, con la diffusione di profili gestiti da psicologi e psicoterapeuti.

Tuttavia, è stato l’arrivo del Coronavirus a spingere la discussione sulla salute mentale oltre i confini delle pagine specializzate e ad abbracciare una gamma più ampia di lettori e ascoltatori.

Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, l’attenzione alla salute mentale sul posto di lavoro non è uniforme. Alcune aziende hanno introdotto benefici, seminari e corsi di psico-educazione, ma questi rappresentano solo la punta dell’iceberg.

Lavoratori con occupazioni manuali, che spesso affrontano condizioni di lavoro precarie, sono spesso esclusi da queste iniziative.

Il cambiamento culturale

Un elemento chiave per affrontare il problema è il cambiamento culturale. È fondamentale eliminare lo stigma che ancora circonda i disagi mentali e promuovere un ambiente di lavoro rispettoso e inclusivo. La prevenzione dovrebbe essere la priorità, poiché la conservazione della salute mentale è essenziale per il benessere di tutti i lavoratori.

Il ruolo del Governo

Il Governo svolge un ruolo chiave nell’affrontare il problema. Sarebbe ideale incentivare politiche del lavoro che considerino la salute mentale come parte integrante. Attualmente, in Italia, mancano politiche del genere, ma la loro implementazione è sempre più necessaria.

Maggior supporto per le persone senza lavoro

Un aspetto spesso trascurato è il benessere mentale delle persone disoccupate. Spesso, chi è senza lavoro vive un disagio psicologico significativo, ma queste problematiche sono spesso sottovalutate.

È necessario implementare politiche di reinserimento lavorativo efficaci e considerare l’individuo nella sua totalità, prestando attenzione anche al suo stato di salute mentale.

Il cambiamento culturale è fondamentale per affrontare il problema della salute mentale sul luogo di lavoro. Lo stigma associato ai disagi mentali deve essere sradicato, e l’attenzione alla salute mentale deve essere parte integrante della cultura aziendale.

Inoltre, è essenziale scoraggiare qualsiasi forma di discriminazione, sessismo, razzismo o comportamenti vessatori sul posto di lavoro. Un’attenzione particolare dovrebbe essere data alla prevenzione e alla promozione della salute mentale.

La consapevolezza e il futuro

Negli ultimi anni, la consapevolezza della salute mentale sul posto di lavoro è cresciuta notevolmente. Tuttavia, è importante affrontare questi temi in modo informato e responsabile, evitando l’uso di etichette diagnostiche non professionali. La consapevolezza deve essere accompagnata da un approccio sensato e basato su evidenze scientifiche.

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