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Fisiologia e risposta immunitaria: focus sui “Coronavirus”

Fisiologia e risposta immunitaria: focus sui “Coronavirus”

È stato stimato che ci siano miliardi di virus nell’atmosfera terrestre, un ordine di grandezza superiore al numero delle cellule del nostro corpo. Di conseguenza, ogni organismo del Pianeta e probabilmente ogni cellula vivente interagisce costantemente con i virus, responsabili della massima pressione selettiva per l’evoluzione di tutte le specie viventi.

Cosa sono i virus

Nonostante le loro piccole dimensioni, i virus svolgono un ruolo importante come parassiti intracellulari obbligati, modulando l’attività delle loro cellule ospiti, con lo scopo di replicarsi e inducendo effetti negativi sia per le cellule infettate che per l’intero organismo. L’enfasi principale della virologia è focalizzata sull’identificazione e il controllo dei virus patogeni che invadono gli esseri umani, gli animali domestici e le piante, tuttavia l’origine, e l’organizzazione dei virus, e la loro evoluzione sono questioni profonde e fondamentali per la virologia molecolare.

Inoltre, il sequenziamento dei genomi eucariotici ha rivelato che il 5-10% del loro DNA è costituito da geni codificanti e si ritiene che una grande frazione del resto sia composta da elementi mobili simili a retrovirus, che potrebbero aver svolto un ruolo considerevole nella formazione di questi genomi complessi.

I genomi batterici non hanno questo materiale genetico extra, ma i genomi di alcuni batteriofagi hanno una stretta somiglianza con i plasmidi batterici nella loro struttura e nel modo in cui si replicano, rivelando che la relazione tra virus e altri organismi viventi è forse più complessa di quanto si pensava in precedenza. Lo studio della metagenomica, mediante le nuove tecniche di sequenziamento, sta permettendo di approfondire le conoscenze sul virobiota e la sua funzione fondamentale per la capacità adattativa e l’evoluzione dei batteri e degli organismi superiori. Il concetto di evoluzione dell’ologenoma postula che l’olobionte (ospite i associazione con i suoi simbionti) con il suo ologenoma (genoma dell’ospite associato al microbioma) sia un livello di selezione in evoluzione.


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Da organismi multicellulari a “olobionti”

Gli organismi multicellulari non possono più essere considerati individui secondo la definizione classica del termine, ma ogni animale e pianta naturale è un olobionte costituito dall’ospite e da diversi microbi e virus simbiotici. Un gran numero di studi ha dimostrato che questi simbionti contribuiscono all’anatomia, alla fisiologia, allo sviluppo, all’immunità innata e adattativa, al comportamento e infine anche alla variazione genetica, all’origine e all’evoluzione delle specie.

È altresì importante ricordare che l’agente infettivo (fattore causale) è il presupposto indispensabile per creare l’evento malattia, ma questa si sviluppa anche in base alle caratteristiche bio-psico-sociali dell’ospite e dell’ambiente. Partendo da questo presupposto è importante ricordare che non tutte le infezioni portano a malattia, proprio perché nei confronti dell’agente infettivo l’individuo presenta dei meccanismi di resistenza di tipo specifico e aspecifico: la risposta immunitaria può essere umorale o cellulo-mediata.

L’immunità stessa, ottenuta dall’avvenuta malattia, viene definita “naturale”, mentre quella da vaccinazione viene definita “artificiale”. In igiene ed epidemiologia si presta attenzione anche all’ambiente: questo viene considerato nel suo aspetto fisico e sociale, l’ambiente fisico è costituito dalla condizione climatica, dalla presenza di manufatti ed impianti. L’ambiente sociale è invece legato al basso livello economico, alimentazione inadeguata, scarsa igiene personale e collettiva, cattivo funzionamento dei servizi sanitari. Inoltre non tutti gli agenti infettivi portano a infezione e dunque malattia, molto dipende dalla salute della persona.

Si parlerà di infezione abortiva quando alla penetrazione della specie microbica nell’ospite non segue la moltiplicazione. Si parla, invece, di infezione inapparente quando determinata dall’aumento della carica microbica non rispondente però ad una sintomatologia che, appunto, risulta non conclamata.


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Infettività, patogenicità e virulenza dei virus

Per quanto riguarda l’infettività sappiamo che esprime la capacità del microrganismo di penetrare e moltiplicarsi, innescando l’infezione. Per carica infettante minima si intende la più bassa concentrazione di microbi in grado di provocare la malattia ed è una caratteristica propria degli agenti patogeni.

Altra cosa importante: non bisogna confondere infettività con contagiosità, la quale specifica la capacità di un microrganismo di passare da un soggetto recettivo ad un altro. La patogenicità si basa sulla abilità di un patogeno infettante di indurre la malattia e costituisce una caratteristica propria di ogni specie.

La virulenza sottende alla patogenicità come capacità di provocare una malattia grave e tale caratteristica è variabile anche all’interno di una stessa specie microbica, come avviene nel caso dei Coronavirus.

Dunque possiamo affermare che infettività, patogenicità e virulenza sono correlati con l’invasività e la tossicità dei microrganismi.

Per invasività si intende la capacità degli agenti infettanti di moltiplicarsi e diffondersi nel corpo dell’ospite, essa dipende, ovviamente, dalla quantità di metaboliti tossici, dalle esotossine o dalle endotossine prodotti e liberati dai microrganismi. Ogni malattia infettiva, inoltre, è caratterizzata da un determinato periodo di incubazione, definito come il tempo necessario alla moltiplicazione dell’agente infettivo fino al raggiungimento della sintomatologia evidente.