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Everything Everywhere All at Once: consapevolezza e accettazione dei propri limiti

Everything Everywhere All at Once: consapevolezza e accettazione dei propri limiti

Everything Everywhere All at Once, film pluripremiato agli Oscar e ai Golden Globes, è sostanzialmente una sorta di viaggio alla scoperta di se stessi. La protagonista, Evelyn, incarna tutti coloro che non riescono ad esprimere il proprio potenziale e che si sentono schiacciati dal peso di una vita che, fondamentalmente, non hanno scelto. In questa donna minuta e dai modi semplici si può rispecchiare chiunque sia intrappolato in un matrimonio che non “funziona”, in un lavoro che non soddisfa, ma che deve essere portato avanti per non tradire la volontà dei propri genitori, in una vita che non viene vissuta.

Evelyn è un’immigrata cinese trapiantata negli Stati Uniti che tenta di tenere in piedi una lavanderia di famiglia tra problemi economici e familiari. Ad un certo punto, tutto cambia. Evelyn viene catapultata in un mondo parallelo, in cui veste i panni dei suoi alter ego, o meglio, di versioni in simultanea della stessa donna, tutte contraddistinte dalle diverse scelte che hanno compiuto nel corso delle loro esistenze parallele. Ed è così che si trasforma, di volta in volta, in una action star, in un’icona del cinema, in una cantante d’opera, in una chef di cucina giapponese e persino in una versione di se stessa provvista di dita a forma di hot dog. Evelyn ha una missione da compiere, cambiare gli eventi per riscrivere il presente. Diventa la magica eroina che uccide i fantasmi di vite già vissute in parallelo in cui si sono fatte scelte sbagliate.

Per questo motivo, “Everything Everywhere All at Once” è stato definito anche il film definitivo sul Multiverso.

Il Multiverso

Il termine Multiverso fu coniato e usato per la prima volta nel 1895 dal filosofo e psicologo americano James. In fisica, il multiverso è un’idea che postula l’esistenza di universi coesistenti fuori dal nostro spaziotempo, ovvero di dimensioni parallele. Tale concetto fu proposto nella meccanica quantistica e in molte altre teorie scientifiche. Già gli atomisti greci parlavano di una pluralità di mondi e tali idee trovarono riscontro con la Rivoluzione Copernicana. La scoperta che è il Sole al centro dell’universo e non la Terra, ha dato il via ad un nuovo modo di concepire lo Spazio, fatto da infinite galassie.

Allo stesso tempo, in età rinascimentale, il grande filosofo Giordano Bruno operò un’altra rivoluzione, consistente nel pensare un Universo infinito nello spazio e nel tempo in cui Dio si espande e si manifesta in maniera “immanente”. Bruno affermava, soprattutto, che esiste un’anima del mondo che si rompe come uno specchio e ogni pezzo va in un corpo e alla fine della vita l’anima torna allo specchio stesso.  Questa teoria fece saltare tutte le precedenti che sostenevano l’immortalità dell’anima. Bruno crea, con il suo pensiero, uno spaccato tra Finito e Infinito.

Il contributo della Scienza

Il concetto di Multiverso fu affrontato per la prima volta in modo scientifico dal fisico americano Everett attraverso lo studio della fisica quantistica. Egli sosteneva che ogni misura quantistica porta alla divisione di un universo in tanti universi paralleli. Questi ultimi sono strutturalmente identici, possiedono le stesse leggi fisiche ma non comunicano in nessun modo tra di essi. Everett fu ripreso da altri scienziati quali Deutsch, Tegmark, Linde, Randall e Hawking. È solo con Hauser e Shoshany che si inizia a parlare della possibilità di Viaggi temporali attraverso “bolle”, ossia cunicoli temporali che consentono il passaggio da un universo all’altro.

Oltre a postulare la possibilità di viaggiare nel tempo, la teoria del multiverso spiegherebbe anche i dejà vu. Il fisico americano Kaku sostiene che se ci sono molti universi, ci sono anche molte versioni di ciascuno di noi e può succede che in alcuni momenti un individuo, attraverso i dejà vu, possa venire in contatto con il se stesso di un universo parallelo, provocando distorsioni percettive.

Il ricercatore Sean Carroll è convinto che in un futuro prossimo si avranno gli strumenti per esplorare gli infiniti universi del regno quantico.

Ma cosa ha spinto l’uomo verso il Multiverso?

Per natura l’essere umano è curioso, ama il sapere e ama esplorare. Il viaggio più importante, ma anche quello più difficile, rimane sempre quello dentro se stessi. Dal bisogno di conoscenza sono nate la Filosofia e la Psicologia, entrambe figlie dello stesso padre, l’Uomo.

Già nel IV secolo a.C., Socrate usava l’espressione “Gnothi Sautòn”, “Conosci te stesso” e affermava che per farlo bisogna conoscere, soprattutto, i propri limiti.

Molto più avanti nel tempo, nel ‘400, Sant’Agostino sosteneva che non bisogna cercare la verità fuori, ma essa risiede nel profondo dell’uomo. La consapevolezza e l’accettazione del limite ha dato vita alla Filosofia del limite, anche detta Criticismo, il cui massimo esponente è Kant. “La ragione umana è giudice e imputato nel tentativo di scoprire cosa può realmente conoscere e affermare con certezza”.

Il Multiverso, in effetti, nasce proprio con questo intento. Lo psicologo James, che ha coniato il termine, intendeva parlare del “multiverso” psichico. La realtà può essere suddivisa in tanti sub-universi, ciascuno incommensurabile rispetto agli altri, dotato di propri criteri di rilevanza e persino di uno specifico regime temporale. Essi sono il frutto della nostra struttura psichica, nonché di fattori culturali e storici.

Scienza, follia, sogno, mito, arte o religione costituiscono, appunto, differenti sub-universi di realtà, dove, ad esempio, la logica del sogno non coincide con quella della veglia, né quella della ragione con quella della fede”.

Per approfondire: CORSO ONLINE – Autostima e consapevolezza di sé: credere in se stessi

Cosa insegna Everything Everywhere All at Once?

Non esiste un io unitario e identico a se stesso, ma in noi abita una massa di molti io che scorrono e si palesano a seconda del contesto e degli stimoli ambientali. Inizialmente sembra questo il significato del Multiverso e del funzionamento mentale.

Superare i limiti della pragmatica e della ragione, in realtà, paradossalmente, è il contrario. L’essere umano è totalità e unità allo stesso tempo. È limite e superamento di esso. È Finito e Infinito. Conscio e inconscio vivono insieme, lavorano in sinergia. In ognuno di noi abitano, riprendendo i principi della Analisi transazionale psicodinamica, tre stati dell’io: Genitore, Adulto e Bambino. Essi non sono scissi, ma cooperano e sono in costante comunicazione. Tutto ciò che accade nella nostra vita ci rende quello che siamo, in un continuo divenire.

Il film ci insegna che in ogni cosa, in ogni luogo, in tutte le esperienze di vita che facciamo, siamo sempre noi stessi, quello che cambia è “il vestito” che indossiamo. Quello che possiamo modificare sono le nostre scelte, ed è un lavoro che possiamo fare tutti i giorni e nella stessa vita. È solo il cambiamento ci consente di superare il limite!

Per approfondire: Corso Online – La motivazione al cambiamento attraverso il colloquio motivazionale